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Educazione e/è vita

EDUCAZIONE E/E’ VITA: PEDAGOGIA COME “SCIENZA DELLA VITA” IN G. MODUGNO

di Carlo De Nitti

 

Non scholae sed vitae discimus.

LUCIO ANNEO SENECA, Epistulae, 105, 11

 

1. ABBRIVO

L’argomento proposto è di sicuro interesse genuinamente teoretico e non riservato ad una mera erudizione storiografica. Chi scrive ha sempre pensato – e pensa – che storiografia e teoresi non siano mai disgiunte, pena il divenire un’erudizione e l’altra vaneggiamento.

Rileggere il pensiero di Giovanni Modugno alla luce di una pedagogia intesa come scienza della vita significa cogliere l’essenza del suo apostolato di educatore, della sua riflessione pedagogica e della sua opera educativa, svolta, in primo luogo, con se stesso, con i familiari, con la figlia Pina, precocemente scomparsa, con gli studenti affidati alle sue cure. 

Educazione e vita sono i due termini di un binomio che tende all’identità: educazione è vita. L’educazione è un processo, intenzionale, preterintenzionale e non intenzionale che costituisce la vita stessa in tutte le età, dalla nascita alla senescenza.

L’educazione alla vita si concretizza nelle azioni dell’educare, dell’essere educato e dell’educarsialla vita e dalla vita. L’esergo, tratto dall’Epistolario di Lucio Anneo Seneca, dice in modo scultoreo il vero fine dell’educazione e degli apprendimenti che la sostanziano: la vita. La vita non può che essere uno dei due valori – insieme alla libertà – ai quali e mediante i quali educare: essi sono i due valori fondamentali senza i quali non è possibile viverne e praticarne alcun altro.

La scuola è uno dei luoghi in cui ogni persona si educa alla vita: il più importante, insieme alla famiglia, ma non certamente l’unico.

 

2. PEDAGOGIA E/E’ SCIENZA DELLA VITA

La pedagogia, che si configura come scienza generale dell’educazione è, pertanto, la scienza della vita, come insegnava Giovanni Modugno.

“I temi essenziali del pensiero di Modugno, emergenti, oltre gli scritti succitati, dalle opere più significative dell’illustre Maestro, l’educazione morale della gioventù, il rinnovamento civile e democratico della nostra società, la scienza della vita, la perennità e la fecondità del messaggio cristiano integralmente vissuto”[1].

Tutto il suo itinerarium – biografico, politico, teoretico, spirituale –è l’inverarsi di questo assunto identitario, come hanno mostrato ben più articolatamente che in questo contesto, studiosi che hanno scandagliato la sua storia umana e religiosa, il suo pensiero pedagogico, le sue pratiche educative: penso a Matteo Perrini, allievo e figlioccio di G. Modugno, a Gaetano Santomauro, a Vittoriano Caporale, a Vincenzo Robles, a Giuseppe Micunco, a Domenico Saracino, ad Armando Aufiero, alcuni testi dei quali sono invenibili nella bibliografia che segue queste righe.

“Il continuo impegno al perfezionamento interiore, che ha sollecitato sempre Modugno, fin da giovane, a livello personale, e nei confronti prima dei suoi amici, poi di sua moglie, di sua figlia e dei suoi allievi, rimarrà una costante fondamentale e caratteristica del suo articolato itinerario spirituale”[2].

La vita si interseca con la pedagogia e con la religione che, nella concezione di Giovanni Modugno le dà fondamento e linfa, in quanto ascesi intra- ed extra-mondana: è sempre presente in lui l’idea dell’ascesa e dell’ascendere insieme, come forma reale di quel più vasto progetto di cristianizzazione della vita che egli ha sempre perseguito – in forme e modi diversificati – fin dalla giovinezza nella sua Bitonto, allorquando si occupava dei bisogni, materiali e non solo, dei contadini.

E’ convinzione profonda di chi scrive che non vi sia cesura / conversione alcuna nel percorso di vita e di pensiero di Giovanni Modugno, ma solo un’evoluzione che non rinnega ma arricchisce.

 

3. GIOVANNI MODUGNO E GAETANO SALVEMINI

L’inscindibile rapporto dell’educazione con la vita assume nella biografia giovanile di Giovanni Modugno le sembianze dell’impegno politico e sociale nella sua città natale in sodalizio profondo con Gaetano Salvemini (1873 – 1957). Due grandi Maestri[3] profondamente diversi tra loro: militante appassionato e fervente anticlericale lo storico Gaetano Salvemini, uomo di scuola a tutto tondo e sincero cattolico Giovanni Modugno: questo non impedisce loro di condividere le medesime battaglie politiche in difesa dei contadini del Sud per circa un cinquantennio. Il loro obiettivo condiviso era il riscatto delle classi subalterne del Mezzogiorno con la conquista dei diritti, in primo luogo, l’istruzione.

      A partire dal 1908, i due intellettuali convergono su obiettivi comuni: non a caso, nel 1911, quando Salvemini esce dal Partito Socialista e fonda “L’Unità”, Modugno è uno dei primi intellettuali a collaborare con la neonata rivista, tesa ad educare la piccola borghesia a liberarsi e giungere, attraverso di essa, alle masse con cui svolgere un’opera di istruzione/ educazione.

      Con l’avvento del fascismo, le loro vite si dividono: Salvemini, nel 1934, emigra negli Stati Uniti, dove insegna nell’università di Haward; Modugno rinuncia a qualunque carica pubblica, continuando a studiare ed a far crescere i giovani attraverso l’insegnamento e contribuendo a far nascere la pedagogia personalista in Italia con gli amici “bresciani”, raccolti intorno alla casa editrice La Scuola, fondata nel 1904, ed alla rivista Scuola Italiana Moderna (1893)[4].

      I loro rapporti riprendono con il periodo dei lavori dell’Assemblea Costituente, quando si confrontano sul tema del Concordato e dell’educazione religiosa. “Per Modugno, socialisti come Salvemini (o come Bissolati) erano in fondo più cristiani di tanti cattolici”[5] e Salvemini, in una lettera aperta, pubblicata sulla rivista “Belfagor”, definisce Modugno “un cattolico sincero”: è il comune richiamo alle radici cristiane, alla dignità della persona, all’etica della responsabilità[6] il terreno della loro stima reciproca, della loro collaborazione, e della loro amicizia cinquantennale. Per entrambi l’educazione e la vita erano inscindibilmente legate fra loro al fine di migliorare se stessi e gli altri.

 

4. GIOVANNI MODUGNO E JOSIAH ROYCE

Il nesso morale/educazione/vita è ben chiaro a Modugno fin dall’inizio del XX secolo: non casualmente egli “incontra”, nel suo itinerario teoretico, autori che lo affrontano da visuali affini alla sua, come lo statunitense Josiah Royce (1855 – 1916), di cui cura nel 1913 per i tipi della casa editrice Laterza di Bari, gli Estratti da La filosofia delle fedeltà (cui seguiranno altre due edizioni, l’ultima delle quali nel 1948).

Il problema fondamentale di Giovanni Modugno, filosofico prima ancora che pedagogico, è quello morale, derivato dalle ascendenze kantiane e neokantiane fin dagli anni della sua formazione, allievo egli di Filippo Masci (1844 – 1922) ed Igino Petrone (1870 – 1913), presso l’università degli studi partenopea all’alba del XX secolo[7].

Giovanni Modugno ritrova in Josiah Royce i principi fondanti dell’etica kantiana del dovere, declinati come principi a cui ispirare la propria ricerca della fedeltà ad una causa ideale cui votarsi senza costrizione alcuna, ma con libera disciplina attraverso un processo di educazione consapevole: la Patria, la Religione, la Scienza.

Questo processo rende gli uomini – sia i docenti che i discenti – mediante un processo armonico, in un divenire mai concluso ed armonico, liberi in tutte le loro attività. Il vero maestro fa lezione in modo consapevole, fornendo stimoli ai discenti e valorizzando la loro reazione spirituale ed evitando ogni forma di dogmatismo. E’, quella di Modugno, la migliore lezione dell’attivismo, che si carica di valori etici: il maestro guida l’alunno alla conquista del suo perfezionamento interiore, crescendo e migliorando egli stesso. Il vero maestro supera il metodo dogmatico dell’insegnamento per realizzare quello euristico[8].

 

5. GIOVANNI MODUGNO, JEAN JACQUES ROUSSEAU E MAURO CARELLA

 Il riferimento all’Emile ou de l’éducation di Jean Jacques Rousseau (1712 – 1778) della metà degli anni ’20 fanno invenire a Giovanni Modugno, pur con i limiti, tipicamente illuministici, del pensatore ginevrino, un padre nobile dell’attivismo pedagogico: “Modugno critica con una certa durezza Rousseau, perché disconosce la vera natura dell’uomo, in generale, e quella dell’educando, in particolare […] Dopo lo studio ben approfondito e documentato dell’Emilio trova che in esso si ritrovano tutti i principi della scuola attiva moderna”[9].

Tali principi furono, di certo, molto ben incarnati, invece, al tempo suo, tra gli altri, dal maestro canosino Mauro Carella (1888 – 1979), “che gli rimase per tutta la vita molto vicino con devozione e affetto”[10].

“Con il metodo attivo le materie diverse di studio saranno apprese non come scienze ‘fatte’, ma come ‘scienze nel loro farsi’ in stretta relazione unitaria e in un dinamico e diretto rapporto con la vita sociale.  L’’interesse’ dell’alunno, che viene sapientemente stimolato a investigare, a ingegnarsi, ad acquistare lo spirito della ricerca e l’iniziativa dell’azione, è conciliato naturalmente con lo ‘sforzo’ dell’apprendimento”[11].

 

6. GIOVANNI MODUGNO E FRIEDRICH WHILELM FÖRSTER

In questa prospettiva etica e pedagogica, Giovanni Modugno si avvicina al pensiero del filosofo tedesco Friedrich Whilelm Förster (1869 – 1966), dedica al suo pensiero un importantissimo volume (prima edizione del 1931, seconda del 1946), F. W. Förster e la crisi dell’anima contemporanea ed instaura con lui una consonanza amicale che durerà tutta la vita, consegnata ad un ricco carteggio. “Egli condivide del Förster l’impostazione fondamentale del suo pensiero insieme all’esigenza di conciliare le molteplici istanze della complessa civiltà attuale con il cattolicesimo”[12].

La storia personale e filosofica del pensatore tedesco non è molto dissimile da quella del pedagogista bitontino: “Förster, come Modugno, fin da giovane assume un atteggiamento favorevole al movimento degli operai, rivendicando per loro condizioni di vita più dignitose. Il suo atteggiamento critico del prussianesimo è dovuto al fatto che lo ritiene contrario alla vera anima tedesca e, soprattutto, perché anticristiano. Fin dalle sue prime opere Förster esprime chiaramente la convinzione che ‘il ritorno alla vita significa ritorno a Cristo’ ”[13].

I due pensatori convergono su tutte le tematiche politiche, filosofico-morali e pedagogiche del tempo che si pongono dinanzi a loro come problemi: “La ‘scienza della vita’ potrà finalmente entrare nella scuola quando l’educatore sarà preparato a tale compito. La condizione primaria che esige Förster è costituita dal fatto che conosca insieme la materia che insegna, la natura umana dell’educando e, infine, che raggiunga per primo il livello al quale intende elevare ‘con amore e con fermezza’ gli allievi”[14]. Modugno, con la sua fede, non può che acconsentire con questa posizione, che permette ad educatore ed educandi di ascendere insieme… “Il vero maestro fa amare all’alunno l’obbedienza col suo contegno esemplare, facendo scoprire l’importanza dei valori rapporto ai quali vivere […] Ogni educando sarà coinvolto nel perfezionamento personale e nell’autoeducazione attraverso il tirocinio dell’azione … L’esercizio esercizio il senso di responsabilità, farà sì che per gli alunni i compiti quotidiani diventino i primi doveri dei piccoli cittadini e cittadine”[15].

 

7. CONCLUSIONE … APERTA

Ogni “conclusione” non può che essere aperta al dialogo, al confronto a far emergere il non detto, a compiere l’heideggeriano der schritt zurück, “passo indietro”,  alla prosecuzione ed all’approfondimento delle tematiche dell’autore. A Modugno ed ai suoi volumi, si attaglia perfettamente ciò che Italo Calvino diceva dei classici: “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”.

Ecco perché a chi scrive piace concludere con questa riflessione: “La validità del messaggio di Giovanni Modugno consiste soprattutto nell’avere avvertito l’importanza prioritaria del fine dell’educazione, riprendendo le istanze più significative della tradizione cristiana, arricchita dal dialogo fecondo con Don Bosco, Förster e Maritain […]  La pedagogia come ‘scienza della vita’ garantisce appunto un’aspirazione così elevata perché presenta insieme i caratteri del rigore teoretico e dell’efficacia pratica, fondata com’è su saldi principi e su valori autentici, applicabili sia alla prassi scolastica, sia alla vita quotidiana”[16].

E Giovanni Modugno ha ancora tanto da dire e da dare a noi, persone di scuola del XXI secolo: è sufficiente porsi in posizione di ascolto consapevole ed attivo.

 

8. BIBLIOGRAFIA

MODUGNO, GIOVANNI, Il concetto dell’educazione e la pedagogia, Milano 1919, Libreria Editrice Milanese,

MODUGNO, GIOVANNI, Praticità della scuola e scuola attiva, Bari 1928, Società Editrice Tipografica;

MODUGNO, GIOVANNI, F.W. Förster e la crisi dell’anima contemporanea, Bari 1931, Laterza;

AA.VV., Maestri del senso: competenze e passione per una scuola migliore, a cura di CARLO DE NITTI e CARLO LAVERMICOCCA, Bari 2023, Ecumenica editrice;

CAPORALE, VITTORIANO, Educazione e politica in Giovanni Modugno, Bari 1988, Cacucci;

CAPORALE, VITTORIANO, Giovanni Modugno. Un pedagogista del Sud, Bari 1995, Cacucci;

CAPORALE, VITTORIANO, Giovanni Modugno. Pedagogia come Scienza della Vita, Bari, 1997, Cacucci;

CAPORALE, VITTORIANO, La proposta pedagogica di Giovanni Modugno, Bari, 2004, Cacucci;

CAPORALE, VITTORIANO, Pedagogia e vita di Giovanni Modugno, Bari 2006, Cacucci;

MICUNCO, GIUSEPPE, La bella battaglia. Santità e laicità in Giovanni Modugno (1880-1957), Bari 2006, Stilo editrice;

MICUNCO, GIUSEPPE, Per fede Aldo Moro … Per fede Giovanni Modugno, “L’Odegitria”, LXXXVIII, nov. – dic. 2012, 6, pp. 691 – 713;

PERRINI, MATTEO, Pedagogia e Vita di Giovanni Modugno, Brescia 1961, La Scuola;

ROBLES, VINCENZO, Giovanni Modugno. Il volto umano del Vangelo, Bari 2020, Edizioni Dal Sud;

ROBLES, VINCENZO, Giovanni Modugno e il suo “rifugio” bresciano, Bari 2022, Edizioni Dal Sud;

SANTOMAURO, GAETANO, Giovanni Modugno attraverso gl’inediti, “Rassegna Pugliese”, IV, apr. – mag. 1969, nn. 4-5;

SARACINO, DOMENICO, Politica, cultura e spiritualità in un cercatore di Cristo, Bari 2006, Stilo editrice;

et si parva licet componere magnis …

La missione educativa di Giovanni Modugno e la sua attualità nel XXI secolo. Nota a margine di una recente biografia del pedagogista bitontino, ”Educazione & Scuola”, XXVI, marzo 2021, 1123;

In difesa del Sud: storia di un’amicizia tra due grandi Maestri tra Molfetta e Bitonto, “Educazione & Scuola”, XXVII, settembre 2022, 1141;

Giovanni Modugno: un “cercatore di Cristo”, apostolo dell’educazione, inVINCENZO ROBLES, Giovanni Modugno e il suo “rifugio” bresciano, Bari 2023, Edizioni Dal Sud, pp. 9 – 12;

Giovanni Modugno: un “maestro di senso” per la scuola italiana di oggi, “Educazione & Scuola”, XXVIII, dicembre 2023, 1156;

Giovanni Modugno e Gaetano Santomauro nel personalismo pugliese, italiano ed europeo del ‘900, “Educazione & Scuola”, XXIX, settembre 2024, 1163;

 

[1] G. SANTOMAURO, Giovanni Modugno attraverso gl’inediti, “Rassegna Pugliese”, IV, apr. – mag. 1969, nn. 4-5, p. 153.

[2] V. CAPORALE, Giovanni Modugno. Pedagogia come “scienza della vita”, Bari 1997, Cacucci editore, p. 14.

[3] Molto interessante il volume di G. CAPURSO, Due Maestri per il Sud: Gaetano Salvemini e Giovanni Modugno, Corato, 2022, SECOP;

[4] Si veda, a tal riguardo, il prezioso volume di V. ROBLES Giovanni Modugno e il suo “rifugio” bresciano, Bari 2022, Edizioni Dal Sud.

[5] G. CAPURSO, Op. cit., p. 89.

[6] Non è un caso che entrambi si richiamino alla concezione etica espressa nel Critone platonico.

[7] Si veda, a tal riguardo, G. SANTOMAURO, Op. cit., pp. 156 – 160.

[8] Cfr. V. CAPORALE, Op. cit., pp. 48 – 54.

[9] V. CAPORALE, Giovanni Modugno. Pedagogia come “scienza della vita, cit., pp. 57 – 58

[10] V. CAPORALE, Giovanni Modugno. Pedagogia come “scienza della vita, cit., p. 61. Sull’importante figura del maestro canosino, si veda di VITTORIANO CAPORALE, Mauro Carella. Un maestro del Sud, Bari 1997, Cacucci.

[11] V. CAPORALE, Op.  cit., p. 59.

[12] V. CAPORALE, Op. cit., p. 31.

[13] Ibidem.

[14] V. CAPORALE, Op. cit., p. 41.

[15] V. CAPORALE, Op. cit., pp. 77 – 78 passim.

[16] V. CAPORALE, Op. cit., pp.  96 – 98.

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