I bambini nati con HIV possono essere “curati”?

Le terapie antiretrovirali in gravidanza o durante il travaglio hanno ridotto di molto la trasmissione del virus dell’HIV da madre a bambino. Ciò nonostante, nel 2023, 130.000 bambini nel mondo sono nati con l’infezione. Ora i risultati di uno studio appena presentato in un’importante conferenza su HIV e AIDS aprono un cauto ottimismo sulla salute dei piccoli sieropositivi dalla nascita.

Se trattati da subito con terapia antiretrovirale (AntiRetroviral Therapy, ART), neonati e bambini riescono, se non a raggiungere la guarigione – termine da usare con estrema cautela contro questo virus, capace di nascondersi a lungo e poi riprendere ad infettare – almeno a sostenere lunghi periodi liberi dall’HIV, pur avendo sospeso le cure.

La prima, ma non la sola. Il caso più famoso di remissione di questo tipo è quello della piccola nota come Mississippi baby. La bambina, nata nel 2010 da una madre che non aveva ricevuto cure in gravidanza, fu trattata con farmaci ART dalla sua 30esima ora di vita. Per qualche ragione, i familiari interruppero le cure al 18esimo mese di età della neonata, che però rimase per i successivi 27 mesi senza tracce di virus dell’HIV nel sangue, prima di ammalarsi di nuovo. A quel punto riprese le cure antiretrovirali con buoni risultati. 

Altri casi simili. Deborah Persaud, virologa del Johns Hopkins Children’s Center che aveva seguito il caso, ha riferito di altri 4 simili successi terapeutici nel corso della Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections (CROI), la più importante conferenza annuale su HIV e AIDS che si tiene negli Stati Uniti. Di nuovo non si tratta di pazienti “curati”, ma di casi in cui è stata possibile una lunga remissione dall’infezione, pur in sospensione delle cure. Un risultato che gli addetti ai lavori considerano comunque sbalorditivo e che potrebbe ispirare strategie terapeutiche per altri bambini o altri adulti sieropositivi.

Stop temporaneo. Come raccontato su Science, Persaud ha seguito con il suo team 54 neonati di 11 Paesi venuti al mondo con HIV (per esempio perché le madri non sapevano di essere sieropositive o non avevano accesso alle cure) che hanno cominciato a ricevere farmaci ART entro due giorni dalla nascita. Sei di loro, abitanti di località dell’Africa subsahariana hanno sospeso le terapie in seguito ad attente valutazioni di medici e familiari dopo almeno 4 anni vissuti senza alcuna traccia rintracciabile del virus nel loro organismo. In due bambini il virus è tornato dopo alcune settimane, come fa di solito.

Nascosto, ma non scomparso. Il patogeno dell’HIV infatti attacca un tipo particolare di globuli bianchi, i linfociti T CD4 (necessari a combattere tumori e infezioni) usandoli per replicarsi. Il trattamento antiretrovirale interrompe questo ciclo di replicazioni: a quel punto, anche se il virus sembra essere del tutto scomparso, alcuni linfociti infetti possono persistere come “riserva virologica” in certi organi e tessuti. Una sorta di infezione latente pronta a riemergere anche a distanza di anni.

Un anno senza virus. I bambini in cui l’infezione si è ripresentata sono tornati ad assumere farmaci e stanno bene. Gli altri 4 sono rimasti in remissione, cioè senza tracce rintracciabili del virus neanche dai test più sensibili – per almeno 48 settimane. Una di essi è rimasta in remissione per 80 settimane prima che l’HIV risorgesse dal suo silenzio e la ragazza ricominciasse le cure.

Prima si inizia, meglio è. Questa è, se non altro, la prova che il caso della Mississippi baby non era un fatto isolato. Teoricamente un trattamento che inizi immediatamente dopo l’infezione ha più chance di assottigliare da subito le riserve virali. Negli adulti le cure istantanee sono difficili perché di rado si sa con precisione quando si è contratta l’infezione. Per i bambini rimasti contagiati in gravidanza i tempi sono più chiari. E se si “fanno fuori” subito le riserve virali è più facile per il sistema immunitario contenere l’infezione.

La strada giusta? Altre ricerche sono arrivate a risultati simili, dimostrando che, nelle condizioni sopra descritte, potrebbe essere teoricamente possibile arrivare a controllare il virus per lunghi periodi di tempo. Come sarà usato tutto questo, è una pagina ancora da scrivere.

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Global Giornata for the Campaign Against HIV

Giornata mondiale per la lotta contro l’AIDS

UNICEF: circa 98.000 ragazze adolescenti hanno contratto l’HIV nel 2022 – ovvero 1.900 nuovi casi ogni settimana

Nuovo studio UNICEF sui bambini che vivono con HIV e AIDS

A livello globale, nel 2022 ci sono stati 270.000 nuovi casi di HIV fra tutti i bambini e gli adolescenti fra 0 e 19 anni, portando il numero totale di giovani che vivono con l’HIV a 2,6 milioni.

A livello globale, circa 1 milione di persone fra 0 e 19 anni che vive con l’HIV non sta ricevendo trattamenti e oltre la metà di loro – circa il 60% – vive in Africa orientale e meridionale.

Solo il 57% dei bambini di età compresa tra 0 e 14 anni riceve le cure antiretrovirali, rispetto al 77% delle persone di età pari o superiore a 15 anni.

Nel 2022, 99.000 bambini e adolescenti di età compresa tra 0 e 19 anni sono morti a livello globale per cause legate all’AIDS, rappresentando il 15% di tutti i decessi legati all’AIDS.

1 dicembre 2023 – SecondoilGlobal Snapshot on Children with HIV and AIDS  (l’ultima Panoramica Globale sui bambini che vivono con HIV e AIDS) dell’UNICEF, lanciato in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS, circa 98.000 ragazze adolescenti fra i 10 e i 19 anni hanno contratto l’HIV nel 2022 – ovvero 1.900 nuovi casi ogni settimana.

Mentre i casi totali fra le ragazze tra i 10 e i 19 anni sono quasi dimezzati dal 2010 – da 190.000 a 98.000 – lo scorso anno, le ragazze avevano ancora più del doppio di probabilità di contrarre l’HIV rispetto ai ragazzi. A livello globale, ci sono stati 270.000 nuovi casi di HIV fra tutti i bambini e gli adolescenti fra 0 e 19 anni nel 2022, portando il numero totale di giovani che vivono con l’HIV a 2,6 milioni.

“È inaccettabile che le ragazze adolescenti, che dovrebbero pianificare il loro futuro, continuino a sopportare il peso maggiore della diffusione dell’HIV”, ha dichiarato la Direttrice Associata dell’UNICEF per l’HIV/AIDS Anurita Bains. “Noi – Nazioni Unite, comunità, governi e organizzazioni – dobbiamo eliminare gli ostacoli che rendono l’HIV una minaccia per la loro salute e il loro benessere. Ciò include la garanzia che la salute sessuale e riproduttiva e i diritti delle ragazze e delle giovani donne siano rispettati”.

Le ragazze continuano a sopportare il peso dell’epidemia di HIV a causa, in parte, delle disuguaglianze di genere che spesso portano le ragazze a non riuscire a negoziare rapporti sessuali protetti; della povertà che si manifesta nelle comunità lontane dai centri di assistenza sanitaria e della mancanza di accesso ai programmi di prevenzione dell’HIV e per la salute sessuale e riproduttiva.

Nell’Africa sub-sahariana, la diffusione dell’HIV tra le ragazze e le giovani donne adolescenti – di età compresa tra i 10 e i 24 anni – è costantemente superiore di oltre tre volte rispetto alla loro controparte maschile. I dati più recenti mostrano che l’Africa orientale e meridionale continuano a sostenere il carico maggiore di contagi da HIV nella fascia di età compresa tra 0 e 19 anni, seguita dall’Africa occidentale e centrale, dall’Asia orientale e dal Pacifico, dall’America Latina e dai Caraibi e dall’Asia meridionale.

La Panoramica Globale sottolinea ulteriormente come, rispetto agli adulti, bambini e adolescenti affrontino considerevoli disuguaglianze nell’accesso alle cure. A livello globale, circa 1 milione di persone fra 0 e 19 anni che vive con l’HIV non sta ricevendo trattamenti e oltre la metà di loro – circa il 60% – vive in Africa orientale e meridionale.

Le procedure diagnostiche complesse per i bambini, i requisiti specifici dei test per i neonati che non sono sempre disponibili nei Paesi a medio e basso reddito e la mancanza di farmaci antiretrovirali adatti all’età per i gruppi di età più giovani sono tra le ragioni per cui solo il 57% dei bambini di età compresa tra 0 e 14 anni riceve le cure antiretrovirali, rispetto al 77% delle persone di età pari o superiore a 15 anni.

I progressi per porre fine all’AIDS rimangono lenti: nel 2022, 99.000 bambini e adolescenti di età compresa tra 0 e 19 anni sono morti a livello globale per cause legate all’AIDS, rappresentando il 15% di tutti i decessi legati all’AIDS, anche se questa fascia di età comprende solo il 7% delle persone con HIV.

Note

Tabella* che mostra i dati relativi alla popolazione di bambini e adolescenti che vivono con HIV nelle regioni a più alta concentrazione:

Indicatore per etàAfrica orientale e meridionaleAfrica occidentale e centraleAsia dell’est e PacificoAsia del SudAmerica Latina e Caraibibambini 0-14 anniPopolazione con HIV940.000390.00051.00078.00042.000Nuovi casi 202260.00050.0006.6005.8005.300Adolescenti fra 15 e 19 anniPopolazione con HIV690.000180.00048.00058.00043.000Nuovi casi 202277.00016.00015.0008.60011.000

*Nota: la somma dei numeri potrebbe non essere esatta a causa delle cifre arrotondate.

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