Paul Auster, uomo senza false pose

4′ di lettura

Paul Auster aspettava, silenzioso, all’inizio degli anni 80, nel cuore di una libreria della Costa azzurra, che già da anni non c’è più; un’edizione sobria, di Actes Sud, un titolo felice, che non poteva non richiamarmi: L’invention de la solitude. Si parlava di un padre, di un rapporto difficile, di una morte improvvisa. La seconda parte del libro narrava le vicissitudini di uno scrittore confinato a New York, in un appartamento di giorno rovente e gelido la notte, a Varick Street. Lo comprai senza esitare, già mi sembrava di aver incontrato un interlocutore, qualcuno con cui ci si può capire istintivamente, senza fatica o dolore. La lettura del libro mi confermò nella mia prima impressione, sentivo una sincerità misteriosa, un uomo che mi parlava direttamente, che sapeva quali corde toccare, senza false pose, qualcuno che sapeva interessarmi, padrone di uno stile, e dotato di una meravigliosa essenzialità, capace di concentrare lo sguardo su singoli fatti assoluti, isolandoli dal superfluo circostante. La descrizione di un padre, sincera e cruda, senza sottrarsi ai particolari sgradevoli, è tuttora potente, riemerge dalla memoria come intatta, conservando la sua verità indubitabile.

Parigi

Ero davanti ad un autore vero, di qualità, che avrebbe potuto smettere di scrivere, e già avrebbe lasciato un’incisione duratura. Avevo però la sensazione di essermi incontrato anche con un uomo di valore, un uomo generoso, attraverso la pura onestà delle sue pagine, attraverso il suo sguardo, che intuivo fraterno, per la semplice impressione che sgorgava dalle parole. Mi mancava ancora la controprova, un altro libro in cui ritrovare la medesima assonanza, la stessa sensazione di fraternità. Fu allora che lessi Città di vetro. E, pur con le esigenze di una trama e di una costruzione letteraria, ritrovai la stessa voce che mi aveva parlato nell’Invenzione della solitudine, la stessa familiarità, la stessa comprensione, la medesima consonanza. Certamente ci univa l’importanza tributata alla memoria, e in qualche modo sottile anche il rapporto con la città di Parigi, che era stata fondativa anche per me, nella formazione di un’identità e nell’accumulo di preziosi ricordi. Città di vetro avrebbe poi avuto nel ’94 uno stupendo adattamento come graphic novel: nelle mani di Paul Karasik, David Mazzucchelli e Art Spiegelman il romanzo avrebbe davvero spiccato il volo verso una nuova dimensione, assolutamente preziosa, e per nulla inferiore a quella della pagina scritta.

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Nel 2009, a Pordenone, che invitò Auster per la manifestazione “Dedica”, consacrata ogni anno a un autore, ricevetti dalla penna di Karasik una meravigliosa vignetta/dedica, che impreziosisce la mia copia del libro. Il tempo, silenziosamente, ci fece incontrare: da Praga, a Parigi, a Pordenone, a Buenos Aires, confermando le prime fondamentali impressioni, quelle ricavate leggendo l’Invenzione della solitudine, di un uomo fraterno, affabile e generoso, di grande piacevolezza. A Parigi, nel Metro, c’erano gigantografie con i suoi occhi, e al Salon du livre, code di centinaia di metri per ricevere un autografo. Una vera rockstar, che aveva conquistato i francesi al di là di ogni immaginazione.

Il figlio Daniel

Recentemente, aveva subito l’irruzione della tragedia in una vita piena e ricca: prima la morte della nipotina di dieci mesi, che aveva ingerito droga trovata in casa, e poi la morte per overdose dell’amato figlio Daniel, messo sotto accusa per la morte della figlia. Un’accanimento della sorte che lo aveva ferito profondamente, e di cui non voleva parlare nelle interviste. Rimuovere la tragedia era impossibile, e a pochi mesi dalla morte del figlio, aprile 2022, a dicembre dello stesso anno gli era stato diagnosticato un cancro ai polmoni. Aveva iniziato combattendo la malattia, con grande forza, al Memorial Sloan-Kettering Cancer Center, però il tumore, a detta dei medici, era singolare, non facile da trattare. Aveva risposto, tramite una segretaria, alle mie mail di incoraggiamento, sino ad ottobre, poi aveva delegato alla segretaria il compito di rispondere, sempre affettuosamente. L’ultima risposta della segretaria risale al 4 di aprile.Ripensavo in questi giorni al suo Diario d’Inverno, che risale incredibilmente al 2012, ben 12 anni fa.

La memoria ci inganna, scava trincee invisibili attorno a noi, ci fa dimenticare la misura del tempo: già in quel libro Auster porta sulle cose uno sguardo insolitamente cupo, una meditazione sui fatti della propria vita che contrasta con la sua aria sorridente, con il suo apparente successo. Una spietata analisi dei fatti accaduti, riportati con estrema asciuttezza, quasi come non gli appartenessero, non fossero accaduti a lui. Un libro preoccupante, pessimista, senza nessuna compassione per sé stesso. Invece, un gesto di grande generosità, come a risarcire un collega sfortunato, è la biografia monumentale che ha dedicato a Stephen Crane: con meravigliosa incoscienza, un libro che era partito nelle sue intenzioni per essere di misura normale, si è sviluppato in corso d’opera in un tomo di mille pagine, obbedendo a una ispirazione fluviale, una gioia nel raccontare che ci dice molto della sua generosità.Il mondo traversato da Auster è un mondo retto dal caso, dalla sorte più cieca: forse i vari libri autobiografici spiegano più dei romanzi la “musica del caso”: il quaderno rosso, ad esempio, che raccoglie casi strani, coincidenze al limite dell’incredibile. Come racconta, il fatto che più ha colpito l’autore è accaduto nel passato, ai tempi del liceo, nel ’60 o ’61: durante un’escursione in campagna, il suo gruppo di scout fu sorpreso da un potente temporale; decisero di portarsi in una radura, dove era più sicuro fermarsi, lontano dalle piante. Bisognava passare sotto a un filo spinato. Con ordine, si disposero a passare, l’amico Ralph prima di lui. Quando Ralph toccò il filo spinato, cadde un fulmine. Paul stava mezzo metro dietro di lui. La sorte aveva agito, senza dare replica. Ralph morì in quel momento, Paul sopravvisse, incontro a una lunga vita. Forse, in questi ultimi giorni, assediato dalla malattia, avrà ripensato al suo compagno Ralph. Forse, avrà concluso che ogni vita, pur piena di eventi e successi, è simile per durata al viaggio immaginato da Kafka, a cavallo, sino al prossimo villaggio.

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Morto Paul Auster, lo scrittore americano aveva 77 anni

E’ morto Paul Auster. Secondo quanto scrive il New York Times, lo scrittore americano, 77 anni, ammalato da tempo di un cancro al polmone, è morto nella sua casa di Brooklyn. Autore, tra gli altri, de “La trilogia di New York”, “Sunset Park”, “Invisibile”, aveva pubblicato il suo ultimo romanzo “Baumgartner” lo scorso anno. Auster era uno dei maestri del postmodernismo americano insieme a Thomas Pynchon e Don DeLillo, che ha incentrato la propria poetica sul caso che domina l’universo, come appunto nella “trilogia di New York”, parodia postmoderna del romanzo poliziesco, e sull’attenzione per l’inverosimile.

Nel dicembre 2022 all’autore di acclamati romanzi come “Nel paese delle ultime cose” e “Mr. Vertigo” era stato diagnosticato un tumore che ha curato con trattamenti di chemioterapia e immunoterapia al Memorial Sloan–Kettering Cancer Center di New York, uno dei centri per la ricerca e il trattamento del cancro più famosi a livello mondiale. Nel marzo 2023, con un post su Instagram, era stata la seconda moglie, la scrittrice e poetessa Siri Hustvedt, a rivelare che Auster era malato. E sempre l’anno scorso aveva pubblicato il suo ultimo romanzo “Baumgartner”.

Autore di una vasta produzione, tradotta in italiano da Einaudi, Auster si è dedicato anche alla poesia, alla saggistica e alle sceneggiature cinematografiche, dirigendo anche alcuni film. Aveva esordito con le raccolte poetiche “Unhearth” (1974) e “Wall Writing” (1976), seguite da una pièce teatrale (“Laurel and Hardy go to heaven”, 1977) e “White spaces” (1980), primo testo in prosa che prelude a “L’invenzione della solitudine” (1982), originale intreccio di saggio, fiction e autobiografia incentrata sul suo rapporto con il padre, deceduto poco tempo prima. Auster ha raggiunto il successo nel 1987 con la “Trilogia di New York” composta da “Città di vetro” (1985), “Fantasmi” (1986) e “La stanza chiusa” (1987): sorta di parodia postmoderna del romanzo poliziesco, i tre romanzi scardinano le convenzioni del genere, mescolando echi della grande tradizione americana (N. Hawthorne, H. D. Thoreau, E. A. Poe, H. Melville) a suggestioni del nouveau roman, per costruire un universo, sia narrativo sia urbano, dominato dal caso.

Il tema della casualità e l’attenzione per l’inverosimile caratterizzano i successivi romanzi: “Nel paese delle ultime cose” (1987); “Moon palace” (1989); “La musica del caso” (1990); “Leviatano” (1992); “Mr. Vertigo” (1994); Timbuctù” (1999); “Il libro delle illusioni” (2002); “La notte dell’oracolo” (2004); “Follie di Brooklyn” (2005); “Viaggio nello scriptorium” (2007); “Uomo nel buio” (2008); “Invisibile” (2009); “Sunset Park” (2010); “Diario di inverno” (2012); “4 3 2 1” (2017); “Ragazzo in fiamme. Vita e opere di Stephen Crane” (2021).
Auster ha pubblicato inoltre raccolte di saggi come “L’arte della fame” (1992), “Il taccuino rosso” (1993), “Ho pensato che mio padre fosse Dio. Storie dal cuore dell’America raccolte e trascritte” (2001) e i testi autobiografici “Sbarcare il lunario. Cronaca di un iniziale fallimento” !997) e “Notizie dall’interno” (2013).

Attivo anche nel mondo del cinema, Auster ha firmato le sceneggiature di “Smoke” e “Blue in the face”, diretti da Wayne Wang (entrambi del 1995, il secondo in collaborazione con lo stesso Auster), di “Lulu on the bridge” (1998), interpretato da Willem Dafoe e Harvey Keitel, e “La vita interiore di Martin Frost” (2007), film rispettivamente del 1998 e del 2007 di cui ha curato anche la regia.

Numerosi i riconoscimenti e i premi ricevuti da Auster. Era commendatore dell’Ordre des Arts et des Lettres, membro dell’American Academy of Arts and Sciences e del Pen Club America e vincitore del Premio Principe delle Asturie, del Prix Médicis e del Premio Napoli e del Sigillo della Città di Pordenone.
Chi era Paul Auster
Paul Auster era nato da una famiglia ebrea di origini polacche a Newark, nello stato americano del New Jersey, il 3 febbraio 1947. Suo padre, Samuel Auster, era proprietario di alcuni edifici di Jersey City; sua madre aveva circa 13 anni in meno del marito ed il loro, fin dai primi giorni, non fu un matrimonio felice. Paul Auster era cresciuto a Newark, assieme alla sorella, più piccola di lui di circa tre anni e affetta da forme di squilibrio mentale. La situazione famigliare ha segnato la vita di Paul Auster, come rivelerà lui stesso nel suo memoir “Sbarcare il lunario”.
Paul Auster inizia a nutrire una forte passione per la letteratura fin da giovane. Dopo le scuole superiori, inizia a viaggiare per l’Europa, visitando l’Italia, la Spagna, Parigi e Dublino, la città di James Joyce. Tornato negli Stati Uniti, si iscrive alla Columbia University. Nel 1966 conosce la scrittrice Lydia Davis, con la quale si sposerà il 6 ottobre 1974 e da cui avrà un figlio, Daniel. E proprio Daniel è stato protagonista di una vicenda spaventosa: il figlio del romanziere è morto nell’aprile 2022 per overdose a 44 anni; sei mesi prima era diventato il principale sospettato, con tanto di arresto e rinvio a processo, per la morte della figlia di dieci mesi, Ruby, trovata in casa, a Brooklyn, in stato di incoscienza per un’overdose di fentanyl e eroina, e morta poco dopo.Nel 1969, dopo aver conseguito la laurea, Paul Auster si imbarcò su una petroliera e viaggiò per un anno. Poi è di nuovo a Parigi, dove restò per tre anni, dal 1971 al 1974, lavorando come traduttore. Tornato negli Stati uniti, si stabilisce a New York nel 1974, esordendo come scrittore con poesie, racconti e articoli pubblicati sulla “New York Review of Books” e sulla “Harper’s Saturday Review”. Dopo aver divorziato dalla Davis, nel 1981 si era sposato con la scrittrice Siri Hustvedt, da cui ha avuto una figlia, Sophie, cantante e attrice.Nonostante la malattia, nel 2023 Paul Auster è riuscito a pubblicare un nuovo e ultimo romanzo, “Baumgartner”. Dopo un romanzo-mondo come “4 3 2 1”, pubblicato sei anni prima, lo scrittore si è presentato ai suoi lettori con un libro all’apparenza semplice e lineare, proponendo il suo personaggio forse piú simpatico ed empatico: un uomo che al termine della vita si interroga sulle cose essenziali, inciampando e andando a sbattere come in una vecchia comica malinconica. La vita di Seymour Baumgartner è stata definita dall’amore per la moglie Anna. Ma ora Anna non c’è più e Baumgartner si inoltra nei settant’anni cercando di convivere con la sua assenza. ‘Trilogia di New York’, classico della letteratura americanaPubblicati per la prima volta tra il 1985 e il 1987, i tre romanzi “Città di vetro”, “Fantasmi”, “La stanza chiusa”, che compongono “Trilogia di New York”, sono diventati dei classici della letteratura americana contemporanea che portano la firma del maestro del postmodernismo Paul Auster. In una città stravolta e allucinata, in cui ogni cosa si confonde e chiunque è sostituibile, i protagonisti di queste storie conducono ciascuno un’inchiesta misteriosa e dall’esito imprevedibile. Tutto può cominciare con una telefonata nel cuore della notte, come nel caso di Daniel Quinn (“Città di vetro”), autore di romanzi polizieschi che accetta la sfida che gli si presenta e si cala nei panni di un detective sconosciuto. Ma può anche capitare che chi debba pedinare si senta a sua volta pedinato (“Fantasmi”); o, ancora, che ci sia qualcuno che s’immedesima a tal punto nella vita di un amico da sposarne la vedova e adottarne il figlio (“La stanza chiusa”). Tre detective-stories eccentriche e avvincenti in cui Paul Auster inventa una sua New York fantastica, un “nessun luogo” in cui ciascuno può ritrovarsi e perdersi all’infinito. Ed è proprio nell’invenzione di questa solitudine che i personaggi della “Trilogia di New York” misurano il proprio io e scoprono il loro vero destino.’Baumgartner’, un capolavoro sul dolore della memoriaPieno di tenerezza, lo sguardo di Paul Auster riesce a trovare la bellezza negli episodi fugaci di un’esistenza ordinaria e unica allo stesso tempo: “Baumgartner”, il suo ultimo romanzo e capolavoro sul dolore della memoria. Auster è ritornato con un libro all’apparenza semplice e lineare, proponendo ai lettori il suo personaggio forse più simpatico ed empatico, un uomo che al termine della vita si interroga sulle cose essenziali, inciampando e andando a sbattere come in una vecchia comica malinconica.
Professore di filosofia, vedovo da dieci anni, Seymour Baumgartner non si è mai rassegnato alla perdita dell’amata moglie Anna, traduttrice e poetessa, e affronta la vita con un senso di straniamento e una certa goffaggine. Nonostante le malinconie e gli acciacchi dell’età, però, Baumgartner è una persona affabile e generosa. Possiede la saggezza di chi ha vissuto e sa quanto sono importanti i rapporti umani, che vanno coltivati con cure continue e una buona dose di ironia e di umorismo. Passando gran parte del tempo a lavorare nel suo studio, Baumgartner intreccia una buffa e disperata trama di relazioni con le persone che si affacciano alla sua porta, finché in un sogno, o visione del dormiveglia, incontra Anna, che gli rivela di essere bloccata in una terra di mezzo tra il mondo dei vivi e l’aldilà: è l’inguaribile nostalgia del marito a impedirle di concludere il suo ultimo viaggio. Per liberare Anna, con logica ineccepibile, Baumgartner decide di far procedere la sua vita e si butta in una relazione sentimentale con una loro vecchia amica. Ma questo è solo l’inizio di una serie di vicende imprevedibili e scatenate come solo Paul Auster, il virtuoso della “musica del caso”, poteva immaginare. Perché ricordiamo certi momenti e ne dimentichiamo altri? Cosa resta di noi quando non ci siamo più? (di Paolo Martini)

Emergenza Coronavirus COVID-19: notizie e provvedimenti

Ordinanza del 2 giugno 2021 Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19. 

Ordinanza 29 maggio 2021 Ai fini del contenimento della diffusione del virus Sars-Cov-2, le attività economiche e sociali devono svolgersi nel rispetto delle “Linee guida per la ripresa delle attività economiche e sociali”, elaborate dalla Conferenza delle Regioni e delle Provincie autonome, come definitivamente integrate e approvate dal Comitato tecnico scientifico, che costituiscono parte integrante della presente ordinanza

Ordinanza 21 maggio 2021 Protocollo condiviso di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus SARS-Cov-2/COVID-19 negli ambienti di lavoro.

Ordinanza 21 maggio 2021 Linee guida per la gestione in sicurezza di attivita’ educative non formali e informali, e ricreative, volte al benessere dei minori durante l’emergenza COVID-19.

Ordinanza 21 maggio 2021 Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19.

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