A 25 anni dalla sua scomparsa, Fabrizio De André continua ad accompagnare i più giovani alla ricerca di una vita inclusiva e senza pregiudizi
Cosa rimane di Fabrizio De André oggi, a venticinque anni dalla sua morte? Al di là del mito che a partire dagli anni ’70 – quando in pochi fortunati ancora lo conoscevano – è cresciuto anno dopo anno fino a diventare storia, modello e punto di riferimento, del cantautore genovese restano e saranno tramandati di generazione in generazione i suoi testi linguisticamente splendidi e emozionalmente disturbanti con le loro storie di emarginazione, di degrado, di collera contro i soprusi dei potenti, di accoglienza, pietà, amore e morte.
I suoi testi che non risparmiano aspre critiche al perbenismo borghese e a tutti i benpensanti ipocriti che praticano “l’etica” dei vizi privati e delle pubbliche virtù. In cui troviamo, forte, un richiamo alla solidarietà, alla fraternità, alla comprensione per tutti gli sfortunati che vivono ai margini della società. Insomma, tutte le periferie esistenziali trovano in Fabrizio De André uno
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