Aleramo, Duse e Poletti. Wynn Schwartz racconta le “Figlie di Saffo”
Il romanzo d’esordio della scrittrice mescola realtà storica e immaginazione, focalizzandosi sulle figure che illuminarono il Congresso nazionale delle donne italiane. Collaterali ci sono i temi come l’emancipazione femminile e le lotte per i diritti civili
Ah, la Belle Époque, gli anni pazzi in cui nelle case di città arrivarono la luce elettrica e l’acqua corrente, mentre in strada giravano i primi tram elettrici e i parigini salivano eccitati sui tapis roulant! Allora si resero disponibili i primi vaccini, nacque la psicoanalisi, fiorirono il modernismo e l’art nouveau, e spopolavano abiti femminili scivolosi e morbidi senza più costrizioni. Addio mondo ottocentesco, quell’epoca scintillante e piena di promesse stava disarticolando un ordine rigido e perciò moltiplicava i conflitti: tra lavoro salariato e capitale, tra nazionalismi più o meno aggressivi e perfino nelle famiglie, tra donne e uomini. Le ragazze non volevano più farsi piccole – restare senza istruzione e senza denaro proprio, senza diritti civili e senza voto – perché gli uomini potessero continuare a disporre di loro e a sentirsi grandi specchiandosi nel nulla. Nacquero i movimenti per il suffragio e un femminismo che ancora oggi appare stupefacente e che, come molte altre cose, fu poi risucchiato nel gorgo della Grande guerra, e in Italia inghiottito dal fascismo.
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