Concentrazioni elevate di polveri ultrafini minacciano la salute delle circa 52 milioni di persone che vivono nel raggio di 20 km dai 32 più trafficati aeroporti europei. Stiamo parlando di oltre il 10% del totale della popolazione europea, esposta a livelli allarmanti di particolato 1000 volte più sottile di un capello, prodotto dai motori degli aerei sia ad alta quota, sia nelle fasi di decollo ed atterraggio. Lo indica uno studio commissionato da Transport & Environment (T&E), un insieme di organizzazioni non governative per la promozione del trasporto sostenibile in Europa.
Minaccia invisibile. Le polveri ultrafini prodotte dai motori di veicoli a combustione, ma anche da processi industriali e riscaldamento domestico, hanno un diametro inferiore agli 0,1 micrometri o 100 nanometri, talmente ridotto da permettere un rapido passaggio dai polmoni alla circolazione sanguigna: possono insinuarsi nel cervello, nella placenta e in ogni altro organo del corpo umano, risultando particolarmente dannose per i bambini, che inspirano più volte al minuto rispetto agli adulti e che saranno sottoposti ad aria inquinata per un numero maggiore di anni.
Difficili da regolare. I motori degli aerei ne producono in quantità maggiori rispetto ad altri motori a combustione, ma non esistono al momento limiti di legge efficaci per l’esposizione a questi inquinanti. Quelli che regolano il PM2.5, insieme che comprende anche le polveri ultrafini, indicano infatti una soglia massima accettabile di massa totale di particelle per metro cubo di aria. Ma come è facilmente immaginabile, può esserci un numero molto alto di particelle ultrafini in un campione d’aria senza che si ecceda dai limiti consentiti, proprio in virtù delle loro ridotte dimensioni.
Stime complessive. Daan van Seters, primo autore dello studio Health Impacts of Aviation UFP Emissions in Europe commissionato all’ente di ricerca ambientale olandese CE Delft, ha stimato i livelli di polveri ultrafini nelle aree nel raggio di 5, 10 e fino a 20 km dai 32 aeroporti più trafficati d’Europa, a partire da studi svolti in passato su alcuni singoli scali. Per esempio, le persone che vivono nel raggio di 5 km da un aeroporto molto frequentato respirano aria che contiene in media, tra 3000 e 10.000 particelle ultrafini per cm cubo riconducibili alla combustione dei motori degli aerei. Il team ha osservato che questo tipo di inquinamento aumenta in modo lineare con il numero di voli, ma non ha considerato l’effetto dei venti sulla sua diffusione.
Ricadute sulla salute. Quindi, basandosi sui dati sanitari estrapolati da uno studio condotto nel 2022 sull’aeroporto di Schiphol ad Amsterdam, gli scienziati hanno elaborato una prima stima a livello europeo degli effetti sulla salute delle polveri ultrafini nei pressi degli aeroporti.
Questi inquinanti potrebbero essere associati a 280.000 casi di pressione alta, 330.000 casi di diabete e 18.000 casi di demenze in Europa. Potrebbe inoltre trattarsi di stime al ribasso, visto che si considera soltanto l’area a 20 km al massimo da uno scalo, e che non si sono inclusi gli effetti sulla salute del personale aeroportuale, molto esposto a questo tipo di inquinanti.
Dove si sta peggio? La quantità di persone esposta a questo rischio per la salute varia in base alla densità abitativa nelle zone degli aeroporti. Per esempio a Parigi, la città più da bollino rosso per questo tipo di smog, 8 milioni di persone sono bersagliate da polveri ultrafini, tra gli aeroporti di Charles de Gaulle e Orly.
Si può intervenire. La buona notizia è che la quantità di polveri ultrafini emesse dagli aerei dipende in buona parte dalla composizione del carburante, in particolare dalla concentrazione di composti aromatici e di zolfo. Ciò significa che le emissioni del più insidioso particolato potrebbero essere ridotte, lavorando sulle quantità di questi due “ingredienti”. Molto farebbe anche limitare l’espansione degli aeroporti e il numero di voli, misure che avrebbero un impatto positivo anche contro la crisi climatica.
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