La NASA ha acceso un radiofaro sulla L­una

A febbraio 2024, poco prima che la sonda IM-1 di Intuitive Machines atterrata sulla Luna morisse, la NASA ha acceso con successo un radiofaro (un trasmettitore radio che trasmette costantemente un segnale su una precisa frequenza, ndr) presente sulla navicella per sperimentare un sofisticato sistema di posizionamento che renderà più sicuro per gli astronauti dell’era Artemide l’esplorazione e la permanenza umana sulla superficie lunare. Il sistema chiamato “Nodo Lunare 1” o LN-1 è un apparato autonomo destinato a fornire una rete di comunicazione in tempo reale sul nostro satellite permettendo a sonde in orbita lunare, sulla Luna e persino a singoli astronauti sulla superficie, di comunicare tra loro dando modo di verificare con estrema precisione la loro posizione, sia che siano fissi, sia che siano in movimento, come ad esempio quando si sposteranno su rover.

Sulla Luna. «Questo sistema rappresenterebbe un netto miglioramento rispetto ai tradizionali trasmettitori di dati radio che fanno riferimento alla Terra», hanno affermato i ricercatori della NASA. Sarebbe un grande passo in avanti per localizzare ogni struttura e ogni persona, e ciò sarebbe di estrema importanza se si pensa alle difficoltà che ebbero gli astronauti delle missioni Apollo scesi sulla Luna, i quali non sapevano dire esattamente a quale distanza si trovava il loro rover o il loro modulo lunare, in un paesaggio quasi ovunque grigiastro.

La prova. L’esperimento è stato messo alla prova il 15 febbraio 2024, dopo essere stato trasportato sulla Luna come carico utile dal lander Nova-C, chiamato Odysseus, che era atterrato con successo (anche se poi si era inclinato di 30° a causa della rottura di un sostegno di una delle sei zampe del lander) il 22 febbraio, vicino a Malapert A, un cratere da impatto lunare in prossimità della regione del Polo Sud della Luna. Nell’occasione aveva realizzato il primo atterraggio commerciale americano senza equipaggio sul nostro satellite naturale. Il lander ha trascorso i giorni successivi sulla superficie conducendo sei dimostrazioni scientifiche e tecnologiche, tra cui LN-1, prima di spegnersi ufficialmente il 29 febbraio.

Un problema c’è stato. Durante il viaggio translunare dell’IM-1, la squadra della NASA aveva condotto test giornalieri del radiofaro LN-1. Il piano originale poi, prevedeva che il carico utile trasmettesse 24 ore su 24 dal momento dell’atterraggio fino all’esaurimento dell’energia di bordo. La Deep Space Network (DSN) della NASA, la rete di antenne radio internazionali, avrebbe ricevuto quel segnale, in media, per 10 ore al giorno (per motivi tecnici e di posizione delle antenne).

Ma a causa dell’orientamento del lander all’atterraggio, l’LN-1 ha condotto solo due trasmissioni di 15 minuti dalla superficie. 

Le antenne del DSN comunque hanno agganciato con successo il segnale, fornendo telemetria, misurazioni di navigazione e altri dati ai ricercatori del Jet Propulsion Laboratory della NASA e della Morehead State University di Morehead, nel Kentucky. «Questo sistema ha anche fornito un backup fondamentale al sistema di navigazione di bordo dell’IM-1», ha osservato Susan Lederer, scienziata del progetto CLPS presso il Johnson Space Center della NASA a Houston, «in quanto ha trasmesso i dati di posizionamento del veicolo spaziale durante l’itero volo translunare ai ricevitori del Deep Space Network della NASA presso i complessi Goldstone e Madrid Deep Space Communications a Fort Irwin, California, e Robledo de Chavela, in Spagna.

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Sei missioni spaziali attese per il 2024

Se il 2023 si è chiuso in bellezza con il ritorno sulla Terra del prezioso carico di briciole dell’asteroide Bennu a bordo della sonda OSIRIS-REx, il 2024 non sarà un anno meno scoppiettante, per gli appassionati di Spazio. Ecco alcune missioni celesti che scandiranno i prossimi 12 mesi.

Robot sulla Luna. Nel 2024 saranno lanciate diverse missioni robotiche del programma Commercial Lunar Payload Services, che vede la NASA collaborare con varie compagnie spaziali private per preparare il suolo lunare agli astronauti in carne e ossa. I lander saranno incaricati di consegnare di volta in volta sul nostro satellite strumenti scientifici volti a misurare, per esempio, la quantità di idrogeno sulla superficie (da usare come possibile risorsa per ottenere carburante), o ancora di valutare l’entità delle radiazioni da cui si dovranno schermare equipaggi e strumenti. Quest’anno si prevedono cinque lanci di questi “apripista”, mentre a novembre 2024 dovrebbe partire la missione Artemis II, che condurrà un equipaggio in orbita lunare per diversi giorni.

La mappa dell’acqua lunare. Terrà gli occhi puntati sulla Luna anche l’orbiter della NASA Trailblazer, che dovrebbe essere lanciato nel primo quarto del 2024 e che condurrà dall’alto una mappatura dettagliata dell’acqua lunare, la risorsa più ambita per future colonie umane. Dove si trova, di preciso? Intrappolata nella struttura stessa dei minerali, o depositata in grandi distese di ghiaccio sulla superficie? Anche queste informazioni serviranno da supporto per il programma lunare Artemis.

Souvenir d’eccezione. A maggio 2024 la sonda lunare cinese Chang’e 6 partirà con un obiettivo ambizioso: riportare a Terra campioni di suolo prelevati dal South Pole Aitkin Basin, il cratere di impatto più antico e profondo presente sulla Luna (nonché uno dei più antichi del Sistema Solare). Si ritiene che in questa regione sul lato nascosto della Luna, formatasi circa 4,3 miliardi di anni fa, vi sia abbondanza di acqua ghiacciata. Mai prima d’ora gli scienziati hanno avuto tra le mani frammenti di suolo della parte perennemente oscurata della Luna.

HERA. Ricordate la missione della NASA Dart? Nel 2022, la sonda si schiantò di proposito contro Dimorphos, il più piccolo di una coppia di asteroidi binari (il partner si chiama Didymos). La missione serviva a dimostrare la possibilità di deviare un asteroide pericoloso dalla sua orbita con una missione spaziale appositamente studiata. A ottobre 2024, a due anni di distanza, la sonda dell’ESA Hera partirà alla volta della stessa coppia di asteroidi, per verificare gli effetti di quella prima missione.

Quando arriverà, nel 2026, cercherà di capire se Dimorphos abbia cambiato orbita, come suggerito dalle prime misurazioni, e di quanto: saranno dati cruciali per organizzare la difesa del Pianeta da potenziali pericoli celesti.

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