Incaprettamento: una cruenta tortura del Neolitico

Conosciuto come un crudele metodo di esecuzione capitale, il cosiddetto “incaprettamento” consiste nel legare le braccia e le caviglie di una persona dietro le spalle facendo passare la corda intorno al collo, in modo che un semplice movimento risulti fatale, strangolando la sfortunata vittima. Di solito, questa violenta pratica è associata alla mafia, che l’ha utilizzata per decenni per punire soggetti accusati di aver “tradito” i suoi codici di omertà. Eppure, questa brutale tortura era conosciuta già nel Neolitico, quando veniva utilizzata come sacrificio rituale.

Vecchia scoperta, nuovo esame. A dimostrarlo è stato uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances, condotto da un team internazionale di ricercatori su una tomba situata a Saint-Paul-Trois-Châteaux, nei pressi di Avignone (Francia).

Datata tra il 4000 e il 3500 a.C., la sepoltura in questione era stata riportata alla luce dagli archeologi da oltre un ventennio, ma oggi gli studiosi hanno deciso di esaminare nuovamente e in modo più approfondito la posizione degli scheletri umani che vi furono sepolti. Nel dettaglio, si tratta delle ossa di donne, sacrificate quasi sicuramente per motivi religiosi.

Orribile fine. All’interno della tomba, che si configura come una fossa dalla forma simile a quella dei silos usati per l’immagazzinamento del grano, erano presenti i resti di tre soggetti, due dei quali morti per asfissia dovuta all’incaprettamento (il terzo, invece, fa pensare a una morte naturale). Il preciso posizionamento delle due donne uccise suggerisce inoltre qualcosa di ancora più inquietante: poco dopo essere state legate, infatti, le vittime furono probabilmente sepolte mentre erano ancora in vita, andando incontro a una terribile agonia.

Rituale diffuso? Sebbene sia chiaro che il loro decesso sia stato violento, gli archeologi hanno cercato di trovare ulteriori informazioni sulle modalità simboliche dell’esecuzione. Stando agli studiosi, oltre a essere orientati verso i solstizi, i corpi erano impilati uno sopra l’altro e intrecciati con frammenti di mola, tutte circostanze che dimostrerebbero come i sacrifici fossero attuati nell’ambito di rituali propiziatori agricoli.

Sacrificio propiziatorio. Dopo aver analizzato gli scheletri di Saint-Paul-Trois-Châteaux, i ricercatori hanno poi confrontato la letteratura antropologica e archeologica esistente, ritrovando resoconti di sepolture simili provenienti da ben 14 siti neolitici (datati dal 5400 a.C. al 3534 a.C.) e sparsi per il continente europeo, dalla Repubblica Ceca alla Spagna. Ciò sembra dunque indicare che l’uccisione tramite incaprettamento fosse collegata a un rituale su scala più ampia, probabilmente legato a medesime pratiche agricole.

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