Virus dell’influenza: la prossima pandemia

All’origine della prossima pandemia ci sarà probabilmente un virus dell’influenza: ne sono convinti gli esperti internazionali che vedono, nella capacità dei patogeni di questa famiglia di mutare continuamente, le premesse per una loro evoluzione assai più letale.

In base all’indagine, che ha coinvolto epidemiologi da tutto il mondo e che sarà presentata al congresso dell’European Society of Clinical Microbiology and Infectious Diseases (ESCMID) di Barcellona tra il 27 e il 29 aprile, l’influenza è considerata dal 57% degli scienziati interpellati la malattia a più alto potenziale pandemico.

Microrganismi trasformisti. Lo studio, condotto da Jon Salmanton-García dell’Università di Colonia, in Germania, ha raccolto 187 diversi pareri da esperti provenienti da 57 diversi Paesi, a cui è stato chiesto di mettere in ordine le malattie infettive in ordine di pericolosità, immaginando la loro capacità di diffondersi a livello globale.

Al primo posto è finita l’influenza per via della sua capacità di evolvere e ripresentarsi, a ogni stagione, con caratteristiche leggermente diverse. «Ogni inverno l’influenza compare – spiega Salmanton-García – e si potrebbero descrivere queste ondate come “piccole pandemie”. Sono più o meno controllate perché i diversi ceppi che le causano non sonno sufficientemente virulenti – ma non sarà per sempre necessariamente così».

Disease X. Il 21% degli esperti considera invece come prima minaccia pandemica la cosiddetta “Malattia X”, termine che designa un’ipotetica nuova patologia infettiva dai sintomi non ancora noti, che potrebbe attentare alla salute globale. Al momento sono migliaia i patogeni che gli esperti tengono d’occhio in maniera prioritaria, e quando bisogna farvi riferimento senza indicare nello specifico uno di essi si usa questa espressione. Un giorno potrebbero arrivare ad infettare l’uomo in modo improvviso e incontrollato, come accaduto alla fine del 2019 con il SARS-CoV-2, il virus della Cohttps://www.focus.it/temi/sars-cov-2ViD-19.

Covid declassata. Il SARS-CoV-2 è stato considerato prima minaccia pandemica dall’8% degli esperti, mentre organismi che presi singolarmente sono altamente letali, come il virus che causa la febbre di Lassa (un tipo di febbre emorragica), il virus Ebola e il virus Zika, sono stati ritenuti una seria minaccia globale soltanto dall’1-2% degli intervistati.

Lo spettro dell’influenza aviaria. Proprio la scorsa settimana l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sollevato preoccupazioni circa la diffusione del virus dell’influenza aviaria H5N1, un sottotipo di influenza A che circula negli uccelli e che è capace di causare una malattia anche in molte specie di mammiferi, incluso l’uomo.

Nelle ultime settimane il virus dell’influenza aviaria si è diffuso tra le mucche da allevamento in 12 Stati americani, una circostanza che ha lasciato di stucco gli esperti, perché i bovini erano considerati animali a basso rischio infezione per questo tipo di patogeno. Secondo l’OMS gli ultimi avvenimenti aumentano il rischio di ulteriori adattamenti del virus per effettuare uno spillover dagli animali all’uomo (alcuni operatori che lavorano a contatto con i bovini sono già stati infettati) e imparare a trasmettersi da uomo a uomo, abilità di cui è ancora fortunatamente privo.

Negli ultimi 20 anni, nelle centinaia di casi di esseri umani rimasti contagiati dal virus per un contatto diretto con animali infetti, l’aviaria si è rivelata altamente letale per l’uomo, perché il nostro organismo è poco equipaggiato a combatterla. Tuttavia, e diversamente da quanto accaduto con il virus della covid, contro l’influenza aviaria disponiamo già di vaccini efficaci. La sfida, se fosse necessario, sarebbe organizzare la logistica per produrli e distribuirli su larga scala.

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