Stop alla corrente atlantica: un rischio reale

Esiste il pericolo concreto che un fondamentale nastro trasportatore di acqua marina che mitiga il clima in Europa perda progressivamente energia, fino a bloccarsi? In effetti sì: a dirlo è la più dettagliata simulazione computerizzata mai tentata sul fenomeno, anche se le probabilità che questo accada e i tempi in cui aspettarselo sono ancora poco chiari.

Il termosifone d’Europa. Il capovolgimento meridionale della circolazione atlantica (Atlantic meridional overturning circulation, AMOC) è un vasto sistema di circolazione oceanico che comprende parte della Corrente del Golfo e altre correnti marine, e che è implicato nella regolazione del clima globale. Possiamo immaginarlo come un imponente nastro trasportatore oceanico che fa circolare calore, carbonio e nutrienti dai Tropici fino all’Artico.

L’acqua calda e con eccesso di sale dovuto all’evaporazione scorre a nord dai Tropici sulla superficie dell’Oceano Atlantico, mitigando il clima europeo. Quando nelle acque settentrionali questa corrente si raffredda, a causa dell’elevata salinità che ne aumenta la densità si inabissa, e ritorna ai Tropici e all’emisfero meridionale scorrendo sui fondali oceanici.


Schema di circolazione del sistema di correnti AMOC. In rosso, le masse d’acqua calda e superficiale, in blu quelle di acqua fredda e profonda.
© Intergovernmental Panel on Climate Change

Poco sale. Questo sistema è minacciato dalla rapida e continua fusione dei ghiacci di Artico e Groenlandia dovuta al riscaldamento globale. L’eccesso di acqua dolce che finisce in mare rende l’acqua meno densa e salata e rende più improbabile che sprofondi per tornare verso sud. Studi precedenti basati sulle rilevazioni delle temperature superficiali oceaniche hanno dimostrato che l’AMOC è già rallentata del 15% rispetto al 1950 e che si trova nella sua fase più debole da oltre un millennio.

Stop repentino? Meno chiaro è se si possa arrivare a un blocco totale della corrente, e quando questo accadrà. Lo scorso anno, una ricerca ha ipotizzato che un punto di non ritorno potrebbe verificarsi già tra il 2025 e il 2095, mentre altri scienziati, come quelli del Met Office (il servizio meteo nazionale) britannico, si dicono convinti che cambiamenti irreversibili non avverranno nel secolo in cui viviamo.

Come in un film. René van Westen, ricercatore dell’Università di Utrecht (Paesi Bassi) è partito dai livelli alterati di salinità delle acque dell’Atlantico meridionale, e con l’aiuto di un supercomputer ha avviato una simulazione in cui aggiungeva acqua dolce alla circolazione atlantica in modo graduale per un periodo di 2.500 anni.

È emerso che un rallentamento dell’AMOC può condurre al collasso della circolazione nell’arco di un centinaio di anni, con conseguenze potenzialmente disastrose. Nel modello, le temperature europee sono calate dai 5 ai 15 °C, i ghiacci artici si sono estesi molto più a sud, le temperature nell’emisfero meridionale sono aumentate, i livelli del mare in alcune aree dell’Atlantico sono saliti di un metro, inondando molte città costiere.

Nella regione dell’Amazzonia, l’alterazione dei ritmi di pioggia stagionale ha indebolito una già fragile foresta pluviale.

Pericolo reale. Il teorizzato blocco della circolazione atlantica è dunque possibile: «Ci stiamo muovendo verso un punto di non ritorno, più vicino al collasso», ha spiegato van Westen, «anche se non capiamo esattamente quanto ci siamo vicini». Alcuni dei cambiamenti emersi nel modello prima del collasso corrispondono infatti ai cambiamenti osservati nel “vero” oceano Atlantico negli ultimi decenni. Tuttavia, per arrivare al blocco della circolazione, gli scienziati hanno dovuto far correre la simulazione per oltre 2.000 anni (6 mesi nella vita reale del supercomputer) e aggiungere una quantità d’acqua dolce circa 80 volte superiori a quelle che stanno entrando attualmente nell’Atlantico dalla fusione dei ghiacci in Groenlandia.

C’è anche da dire che il team finora non ha calcolato nella simulazione l’effetto del riscaldamento globale. Impossibile dunque stabilire se il temuto blocco si verificherà come ipotizzato da alcuni prima del 2100. Ma quando accadrà, le sue conseguenze saranno irreversibili.

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