E se non ci fossero più le sigarette?
In occasione della Giornata mondiale senza tabacco vi proponiamo l’articolo “Se sparissero le sigarette” di Margherita Fronte, pubblicato sul numero di Focus in edicola dal 22 maggio 2024, che passa in rassegna tutti i possibili benefici, per le persone e per il Pianeta, che deriverebbero dall’eliminazione del fumo.
Il 31 maggio ricorre la Giornata mondiale senza tabacco, appuntamento che l’Organizzazione Mondiale della Sanità allestisce ormai dal 1988 per richiamare l’attenzione sui danni che le sigarette producono all’umanità e al Pianeta. La campagna di quest’anno è rivolta ai giovanissimi, «sempre più spesso bersaglio delle strategie di marketing delle aziende, che tentano di agganciarli anche con le e-cig e i prodotti a tabacco riscaldato per avere un potenziale bacino di clienti per il futuro», spiega Roberto Boffi, direttore del centro antifumo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Secondo la Global Youth Tobacco Survey, indagine condotta periodicamente sotto l’egida dell’Oms, quasi il 10% dei 13-15enni fuma, mentre in Italia la quota è ancora maggiore e raggiunge il 16%, a dispetto del divieto di vendita ai minori dei relativi prodotti. Gli adolescenti che fumano sigarette tradizionali, e-cig o prodotti a tabacco riscaldato hanno molte più probabilità di continuare a farlo anche da adulti, con tutti i danni che questo comporta.
I danni del fumo (e i benefici derivanti dalla sua riduzione)
Immettendo nel corpo oltre 7.000 sostanze, 70 delle quali cancerogene, il fumo danneggia ogni distretto dell’organismo. Le conseguenze sono chiare nei numeri: le sigarette uccidono la metà dei loro utilizzatori e causano ogni anno 8,7 milioni di morti nel mondo, di cui 1,3 imputabili al fumo passivo. In Europa si stimano circa 700.000 decessi all’anno e in Italia 96.000, di cui più di 8.000 riferibili al fumo passivo. Ma che cosa accadrebbe allora se all’improvviso tutti smettessero di fumare? Un simile evento avrebbe effetti più ampi di quanto si possa immaginare, che ricadrebbero anche sull’ambiente, sull’economia e sulla società. I benefici più rilevanti riguarderebbero però la salute, ed è quindi da qui che conviene iniziare.
Uno stop globale al fumo non si limiterebbe a salvare milioni di vite all’anno. Spegnendo le sigarette, gli attuali 1,3 miliardi di fumatori potrebbero guadagnare fino a 10 anni di vita, perché questa è, mediamente, la differenza fra loro e la popolazione generale (il beneficio però dipenderebbe da quanto si è fumato in passato e dall’età a cui si smette). Il tabacco, infatti, causa almeno 25 malattie diverse, spesso croniche, e oltre 20 tumori. Se le sigarette non esistessero, le diagnosi di cancro si ridurrebbero del 25%, e per alcune forme il calo sarebbe ancora più consistente.
In primis, per il cancro del polmone, che tornerebbe a essere una malattia rara come era prima dell’avvento del fumo, dato che circa l’85% dei casi è attribuibile proprio a questa abitudine. Riduzioni consistenti si avrebbero poi per i tumori del cavo orale e della gola, dell’esofago, del pancreas, del colon, della vescica, della prostata, del rene, del seno, delle ovaie e per alcuni tipi di leucemie.
Fra le altre malattie respiratorie, colpirebbero con minor frequenza e gravità gli enfisemi e le broncopneumopatie croniche ostruttive, così come tutte le condizioni collegate all’infiammazione, che il fumo (sia attivo sia passivo) accende e favorisce. Asma e allergie sarebbero quindi più lievi e meno diffuse, come pure le malattie infettive: per esempio, nei fumatori il rischio di sviluppare il Covid in forma grave aumenta del 40-50%. Infine, se gli ambienti fossero privi dell’inquinamento generato dalle sigarette, ogni anno si salverebbero 60.000 bambini, oggi vittime di infezioni che l’esposizione al fumo passivo rende più serie e pericolose.
Addio fumo? Migliorano la sessualità e la salute riproduttiva
Ma, si diceva, passando dai polmoni al sangue, le sostanze tossiche introdotte con le sigarette raggiungono tutti gli organi. Così, prendendo come riferimento i dati dell’Oms, in un mondo senza fumo la mortalità per ictus, infarti e altre patologie cardiovascolari calerebbe del 17% e si ridurrebbero anche i casi di diabete, psoriasi, malattie delle gengive (con perdita dei denti), osteoporosi e malattie infettive (perché il fumo deprime il sistema immunitario). Persino l’Alzheimer colpirebbe meno: il 14% dei casi, infatti, è attribuibile al tabacco.
Sessualità e salute riproduttiva meritano un discorso a parte. Se nessuno fumasse nascerebbero più bambini e gli ex fumatori avrebbero rapporti sessuali più soddisfacenti. Il motivo è presto spiegato. «Le sigarette favoriscono l’infertilità in entrambi i sessi (per esempio, riducono la produzione di spermatozoi, ndr) e negli uomini possono portare a disfunzione erettile», riprende Roberto Boffi. «Questo effetto si verifica anche con le e-cig con nicotina che, secondo uno studio pubblicato su American Journal of Preventive Medicine, aumentano di 2-3 volte le probabilità di “défaillance”. La condizione è comunque reversibile quando si smette di fumare».
Per produrre una sola sigaretta servono 3,7 litri di acqua. In pratica l’azzeramento della richiesta di sigarette farebbe risparmiare 22 miliardi di tonnellate del prezioso liquido ogni anno.
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Senza sigarette si diventa (davvero) più belli!
Ma anche se la motivazione è forte, spegnere per sempre le sigarette può risultare difficile, perché la nicotina è una delle sostanze che più creano dipendenza. Questo è il motivo per cui chi decide di smettere può subire il contraccolpo dell’ansia, del nervosismo e dell’insonnia.
In un mondo senza fumo, quindi, per qualche tempo si venderebbero più psicofarmaci e gli psicologi avrebbero più clienti. «Nei centri antifumo, si tiene conto di questo aspetto e sono presenti psicologi pronti a sostenere i pazienti», sottolinea Boffi. «I farmaci, presi sotto controllo medico, possono controllare questi disturbi, ma è necessario un cambiamento degli stili di vita. Dieta e attività fisica, favorendo la produzione di endorfine, tirano su il morale e aiutano anche a contenere l’aumento di peso, che è legato al rallentamento del metabolismo che si verifica quando si smette di fumare».
Per contro, dire basta alle sigarette renderebbe l’umanità più bella: la pelle riguadagnerebbe il suo colorito, i denti perderebbero il tono giallognolo, l’alito non puzzerebbe più e neppure i capelli e i vestiti. Infine, potrebbero aumentare le vendite di reggiseni… Per via di un curioso “effetto collaterale” individuato alcuni anni fa proprio dal gruppo di Roberto Boffi. «Le mie pazienti mi riferivano di notare un aumento di volume del seno… Abbiamo quindi fatto uno studio e abbiamo constatato che era proprio così: le donne che smettono di fumare aumentano anche di una taglia».
Chi ci perderebbe (economicamente) se il fumo non ci fosse più
Alla felicità di chi vende biancheria intima farebbe però da contraltare la rabbia dei tabaccai: 50.862 esercizi commerciali, solo in Italia, che vedrebbero svanire un’importante fonte di reddito, che andrebbe in qualche modo ristorata. E sfumerebbero ovviamente anche i guadagni delle industrie del tabacco, che ammontano globalmente a più di 900 miliardi di dollari all’anno, con alcuni siti produttivi anche nel nostro Paese. Peraltro, chi fabbrica o vende sigarette sostiene che il business sia conveniente anche per le casse dello Stato. Ma secondo i dati del ministero della Salute, il bilancio è in netta perdita: dalle accise sul tabacco e dall’Iva l’Italia incassa circa 15 miliardi di euro all’anno, ma i costi economici delle malattie e della perdita di produttività legate al fumo ammontano a 26 miliardi di euro.
A livello globale, invece, in base alle stime del team Tobacconomics (associato alla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health), uno stop alle sigarette si tradurrebbe in un risparmio di 1.850 miliardi di dollari l’anno, cifra pari all’1,8% del Pil mondiale. Ad avvantaggiarsene sarebbero soprattutto i Paesi a medio e basso reddito, che attualmente pagano il 40% del conto. Del resto, più volte in passato l’Oms ha dedicato la sua giornata mondiale senza tabacco proprio all’impatto che questo business ha nei Paesi in via di sviluppo.
Qui, a pagare il prezzo più odioso sono i lavoratori nei campi, che sono esposti a elevate quantità di pesticidi ed erbicidi e che possono assorbire in un giorno l’equivalente della nicotina contenuta in 50 sigarette, per inalazione e attraverso la pelle. Fra loro, ci sono un milione e 300.000 bambini.
Tra i tanti dati, emerge infine che, se il fumo non ci fosse, i 3 milioni di ettari oggi destinati alle coltivazioni di tabacco potrebbero essere usati, per esempio, per produrre cibo. Non a caso, la Fao e il World Food Program hanno avviato progetti per incoraggiare gli agricoltori a passare a colture di altro tipo, per esempio in Kenya e Zambia.
Anche la Terra ne trarrebbe i suoi benefici
Ma i benefici di un mondo senza fumo non riguarderebbero solo l’umanità. Tutto il Pianeta tirerebbe un sospiro di sollievo. Per esempio, ogni anno verrebbero immesse in atmosfera 84 milioni di tonnellate di CO2 in meno e si eviterebbe il rilascio nell’ambiente di 456.000 chilogrammi di sostanze tossiche da parte degli impianti che producono sigarette. Il tasso di deforestazione, poi, rallenterebbe del 5%, perché ogni anno, per far spazio ai campi di tabacco e per i processi di produzione, vengono abbattuti 600.000 alberi, soprattutto in Africa, Medio Oriente, Sud-est Asiatico, America Latina e Caraibi. Inoltre, poiché per produrre una sola sigaretta servono 3,7 litri di acqua, l’azzeramento della richiesta farebbe risparmiare 22 miliardi di tonnellate del prezioso liquido. Tradotto in pratica, significa che ogni chilogrammo di tabacco non prodotto, consumato e gettato, permetterebbe di soddisfare il fabbisogno idrico di una persona per un anno.
E poi c’è l’inquinamento. Non soltanto quello generato da chi affumica gli altri con le sue sigarette, ma anche quello di chi le butta dove capita, una volta finite. Ogni anno si producono 4.500 miliardi di mozziconi e i due terzi dei fumatori li gettano a terra, dove impiegano anche 10 anni a decomporsi. Le sigarette elettroniche sembrerebbero risolvere il problema, ma ne creano un altro: si tratta infatti di oggetti spesso monouso, contenenti plastica, metalli, pile elettriche e altri inquinanti. In Italia sono partiti progetti per recuperare e riciclare questi rifiuti, anche con la sponsorizzazione delle industrie del tabacco. Iniziative che però l’Oms stigmatizza, considerandole – è il caso di dirlo – un modo per gettare “fumo negli occhi”.
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