Biennale Arte, in mostra il patrimonio multiculturale dell’Oman

Un patrimonio artistico multiculturale che aspettava solo di essere scoperto dal resto del mondo quello esposto al Padiglione del Sultanato dell’Oman alla 60esima Biennale d’arte di Venezia. Intitolata Malaz, ovvero santuario, l’esposizione raccoglie le opere di artisti contemporanei omaniti che riflettono lo spirito artistico e la diversità culturale dell’Oman. Curatrice del Padiglione l’artista e gallerista Alia Al Farsi.

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Nasce il primo rapporto 'Quanto è (ri)conosciuta l’arte italiana all’estero'

È stato presentato oggi, presso Palazzo Bonaparte a Roma, “Quanto è (ri)conosciuta l’arte italiana all’estero” a cura di Silvia Anna Barrilà, Franco Broccardi, Maria Adelaide Marchesoni, Marilena Pirrelli e Irene Sanesi, pubblicato dallo studio di professionisti per l’arte e la cultura BBS-Lombard con il sostegno di Arte Generali, che ha come oggetto di analisi la visibilità dell’arte italiana contemporanea a livello internazionale.

La prima edizione del report ha come oggetto di analisi il funzionamento del sistema di sostegno alla produzione artistica contemporanea nel nostro Paese. L’obiettivo dello studio, da intendersi come primo passo verso gli approfondimenti che verranno, mira a stimolare il dialogo, fissare nuovi traguardi e individuare possibilità di integrazione nel sistema internazionale dell’arte. Un primo passo verso una maggiore comprensione del comparto e uno strumento per gli attori coinvolti per fare rete. Lo studio si focalizza sugli artisti nati dopo il 1960, analizzando la presenza delle loro opere nei principali luoghi istituzionali e commerciali del contemporaneo internazionale negli ultimi 10-20 anni. Il report è diviso in due parti: la prima contiene una serie di interviste a 24 curatori e direttori museali sulle potenzialità del sistema dell’arte italiano; la seconda è dedicata all’analisi dei dati e alla mappatura della presenza dell’arte italiana all’estero. Dalle risposte alle interviste ai 24 curatori emergono i nomi sui quali si concentra l’attenzione internazionale. A partire da Maurizio Cattelan, seguito da Francesco Vezzoli, Monica Bonvicini, Enrico David, Paola Pivi, Tatiana Trouvé, Roberto Cuoghi, Rosa Barba. Oltre alla qualità del loro lavoro, gli intervistati ritengono che l’esperienza di studio e lavoro all’estero conferisca visibilità e contribuisca a costruire e consolidare una rete di rapporti con curatori, gallerie e musei. Nella mappa dei musei internazionali l’arte italiana contemporanea risulta ben visibile. Su 76 musei esteri esaminati è presente in 61 collezioni permanenti, ma nel dettaglio sono 51 i nomi che ricorrono degli artisti nati dopo il 1960. Un dato interessante emerge dall’analisi delle principali manifestazioni, come la Biennale di Venezia e Documenta. Il numero di artisti contemporanei italiani esposti è aumentato nelle edizioni dirette da curatori che conoscono molto bene la scena artistica nazionale. Infatti, se tra il 2007 e il 2019 la presenza degli italiani nelle Esposizioni internazionali in laguna si aggirava intorno al 5%, quest’anno sale al 12%. Stesso discorso per Documenta, che dal 1987 al 2022 ha registrato una media del 3% di presenze; solo nelle edizioni del 1992 e del 2012 ha sfiorato il 7%. Nelle tre edizioni di 18 biennali internazionali il numero totale di italiani è pari solamente a 29 artisti. Per quanto riguarda le gallerie internazionali, su 831 operatori analizzati, 135 rappresentano complessivamente 137 artisti italiani della generazione post 1960, ovvero il 16,2% delle gallerie rappresenta almeno un artista italiano contemporaneo. Emerge, tuttavia, che sono le gallerie fondate da italiani all’estero o con una storica relazione con l’Italia a investire di più sui contemporanei italiani. In termini di copertura mediatica, dall’analisi di Articker su 5 milioni di articoli analizzati esaminati nel 2021, risulta che gli artisti italiani rappresentano attualmente il 7% della copertura globale sull’arte di ogni periodo, piazzandosi al quinto posto dopo gli artisti americani, cinesi, inglesi e francesi, ma prima di tedeschi, spagnoli, olandesi e giapponesi. Una percentuale in cui la forza mediatica dei maestri antichi e di Maurizio Cattelan ha il suo peso. Si riduce all’1,9% se si considerano solo i contemporanei.“È fondamentale sostenere l’arte contemporanea italiana e promuoverla a livello internazionale, soprattutto dopo le difficoltà causate a questo settore dalla pandemia. Si tratta ora di fare un investimento strutturale e il rapporto presentato oggi è importante perché offre una fotografia dei dati della produzione artistica contemporanea del nostro Paese: uno strumento utile per monitorare, comprendere e approfondire i mutamenti di questo settore”. Così il ministro della Cultura, Dario Franceschini.

Marco Sesana, Country Manager e Ceo di Generali Italia e Global Business Lines: “Come Partner di Vita delle persone e della comunità riconosciamo nel patrimonio culturale e artistico italiano un immenso valore, come elemento fondante dell’identità del Paese, come motore che genera emozioni capaci di unire le persone e come risorsa decisiva e strategica per i giovani e per le generazioni future. Come confermano gli investimenti previsti dal PNRR, arte e cultura sono una risorsa decisiva e strategica per la ripresa. Per questo oggi siamo felici di contribuire a presentare questo il primo report nato con l’obiettivo di monitorare la visibilità degli artisti italiani contemporanei a livello internazionale e di mappare in quali contesti si muovono. In qualità di assicuratore il nostro compito è quello di proteggere: proteggiamo le opere d’arte, con Arte Generali, la business unit dedicata ai collezionisti d’arte e alle istituzioni museali a livello globale attraverso soluzioni assicurative; proteggiamo le emozioni, con Valore Cultura, il progetto di Generali Italia che si impegna a sostenere l’arte e la cultura per renderle accessibili a un pubblico sempre più ampio. Riapriamo alla comunità anche Palazzo Bonaparte nello spirito di Valore Cultura che valorizza la comunità e i territori”. L’evidenza del riconoscimento economico del sistema italiano trova riscontro nei risultati d’asta. Mentre le Italian Sales di Christie’s e Sotheby’s a Londra negli ultimi 20 anni hanno rafforzato il mercato internazionale dei maestri del dopoguerra con Spazialismo, Arte Povera e Transavanguardia, gli artisti nati dopo il 1960 offerti sono stati in tutto dieci con un fatturato complessivo pari a 1,7 milioni di sterline da Christie’s e 1,4 milioni da Sotheby’s. Allargando lo sguardo alla circolazione degli artisti italiani contemporanei nel segmento delle aste mondiali, risulta rarefatta anche nel confronto con i colleghi francesi e tedeschi della stessa generazione: se nel 2000 il volume d’affari realizzato dagli artisti italiani era superiore a quello conseguito dai francesi e dai tedeschi, nel 2021 la situazione si è capovolta e il volume d’affari raggiunto dai francesi supera sette volte quello degli italiani, così come quello dei tedeschi, che è pari a cinque volte quello degli italiani. Lo studio ha analizzato il sostegno delle istituzioni per la promozione dell’arte italiana nel sistema internazionale, con l’Italian Council e gli Istituti Italiani di cultura all’estero (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale). Emerge una vivace attività con margini di ulteriore valorizzazione e networking con le istituzioni museali italiane e internazionali. Arte Generali è la piattaforma di servizi dedicata all’assicurazione delle opere d’arte: è l’offerta di soluzioni assicurative, basata principalmente sulla digitalizzazione di servizi specializzati, disponibile per collezionisti privati e istituzioni museali a livello globale. Il contributo di Arte Generali allo studio indipendente è un’analisi redatta grazie al supporto dei sistemi di Intelligenza Artificiale di Wondeur, in Europa suo partner esclusivo, sul sistema dell’arte italiana (l’insieme rappresentato da gallerie, musei e istituti di cultura che supportano lo sviluppo degli artisti contemporanei) a confronto con quelli internazionali.

Dall’analisi è emerso che Milano è una delle città più all’avanguardia dell’ecosistema italiano – formato da gallerie, musei, centri culturali, fondazioni -, con un tasso di dimensionale superiore a quello di Roma e Venezia. Tuttavia, la propensione al rischio è paragonabile a quella delle altre due città, perché il sostegno agli artisti emergenti e mid-career risulta ancora troppo basso. Se si confrontano i centri culturali e i musei, Milano appare distante dalle altre città internazionali come Parigi, Berlino e Los Angeles. Il capoluogo lombardo troverebbe in una visione strategica di ampio respiro maggior competitività e capacità di attrarre finanziamenti. Dal report emerge in maniera chiara come l’arte contemporanea italiana possa essere maggiormente valorizzata attraverso un approccio più strutturato e un’azione corale, che possa permettere al Paese di fare sistema per competere sui mercati internazionali in maniera ancora più promettente. Per questo “Quanto è (ri)conosciuta l’arte contemporanea italiana all’estero” è da intendersi sia come il primo di molti passi futuri per la comprensione del sistema, sia come strumento per gli attori affinché vengano coinvolti per fare rete, con l’obiettivo ultimo di garantire risorse e prospettive di lungo periodo necessarie nel mondo dell’arte che oggi ha un ritmo veloce ma che consolida le carriere nel corso di anni.La prima presentazione del report è stata fatta a Palazzo Bonaparte, lo storico palazzo di Roma restaurato nel 2019 da Generali e che grazie a Valore Cultura è stato riaperto alla comunità come luogo di arte e cultura, in partnership con Arthemisia che ne cura la produzione e l’organizzazione delle mostre. In qualità di primo assicuratore italiano Generali Italia ha il compito di proteggere: protegge le opere d’arte, con soluzioni assicurative progettate, e protegge le emozioni, con Valore Cultura, il progetto di Generali Italia che si impegna a sostenere l’arte e la cultura per renderle accessibili a un pubblico sempre più ampio e per valorizzare il territorio. Con il report supportato da Arte Generali, la Compagnia assicurativa fa un ulteriore passo in avanti, contribuendo a fornire un’analisi puntuale del mercato dell’arte per favorire un dialogo costruttivo che possa contribuire a valorizzare al meglio l’arte contemporanea italiana.

Biennale Arte, sarà Adriano Pedrosa il curatore 2024

Il critico e storico dell’arte brasiliano Adriano Pedrosa è il nuovo direttore del Settore Arti Visive della Biennale di Venezia ed avrà lo specifico incarico di curare la 60esima Esposizione Internazionale d’Arte. La nomina, su proposta dal presidente Roberto Cicutto, è stata deliberata oggi dal Cda della Biennale di Venezia. Il Cda ha deliberato anche le date della Biennale Arte che si terrà da sabato 20 aprile a domenica 24 novembre 2024 (pre-apertura 17-19 aprile) tra i Giardini e l’Arsenale di Venezia.

Adriano Pedrosa, 57 anni, è dal 2014 il direttore artistico del Museu de Arte de São Paulo Assis Chateaubriand (Masp) in Brasile. Succede nell’incarico veneziano a Cecilia Alemani, la curatrice della 59esima Esposizione Internazionale d’Arte che il 27 novembre ha chiuso con 800 mila biglietti venduti, cui si aggiungono le 22.498 presenze durante la pre-apertura: “Il latte dei sogni”, titolo ispirato al libro della scrittrice Leonora Carrington, ha raccolto la più alta affluenza di pubblico nei 127 anni di storia della manifestazione veneziana. La scelta di Adriano Pedrosa come curatore della 60esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, ha dichiarato il presidente Cicutto, è “il frutto di un processo partito dall’esperienza maturata con il lavoro fatto da Cecilia Alemani. Ritengo fondamentale partire da quanto emerge dalla Mostra precedente (è successo anche con la nomina di Lesley Lokko, dopo la Mostra Internazionale di Architettura curata da Hashim Sarkis) per orientarci nella scelta successiva. Pedrosa, stimato curatore e direttore dell’importante Museo de Arte de São Paulo in Brasile (realizzato dall’architetta italiana Lina Bo Bardi), è conosciuto per competenza e originalità nel concepire le sue mostre con occhio attento alla contemporaneità, muovendosi da un punto di osservazione del mondo che non può prescindere dalla natura del proprio luogo di appartenenza. Questo, anziché restringere la sua visione, la estende a un confronto indispensabile perché oggi sempre di più la Biennale affronti l’arte contemporanea non per farne un catalogo dell’esistente ma per dare forma a contraddizioni, dialoghi, apparentamenti senza i quali l’arte rimarrebbe una enclave priva di linfa. Ringrazio tutto il Consiglio di amministrazione della Biennale per avermi accompagnato in questa scelta”.Da parte sua Adriano Pedrosa ha commentato: “Sono onorato e riconoscente per questo prestigioso incarico, soprattutto come primo latino-americano a curare l’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, e di fatto il primo a risiedere nell’emisfero sud del mondo. La Biennale è sicuramente la piattaforma più importante per l’arte contemporanea nel mondo, ed è per me una sfida entusiasmante e una responsabilità intraprendere questo progetto. Non vedo l’ora di portare gli artisti a Venezia e di realizzare i loro progetti, nonché di lavorare con il grande team della Biennale. Per questa opportunità unica, sono grato al Presidente della Biennale, Roberto Cicutto, e al Consiglio di amministrazione dell’Istituzione”.Adriano Pedrosa è stato curatore aggiunto della 24esima Bienal de São Paulo (1998), curatore responsabile delle mostre e delle collezioni al Museu de Arte da Pampulha, Belo Horizonte (2000-2003), co-curatore della 27esima Bienal de São Paulo (2006), curatore di InSite_05 (San Diego Museum of Art, Centro Cultural Tijuana, 2005), direttore artistico della 2/a Trienal de San Juan (2009), curatore del 31esimo Panorama da Arte Brasileira-Mamõyaguara opá mamõ pupé (Museu de Arte Moderna, San Paulo, 2009), co-curatore della 12esima Biennale di Istanbul, curatore del Padiglione di San Paolo alla 9/a Biennale di Shanghai (2012).Al Masp Pedrosa ha curato numerose mostre, tra cui le personali dedicate ai lavori di Tarsila do Amaral, Anna Bella Geiger, Ione Saldanha, Maria Auxiliadora, Gertrudes Altschul, Beatriz Milhazes, Wanda Pimentel e Hélio Oiticia, così come il ciclo di mostre dedicate a Storie diverse: “Histories of Childhood” (2016), “Histories of Sexuality” (2017), “Afro Atlantic Histories” (2018), “Women’s Histories, Feminist Histories” (2019), “Histories of Dance” (2020), “Brazilian Histories” (2022).È stato premiato con il 2023 Audrey Irmas Award for Curatorial Excellence, conferitogli dal Central for Curatorial Studies del Bard College di New York. Pedrosa è laureato in legge alla Universidade Estadual di Rio de Janeiro e ha conseguito un master in Arte e scrittura critica al California Institute of the Arts. I suoi scritti sono stati pubblicati, tra gli altri, in “Arte y Parte” (Santander), “Artforum” (New York), “Art Nexus” (Bogotá), “Bomb” (New York), “Exit” (Madrid), “Flash Art” (Milano), Frieze (Londra), “Lapiz” (Madrid), “Manifesta Journal” (Amsterdam), “Mousse” (Milano), “Parkett” (Zurigo), “The Exhibitionist” (Berlino).

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