Mostra d’arte o banco dei pegni? La sfida di Christoph Büchel, che ha trasformato Ca’ Corner

“Monte di pietà” è una mostra che la gente tende a vedere per quello che è in apparenza, cioè una stratificazione mostruosa di oggetti disparatissimi e di ovvia simbologia. Ma il curatore ha lasciato tanti segni di sberleffo o consolazione “È un’ indagine del concetto di debito come radice della società e veicolo di potere”

Non è chiaro se lo scopo ultimo di Christoph Büchel fosse quello di innervosire i visitatori. Quello che è certo è che dalla mostra “Monte di Pietà”, aperta da un paio di settimane alla Fondazione Prada a Ca’ Corner della Regina in contemporanea con la Biennale Arte dopo tre anni di lavoro, l’archivio settecentesco del Monte di Napoli interamente ricostruito, i visitatori escono di umore elettrico, per non dire i veneziani che imboccano la stretta calle alle spalle della facciata proprio inviperiti, le donne specialmente. “Cossa crede, che semo in vendita tuti?”, quasi non sapessero che la residenza della Regina Cornaro sia stata davvero il banco dei pegni cittadino fra il 1834 e il 1969, insomma non proprio una destinazione d’uso temporanea, e quindi archivio storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia fino a tempi recentissimi, cioè quando Miuccia Prada e Patrizio Bertelli ne hanno preso la gestione dalla Fondazione Musei Civici che, dipendendo dal comune, aveva bisogno di fare cassa, avviandone i restauri conservativi e le attività lagunari della Fondazione Prada. Nutrivano anche il desiderio di mettervi su casa; si sono scontrati con una cittadinanza ostile e una burocrazia tignosa per oltre un decennio. Il contratto era molto esplicito, eppure Miuccia Prada non ha potuto dare il via ai lavori all’ultimo piano fino a poco tempo fa, tanto che se doveste schiacciare per sbaglio il tasto dell’ascensore per il piano quinto, all’apertura delle porte trovereste una squadra di muratori che lavora alla posa del pavimento del salone affacciato sul Canal Grande, mentre il museo ai tre piani sottostanti funziona a meraviglia da tredici anni. 

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