Neuralink, gli scacchi e qualche dubbio…

Proseguono i passi avanti del progetto Neuralink, entrato ormai da inizio 2024 in una nuova dimensione. Negli ultimi mesi, infatti, dopo l’annuncio del primo chip impiantato in un cervello umano dato lo scorso gennaio dalla società gestita e fondata da Elon Musk, sono stati divulgati diversi aggiornamenti inerenti i progressi di cui un anonimo paziente stava beneficiando. Ora, però, conosciamo il suo nome e sappiamo che il suo morale è alto.

Identità svelata. Si chiama Noland Arbaugh ed è un quasi trentenne dell’Arizona che, ormai da otto anni, è costretto sulla sedia a rotelle, paralizzato dalle spalle in giù a causa di un incidente acquatico avvenuto nel 2016. Il giovane statunitense è stato protagonista di un video pubblicato da Neuralink su X.com, una diretta streaming di circa 9 minuti, durante la quale lo si vede chiacchierare con un’altra persona e giocare a scacchi manovrando il cursore del computer con la mente. Già a febbraio, la stessa azienda aveva comunicato che il paziente era riuscito a muovere il mouse con il pensiero e, in effetti, nello stesso video si sente il ragazzo affermare di aver giocato anche a un altro videogame, Civilization VI, per otto ore di fila. Tuttavia, lo stesso Noland ha ammesso di trovarsi nella fase iniziale di un progetto che possiede un grosso potenziale ma presenta ancora alcuni problemi.

Giocare e passeggiare. I progressi pubblicizzati in questi giorni sarebbero stati possibili grazie all’innovativo approccio utilizzato dagli scienziati di Neuralink. Il chip wireless impiantato a Noland, infatti, riesce a registrare gli input provenienti dai singoli neuroni, escludendo la necessità che l’impianto sia collegato a un computer esterno, riducendo così una potenziale fonte di infezione e permettendo al contempo al giovane di svolgere tutte le attività che riuscirà a implementare, senza l’aiuto di alcun dispositivo.

Intanto, lontano dai riflettori mediatici, anche altri istituti stanno percorrendo la stessa via e sono riusciti a ottenere risultati altrettanto sorprendenti. Gli scienziati dell’École Polytechnique Fédérale di Losanna, per esempio, hanno consentito a un paziente paralizzato di camminare facendolo pensare ai movimenti coinvolti: è stato possibile inserendo nel cervello e nella colonna vertebrale del signor Gert-Jan Oskam congegni elettronici capaci di comunicare i suoi pensieri in modalità wireless alle gambe e ai piedi.

Scetticismo e critiche. Non si può infatti ignorare che la ricerca di Neuralink sia stata e sia tuttora bersaglio di scetticismo e controversie in ambienti scientifici e non.

Il PCRM (“Comitato dei Medici per una Medicina Responsabile”) ha addirittura intentato causa all’azienda in seguito alla diffusione di alcune fotografie riguardanti i primi esperimenti svolti sugli impianti cerebrali, che avrebbero inflitto sofferenze inutili alle cavie animali. Altri scienziati che operano nello stesso settore, invece, hanno avanzato critiche per una presunta mancanza di trasparenza nello svolgimento delle operazioni, legate al fatto che il trial in questione non è stato neanche riportato negli archivi online degli istituti nazionali per la salute. Tim Denison, neuro-ingegnere dell’Università di Oxford, ha affermato su Nature: «La mia ipotesi è che la FDA e Neuralink stiano seguendo il manuale solo fino a un certo punto, ma non essendo il protocollo ancora registrato,  possiamo solo supporlo».

 

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Neuralink: cervello umano e computer connessi

Qualche ora fa Elon Musk ha comunicato che Neuralink, l’azienda che sta sviluppando l’applicazione di microchip al cervello umano affinché possa essere collegato a un computer, ha installato per la prima volta un dispositivo del genere in un paziente. Ma come siamo arrivati fin qui? Come “funziona” Neuralink? Vi riproponiamo un articolo che abbiamo pubblicato qualche mese fa, quando l’azienda aveva avuto l’autorizzazione dall’ente regolatore americano per procedere con i primi test sul’uomo.

Computer e cervello umano che comunicano tramite l’uso di un chip. Fantascienza? Non più. Neuralink, start-up di proprietà del discusso imprenditore americano Elon Musk, sarebbe a un passo dal connettere le menti di un gruppo di volontari ai suoi computer, al fine di farle interagire in tempo reale con l’Intelligenza Artificiale.
L’account ufficiale di Neuralink su Twitter, infatti, il 26 maggio scorso ha annunciato di aver ricevuto l’autorizzazione dell’Fda (Food and Drug Administration, l’autorità di regolamentazione statunitense in materia di salute) a testare la propria tecnologia sugli esseri umani, sottolineando al contempo di non aver ancora avviato le procedure per il reclutamento dei volontari.

We are excited to share that we have received the FDA’s approval to launch our first-in-human clinical study!This is the result of incredible work by the Neuralink team in close collaboration with the FDA and represents an important first step that will one day allow our…— Neuralink (@neuralink) May 25, 2023

UN PRIMO PASSO PER…? «Siamo entusiasti di condividere l’ottenuta approvazione da parte della Fda per avviare il nostro primo studio clinico su esseri umani!», si legge nel breve messaggio di testo. «Questo è il risultato di un incredibile lavoro svolto dal team di Neuralink in stretta collaborazione con la Fda e rappresenta un importante primo passo che permetterà un giorno alla nostra tecnologia di aiutare molte persone. La fase di reclutamento per il nostro trial clinico non è ancora aperta. Presto annunceremo ulteriori informazioni in merito!».
Ma di che cosa si tratta? L’azienda californiana, fondata nel 2016 (ne avevamo già parlato qui), si occupa di progettare e impiantare dispositivi elettronici direttamente sotto la cute, e di connettere il cervello con software appositamente creati. I primi prototipi, delle dimensioni di una moneta, sono stati inseriti nel cranio di una coppia di maialini e di alcune scimmie, e pare che queste ultime siano adesso in grado di giocare a basilari videogame o di digitare parole sullo schermo, manovrando un cursore grazie al semplice movimento degli occhi: un risultato promettente.

IN SIMBIOSI CON IA. Questi, però, sono solo i primi gradini di una scala molto più lunga. Nell’idea di chi dirige la società privata con sede a Fremont (California), i prossimi passi prevedono una connessione sempre più radicata, che porti infine a manovrare elementi robotici e a dirigere quelli informatici con la sola forza del pensiero.

L’obiettivo primario sarebbe di aiutare persone paralizzate o affette da malattie neurologiche a tornare a muoversi e a comunicare. Uno scopo nobile ma che si intreccia con complicate questioni etiche e morali, che peraltro trapelano dalle parole di Elon Musk, secondo cui questi chip dovrebbero consentire all’umanità di raggiungere una “simbiosi con l’Intelligenza Artificiale”.

SE NON ORA, QUANDO? L’affermazione di Musk – seppure datata, visto che le parole sono state pronunciate alla conferenza annuale dell’azienda nel 2020 – torna di prepotente attualità in un periodo storico in cui le Intelligenze Artificiali sono al centro del dibattito. «Siamo fiduciosi che il dispositivo di Neuralink sia pronto per l’uomo», ha invece affermato più recentemente il proprietario di Tesla, Space X e Twitter in un tweet di fine novembre 2022.
«Le tempistiche dipendono solo dal processo di approvazione della FDA». E ora che l’approvazione è arrivata, staremo tutti a vedere cosa succederà. Per ora Musk si è limitato a fare le congratulazioni pubbliche al team di Neuralink, come di consueto, sulla sua piattaforma social.

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