Cosa accadrebbe se l’Italia avesse un energy manager

Il 30 aprile, come ogni anno, scade il termine per comunicare il nome dell’energy manager designato da imprese e pubblica amministrazione. Ma cosa succederebbe se a dotarsi di un energy manager non fosse un’azienda, ma tutto il Paese, l’Italia? Abbiamo provato a ricostruirlo. Vediamo, partendo da un’analisi del ruolo di questa figura.

L’obbligo risale agli anni Novanta

“Si tratta di un obbligo”, spiega Dario Di Santo, direttore di Fire (Federazione italiane per l’uso razionale dell’energia), “che risale agli anni Novanta. In sostanza si richiede alle imprese alle pubbliche amministrazioni con consumi significativi e a quelle energivore di nominare un responsabile alla partita. La ratio è quella di ridurre i consumi, per esempio migliorando l’efficienza degli impianti, ma anche rivedendo le decisioni sulle forniture. Un obbligo che esiste da molto, ma particolarmente attuale oggi per i motivi legati alla decarbonizzazione“.

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