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“Il modello scolastico fondato sulla produttività da superare. Essere costantemente impegnati non è seducente”. “Puntare sull’apprendimento significativo”. Gli interventi a “RepIdee”

Di redazione

Il lavoro e l’istruzione al centro delle riflessioni durante “La Repubblica delle idee”.  Maura Gancitano e Andrea Colamedici hanno condiviso le loro visioni sul mondo del lavoro nel loro libro dal titolo, “Ma chi me lo fa fare?”. Secondo il loro punto di vista, il lavoro ha invaso le nostre esistenze, occupando uno spazio smisurato e persino colonizzando le nostre menti. Viviamo, secondo gli autori, in un contesto in cui non solo il lavoro, ma anche altre sfere della vita diventano spettacoli performativi e coloro che si trovano a casa senza fare nulla spesso si sentono colpevoli.

Maura Gancitano, in una dichiarazione, ha affermato: “Questa sorveglianza mentale di sé non è innata, ma culturale. Ciò che ne deriva è un sovraccarico mentale estenuante. In effetti, il 62% della popolazione di questo paese rischia seriamente il burnout. E cosa c’è che non ci dà spazio? L’azione pubblica”.
La crescente disillusione nei confronti del mondo del lavoro e la critica al “modello scolastico fondato sulla produttività” emergono anche durante il successivo intervento sul palco, dal titolo “Intelligenza Artificiale e lavoro umano”. In un momento di grande rilievo, Chiara Valerio ha affermato: “L’idea che essere costantemente impegnati sia seducente è completamente errata. Sappiamo tutti che l’essere costantemente occupati non ha nulla di affascinante. Al contrario, rende la vita oppressiva e debilitante“. Queste parole forti riflettono il crescente malcontento verso una cultura che celebra l’impegno smodato come il nuovo ideale.
Per evitare di cadere in atteggiamenti irrazionali e luddisti nei confronti delle tecnologie emergenti, come l’Intelligenza Artificiale, dobbiamo liberarci dall’idea che il valore del lavoro sia unicamente misurato dalla quantità di prodotti generati, dall’efficienza e dalla produttività. Ilaria Gaspari ha enfatizzato: “Dobbiamo tornare a interrogarci sul significato del lavoro e ciò che rende umana l’esperienza lavorativa“. È fondamentale spostare l’attenzione dalla mera quantità di output verso una valutazione più ampia, in grado di abbracciare la complessità delle competenze umane e del benessere individuale.
Proposte che punterebbero alla conciliazione, nell’era dell’Intelligenza Artificiale, lavoro e benessere. Mentre, nel settore dell’istruzione, lo scopo proposto è il superare il modello orientato esclusivamente alla produttività e abbracciare un approccio che valorizzi l’apprendimento significativo e la creatività.

Pubblicato in Cronaca

“Il modello scolastico fondato sulla produttività da superare. Essere costantemente impegnati non è seducente”. “Puntare sull’apprendimento significativo”. Gli interventi a “RepIdee”

Di redazione

Il lavoro e l’istruzione al centro delle riflessioni durante “La Repubblica delle idee”.  Maura Gancitano e Andrea Colamedici hanno condiviso le loro visioni sul mondo del lavoro nel loro libro dal titolo, “Ma chi me lo fa fare?”. Secondo il loro punto di vista, il lavoro ha invaso le nostre esistenze, occupando uno spazio smisurato e persino colonizzando le nostre menti. Viviamo, secondo gli autori, in un contesto in cui non solo il lavoro, ma anche altre sfere della vita diventano spettacoli performativi e coloro che si trovano a casa senza fare nulla spesso si sentono colpevoli.

Maura Gancitano, in una dichiarazione, ha affermato: “Questa sorveglianza mentale di sé non è innata, ma culturale. Ciò che ne deriva è un sovraccarico mentale estenuante. In effetti, il 62% della popolazione di questo paese rischia seriamente il burnout. E cosa c’è che non ci dà spazio? L’azione pubblica”.
La crescente disillusione nei confronti del mondo del lavoro e la critica al “modello scolastico fondato sulla produttività” emergono anche durante il successivo intervento sul palco, dal titolo “Intelligenza Artificiale e lavoro umano”. In un momento di grande rilievo, Chiara Valerio ha affermato: “L’idea che essere costantemente impegnati sia seducente è completamente errata. Sappiamo tutti che l’essere costantemente occupati non ha nulla di affascinante. Al contrario, rende la vita oppressiva e debilitante“. Queste parole forti riflettono il crescente malcontento verso una cultura che celebra l’impegno smodato come il nuovo ideale.
Per evitare di cadere in atteggiamenti irrazionali e luddisti nei confronti delle tecnologie emergenti, come l’Intelligenza Artificiale, dobbiamo liberarci dall’idea che il valore del lavoro sia unicamente misurato dalla quantità di prodotti generati, dall’efficienza e dalla produttività. Ilaria Gaspari ha enfatizzato: “Dobbiamo tornare a interrogarci sul significato del lavoro e ciò che rende umana l’esperienza lavorativa“. È fondamentale spostare l’attenzione dalla mera quantità di output verso una valutazione più ampia, in grado di abbracciare la complessità delle competenze umane e del benessere individuale.
Proposte che punterebbero alla conciliazione, nell’era dell’Intelligenza Artificiale, lavoro e benessere. Mentre, nel settore dell’istruzione, lo scopo proposto è il superare il modello orientato esclusivamente alla produttività e abbracciare un approccio che valorizzi l’apprendimento significativo e la creatività.

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