Campi Flegrei: ancora scosse. Che succederà?

Dalle ore 03:48 (ora italiana) dell’8 giugno 2024 è in corso uno sciame sismico nell’area dei Campi Flegrei che, secondo quanto comunicato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) fino alle ore 07:30 dell’8 giugno 2024, ha fatto registrare circa 56 terremoti, tra cui uno con magnitudo pari a 3.7.

I numeri. Nel mese di maggio 2024, l’attività sismica ai Campi Flegrei era già stata caratterizzata da 1.525 terremoti, il più forte dei quali aveva raggiunto una magnitudo di 4.4. Un fenomeno di sollevamento del suolo, iniziato nel 2005, era continuato con un incremento di 8,5 cm da gennaio 2024, raggiungendo i 127 cm totali. 

I dati geochimici, cioè le informazioni sulla composizione chimica delle sostanze presenti nel sottosuolo, indicavano un aumento della temperatura e della pressione del sistema idrotermale, ovvero il complesso di acque calde e vapore che circolano nel sottosuolo, insieme a un incremento del flusso di gas.

La settimana precedente. Nella settimana dal 27 maggio al 2 giugno, erano stati registrati 56 terremoti, di cui il più intenso di magnitudo 1.7, concentrati principalmente nell’area Solfatara-Pisciarelli, una zona caratterizzata da fumarole e attività vulcanica. Il sollevamento del suolo era proseguito con un aumento di circa 1 cm alla stazione GNSS (uno strumento che utilizza i segnali satellitari per misurare con precisione gli spostamenti del suolo) di Pozzuoli, rione Terra (RITE).

I dati geochimici indicavano un costante aumento dei flussi e del riscaldamento del sistema idrotermale, con una temperatura media di circa 95 °C registrata in una fumarola vicino Pisciarelli. Nonostante queste attività, comunica l’INGV, non sono previste evoluzioni significative a breve termine.

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Identikit del vulcano più temuto d’Italia

Dopo la scossa di terremoto di magnitudo 4.4 registrata la sera del 20 maggio 2024 nella zona dei Campi Flegrei, vicino Napoli, si torna a parlare di quest’area dalle caratterisitiche geologiche molto peculiari. In molti si chiedono se ci sia da temere un imminente scossa catastrofica o se, invece, gli allarmismi siano persino esagerati. Per farsi un’idea in autonomia, per conoscere le caratteristiche e la storia di questa zona tenuta continuamente sotto osservzione, vi riproponiamo l’articolo di Luigi Bignami “Identikit del vulcano più temuto d’Italia”, tratto dall’archivio di Focus.

I Campi Flegrei sono un campo vulcanico che occupa un’area di circa 450 km2, dall’isola di Procida a buona parte della città di Napoli. Sono composti perlopiù da vulcani “monogenici”, cioè la cui formazione è dovuta all’accumulo di materiale di un singolo evento eruttivo. Ne sono esempi il Monte Nuovo, la Solfatara e Astroni. I Campi Flegrei comprendono anche Pozzuoli, nota per il fenomeno del “bradisismo”, un lento sollevamento e abbassamento del suolo, fenomeno che può essere accompagnato da attività sismica. Le rocce più antiche della zona sono state rilevate nell’area urbana napoletana e risalgono a circa 78.000 anni fa, anche se è probabile che le prime eruzioni siano avvenute in tempi precedenti.

Adriatico sotto gli Appennini. Come gli altri vulcani dell’area campana, i Campi Flegrei si sono formati perché si trovano in un’area caratterizzata da distensione della crosta terrestre. La crosta si sta allargando e crea una decompressione in profondità, con fusione delle rocce. «Questi vulcani sono l’espressione più meridionale di un vulcanismo molto ampio che inizia dalla Toscana e scende fino alla Campania. È un’area dove l’Adriatico scorre sotto gli Appennini e il Tirreno si apre. Così si creano fusioni nel mantello che sta sotto la crosta con produzione di magma che sale in superficie», spiega Guido Ventura dell’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia).

L’eruzione più antica dei Campi Flegrei di cui si hanno chiare testimonianze risale a 40-39.000 anni fa e ha dato origine all’Ignimbrite campana (l’ignimbrite è un tipo di deposito vulcanico originatosi da una forte esplosione). «È stata l’eruzione più violenta dell’area mediterranea negli ultimi 200.000 anni. I materiali emessi sono presenti in tutta la zona con spessori di decine di metri, ma ceneri sono state ritrovate anche in Bulgaria e in alcune aree della Russia», racconta Roberto Isaia dell’Ingv. «È stata proprio l’eruzione dell’Ignimbrite campana a generare la caldera dei Campi Flegrei.

Nei mesi che hanno precedeuto la scossa di magnitudo 4.4 del 20 maggio 2024 si sono verificati vari sciami sismici, come quelli del 18 agosto 2023, del 7 settembre e del 2 ottobre, con decine di eventi la cui magnitudo massima è stata di 4,0. L’area interessata, già dagli anni ’80, è compresa tra Pozzuoli, Solfatara, Pisciarelli e Agnano, con eventi che dal 2018 si verificano anche nel Golfo di Pozzuoli. La profondità degli ipocentri raramente supera i 4 km. I sismi sono legati all’area che si solleva, centrata sul Rione Terra (nella parte storica di Pozzuoli) o poco più a sud.

Le analisi dei gas che fuoriescono dal terreno mostrano poi che sotto la superficie vi è un aumento di pressione dei gas e dei fluidi concentrato nell’area di Solfatara-Pisciarelli, dove, in media, si ha una fuoriuscita di oltre 3.000 tonnellate di anidride carbonica al giorno. Questo movimento di gas e fluidi in pressione può dare origine a sismi fino a magnitudo 5.
Sollevamento. Cosa faccia aumentare la pressione non è semplice da determinare. I dati, tuttavia, indicano che il sollevamento potrebbe essere prodotto da una risalita di fluidi e gas che si trovano a profondità probabilmente superiori a 6-8 km, all’interno di una vasta e articolata camera magmatica profonda.
Campi Flegrei, Vesuvio, Procida, Ischia e altri vulcani della zona hanno un’origine comune. «Tutta l’area è caratterizzata da ciò che si trova 20-25 km di profondità, dove le condizioni determinano la formazione di roccia fusa. Questa risale lungo condotti separati; a un certo punto il materiale in risalita si ferma e staziona nella crosta formando le camere magmatiche. Queste ultime, a loro volta, diventano i sistemi di alimentazione dei diversi vulcani campani. Si può dire quindi che i vulcani campani abbiano una comune area di formazione del magma ma anche camere magmatiche indipendenti, che non si parlano tra loro e danno origine a una storia eruttiva diversa», precisa Guido Ventura.

I tre scenari possibili. Le ricerche permettono di ipotizzare eruzioni di “taglia” piccola, media e grande. «I tre scenari fanno riferimento a eruzioni del passato», spiega Francesca Bianco. Da uno studio probabilistico, che ha considerato gli ultimi 5.000 anni di attività, è emerso che in caso di riattivazione si avrebbe circa il 95% di probabilità che si verifichi un’eruzione di taglia media o minore. In base a questi scenari, la Protezione Civile ha messo a punto un piano di emergenza e conseguenti piani di evacuazione. Sono state definite due zone: rossa e gialla. Per la rossa, che verrebbe distrutta, si prevede un’evacuazione preventiva in caso di allarme; comprende circa 500.000 abitanti nei comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto per intero e parte dei comuni di Giugliano in Campania, Marano di Napoli e alcune zone di Napoli. La zona gialla sarebbe esposta a una ricaduta significativa di ceneri vulcaniche ma potrebbe essere evacuata solo temporaneamente.
Nonostante i pericoli, nell’area dei Campi Flegrei si continua a costruire seguendo i piani regolatori dei sei comuni che vi gravitano.

«Dal 1972 – ossia dal primo fenomeno di bradisismo intenso del secolo scorso – a oggi, della popolazione che è andata a insediarsi nella zona di Napoli, metà lo ha fatto nella grande caldera; in pratica vi è stato un aumento di circa 140.000 persone», spiega l’architetta Anna Savarese, Direttore regionale di Legambiente Campania. Molte di loro sono andate in case preesistenti, ma un buon numero è entrato in case nuove. «Si può dire comunque che circa il 20% delle abitazioni sono abusive», continua.
L’area rossa c’è, ma… Tutto questo è andato a scapito delle vie di fuga che, pur essendoci sulla carta, sono insufficienti a far scorrere il traffico nel caso di eruzione imminente. Legambiente e, recentemente, anche alcuni gruppi politici hanno chiesto di bloccare del tutto le costruzioni e di trovare il modo di delocalizzare la popolazione a partire da chi vive nella “zona rossa”. Sul Vesuvio, che fa parte del medesimo mondo magmatico, sono circa 20 anni che c’è una legge che vieta nuove costruzioni nell’area rossa, anche se una serie di successivi regolamenti (come la possibilità di aumentare il volume delle abitazioni o il bonus casa, cui si aggiunge anche qui l’abusivismo) ha visto una riduzione delle nuove costruzioni, ma non un blocco totale.

Le crepe nella strada vicino al porto causate dal sollevamento del terreno a causa del bradisismo il 23 ottobre 2023 a Pozzuoli, Italia. I Campi Flegrei, un grande vulcano dormiente vicino a Napoli, hanno una storia di eruzioni, con l’ultima avvenuta nel 1538. Recentemente, l’aumento dell’attività sismica e il sollevamento del livello del suolo hanno destato preoccupazione tra i residenti locali. Esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) affermano che questi sono segnali tipici dell’attività del vulcano, ma stanno monitorando la situazione attentamente perché quest’area ha una storia di grandi eruzioni.
© Ivan Romano/Getty Images

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