La palma super resistente che ha invaso il Nord Italia

Un frammento di spiaggia al cospetto dei ghiacciai. Con la bella stagione, passeggiando nei boschi sulle Alpi, si potrebbero incontrare diverse palme. Non sono molto alte e formano piccole isole di macchia tropicale all’interno della foresta. Queste piante, in realtà, non sono del tutto fuori luogo. Al contrario: originarie di una vasta area che dalla Cina centrale e dal Giappone raggiunge le pendici dell’Himalaya nel Sudest asiatico, possono resistere a temperature invernali che solo di rado si toccano oggi sulle nostre montagne. La palma di Fortune (Trachycarpus fortunei), così come si chiama questa specie, è stata (ed in parte lo è ancora) un classico dei giardini esotici nei climi più freddi. Nel suo ambiente naturale può crescere oltre di duemila metri di altitudine. In Europa è stata introdotta a fine Ottocento per l’adattabilità al clima dell’Italia settentrionale dove si può coltivare all’aperto, e senza cure incessanti, anche nelle aree alpine.

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Spiagge: che cosa c’è sotto la sabbia?

Vacanze al mare. Senza immaginare che, quando andiamo in spiaggia e stendiamo il telo mare sulla sabbia o giochiamo a racchettoni, lo stiamo facendo sopra un pezzo di storia geologica d’Italia. Sotto i nostri piedi – e ombrelloni – ci può infatti essere roccia che svettava sulle Alpi, materiale espulso da antiche eruzioni vulcaniche, pietra dorata scesa dagli Appennini. Già, perché le spiagge della nostra penisola (almeno buona parte di esse, come vedremo) nascono in montagna.
«Sono formate dal materiale eroso all’interno dei bacini idrografici dei fiumi e da questi portato a valle: tutta Italia, dalle Alpi agli Appennini, contribuisce quindi a creare le spiagge italiane. E così come è complessa la geologia della penisola e delle sue montagne, così è differente la composizione delle spiagge», riassume Enzo Pranzini, docente di dinamica e difesa dei litorali all’Università di Firenze e autore del libro Granelli di sabbia.

Veniamo giù dai monti. Un giro d’Italia da spiaggia a spiaggia, oltre che bellissimo, è dunque un vero Grand Tour geologico. Che facciamo con la guida degli esperti. Per ricostruire le “fonti” delle spiagge dobbiamo innanzitutto risalire i fiumi. «Trasportano il materiale proveniente dalle rocce che affiorano nella loro area di alimentazione, sbriciolate dai fenomeni di erosione», spiega Massimo Moretti, docente di Sedimentologia all’Università di Bari e coordinatore del Corso di laurea in Scienze Ambientali di Taranto.
«All’arrivo al mare, entra in gioco un secondo mezzo di trasporto: le correnti. Sono generate dalle onde e portano le sabbie verso terra e verso mare, o anche lungo la costa: in pratica, le onde che non arrivano perfettamente perpendicolari alla costa spostano la sabbia anche parallelamente a essa. Questo processo si chiama deriva litorale, segue i venti dominanti (che generano le onde, ndr) e permette alle sabbie di viaggiare per centinaia di km lungo le coste».

Cominciamo il nostro tour dal Po e dalla parte settentrionale dell’Adriatico. «Il Po trasporta materiali da due catene montuose, Alpi e Appennini settentrionali: i sedimenti portati sono dunque diversi e questa complessità è riflessa nelle spiagge adiacenti il delta del Po», dice Moretti. E continua Enzo Pranzini, «le sabbie grigie del Po – con materiali dalle montagne alpine – dominano nella costa più settentrionale dell’Emilia-Romagna. Ma ogni fiume dà il suo contributo e i flussi di sabbie si mescolano. A Rimini e sulla riviera romagnola i sedimenti provengono dall’Appenino e si muovono verso nord spinti dalle correnti indotte dal moto ondoso.

Nella parte nord dell’Adriatico, ci sono i fiumi (come Brenta o Piave) che veicolano sedimenti dalle Alpi Orientali, per esempio nati dai calcari chiari delle Dolomiti. Pensiamo al Tagliamento, che sfocia e porta materiale alla spiaggia di Lignano Sabbiadoro (UD): un tesoro di sabbia gialla, tanto che, al momento di costituire il nuovo comune nel 1959, al toponimo fu aggiunto l’epiteto “Sabbiadoro” prima usato a scopo promozionale. Le sabbie chiare marchigiane e abruzzesi sono alimentate da materiali erosi sugli Appennini, in zone dove prevalgono i calcari». La spiaggia è insomma una sintesi di rocce: ecco spiegate le differenze di colore tra granelli di arenili diversi o anche di una stessa spiaggia.

Andiamo tra Liguria e Toscana, «tra la foce del Magra (Bocca di Magra, SP) e Livorno. Il Magra, dall’Appennino Tosco-Emiliano, porta al mare anche i sedimenti del Vara: viene dall’Appennino Ligure ed è ricco di materiali scuri e con punte di verde dovute a rocce verdognole come le ofioliti. Le sabbie sono spinte a sud, arrivando a Marina di Pietrasanta (LU) dove incontrano i sedimenti più chiari dell’Arno (che sfocia a Marina di Pisa), che la corrente trasporta a nord e a sud fino a Livorno. Negli spostamenti, i sedimenti si lasciano dietro i granuli più grossi e vengono abrasi: ecco perché nella zona di convergenza di Marina di Pietrasanta si trova la sabbia più fine da Bocca di Magra a Livorno», dice Pranzini. In bianco o in rosa. Abbiamo parlato del trasporto via fiumi e mare. Prima di continuare il tour, spieghiamo cosa succede… all’arrivo, dove la sabbia si deposita formando la spiaggia. Che è ben più della striscia che frequentiamo in vacanza: la parte emersa è solo una frazione di quella sott’acqua. «Consideriamo spiaggia quell’ambiente che va dalla base delle dune fino alla profondità a cui si risente dell’effetto delle onde, che erodono, trasportano e depositano le sabbie», spiega Moretti. Onde e mareggiate spostano la sabbia, trasportandola verso la costa o verso il largo. Non c’è solo la sabbia, poi. «Esistono spiagge di ghiaia, che si formano spesso nei pressi dei delta dei fiumi», dice Moretti.

E nelle zone con pochi corsi d’acqua? «Un esempio è la Puglia: ci sono solo due fiumi pugliesi capaci di trasportare grandi quantità di sedimenti nel Mare Adriatico: il Fortore, per le zone a nord del Gargano, e l’Ofanto a sud.

Ci sono vaste zone carsiche dove buona parte delle precipitazioni viene inghiottita nella falda profonda senza scorrere in superficie. Nella parte ionica del Salento si creano però le spiagge bioclastiche: sono quelle formate da frammenti di conchiglie e di altri organismi marini, rotti dall’azione delle onde. Sono costituite nella quasi totalità da carbonato di calcio, il componente inorganico di conchiglie e altri resti di animali. È il caso delle spiagge di Porto Cesareo o di Pescoluse in provincia di Lecce», spiega Moretti.
Sabbia del Salento. Il carbonato di calcio è bianco e dà alle sabbie un colore candido. Queste spiagge dipendono in realtà da una pianta: la posidonia, che forma praterie sommerse. «Questi organismi con guscio vivono nel posidonieto e quando muoiono i loro resti finiscono sulla spiaggia con quelli della posidonia. Questa si decompone, i frammenti dei gusci restano. La posidonia quindi è fondamentale per fornire materiale a queste particolari spiagge, oltre a costituire una barriera naturale che limita l’erosione costiera: i suoi resti non andrebbero eliminati dalle spiagge», conclude Moretti. «E comunque in generale nelle spiagge una componente organica c’è sempre».

Analogo è il meccanismo che ha creato una formazione straordinaria: la Spiaggia Rosa dell’isola di Budelli (SS), in Sardegna. È composta da frammenti di gusci di Miniacina miniacea: è un foraminifero, un protozoo che si costruisce un guscio calcareo di colore rosa. Vive sulla posidonia e quando muore arriva sulla costa con i resti della pianta. Sabbie di origine biologica si possono trovare anche nelle pocket beach, le “spiagge a tasca”. «Sono quelle limitate da due promontori, sui quali le onde, frangendosi, perdono energia facendo depositare tutti i gusci degli organismi nella baia fra essi compresa», spiega Moretti. «Normalmente, a meno che non siano sede di un fiume, le pocket beach hanno pochi sedimenti terrigeni (provenienti dall’erosione delle rocce più antiche, ndr). Una minima parte viene dall’erosione delle rocce dei promontori stessi. Il resto, come nelle pocket beach della Puglia, proviene dai gusci dei tanti organismi che popolano i fondali marini». Spiagge sonore. Anche alcuni minerali molto diffusi creano spiagge chiare. «Uno di questi è il quarzo, che è trasparente ed è ben presente nelle nostre spiagge perché molto abbondante nelle rocce. Lo stesso vale per altri minerali chiari come i feldspati. E chiari possono anche essere i sedimenti che vengono dai calcari», riassume Moretti.

A volte i materiali si mescolano. «La spiaggia bianca della Pelosa a Stintino (SS), oltre al quarzo proveniente dai graniti che affiorano nella zona, ha in realtà più del 50% di frammenti di resti di animali», aggiunge Pranzini. Parlando di quarzo, un capolavoro naturale costituito da questo minerale è la spiaggia di Is Arutas (OR). La formano granuli di quarzo, arrotondati dall’erosione fino a formare chicchi bianchi e rosati, con inclusioni di altri colori come il verde. Sempre di granelli di quarzo è la spiaggia di Cala Violina a Scarlino (GR). La sua particolarità non è il colore. «È una spiaggia sonora: quando vi si cammina sopra, stride come un violino. L’abbondanza di quarzo si deve al fatto che è un materiale molto resistente: gli altri, più erodibili, sono stati persi e non rimpiazzati perché la spiaggia viene poco alimentata da nuovo materiale», dice Pranzini. Il quarzo è rimasto, con il suo effetto sonoro.

Dalle spiagge chiare, passiamo però alle scure. Che origine hanno? «Molte sono prodotte da materiali vulcanici, dallo sbriciolarsi per esempio del basalto (una roccia scura di origine vulcanica)», spiega Pranzini. Nascono da materiale vulcanico le spiagge nere delle Eolie, come Sabbie Nere a Vulcano e Ficogrande a Stromboli. L’arcipelago siciliano ha vulcani ancora attivi, ma a volte le sabbie scure rimandano a vulcani lontani ed estinti. Qualche esempio? «I minerali che arrivano nell’Adriatico dal monte Vulture, in Basilicata: sono scuri e hanno una densità maggiore (circa 3,6 g/cm³) rispetto per esempio al quarzo (circa 2,6 g/cm³). Per questo sono trasportati in modo diverso, selettivo, rispetto agli altri minerali: tra Margherita di Savoia (BT) e Otranto (LE), per esempio, formano tipiche lamine nere che si alternano alle sabbie chiare», dice Moretti.
La magnetite nella sabbia. Questi minerali sono per esempio anfiboli e pirosseni, comuni nelle rocce magmatiche, e magnetite: un minerale ferroso con densità ancora maggiore (oltre 5 g/cm³), con le più intense proprietà magnetiche in natura, presente nelle rocce basaltiche. Basta una calamita per attrarre la magnetite dalla sabbia. «Allo stesso modo dagli antichi vulcani del Lazio “scendono” i sedimenti scuri che alimentano le spiagge della regione e arrivano a conquistare parte del litorale toscano», dice Pranzini.

Sfumature di nero. Le sfumature di nero possono essere molte. Una è quella della spiaggia di Terranera all’Isola d’Elba.

«È ricca di minerali di ferro: provengono dal materiale di scarto dall’attività mineraria sull’isola. Se fossero rimasti dentro la montagna, non sarebbero arrivati sulla riva», dice Pranzini. Qui si estraevano magnetite, ematite, pirite, minerali di ferro i cui frammenti ora si trovano nella spiaggia scura e luccicante. Ci sono però anche spiagge scure con origini slegate dai vulcani. «Come la spiaggia nera di Cala Jannita a Maratea (PZ), sulla costa tirrenica della Basilicata: è alimentata da calcari e dolomie nerastre (rocce sedimentarie, ndr) che affiorano nel bacino da cui le acque arrivano alla costa. Non tutti i calcari sono chiari», dice Pranzini.
Nella tavolozza delle sabbie italiane ci sono anche rosso e arancione. «Dove si vedono, è segno che ci sono ossidi di ferro», conclude Pranzini. È arancione la spiaggia di Porto Ferro (SS) in Sardegna, dove il colore è dato dalla presenza di ossidi di ferro nelle arenarie che la alimentano. Il punto in cui stendiamo l’asciugamano, insomma, merita davvero attenzione.

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Tutti al mare: le spiagge più belle viste dall’alto

Schede Didattiche di Geografia: il Clima

Il clima è uno degli elementi fondamentali che influenzano la vita sulla Terra. Studiare il clima aiuta gli studenti a comprendere meglio come funzionano i diversi sistemi climatici, il loro impatto sugli ecosistemi e sulla vita umana, e l’importanza di proteggere l’ambiente.
Le schede didattiche di geografia sul clima per la scuola primaria sono strumenti preziosi che combinano informazioni scientifiche con attività pratiche e interattive, rendendo l’apprendimento coinvolgente e stimolante. Queste schede non solo forniscono una base solida di conoscenze climatiche, ma aiutano anche a sviluppare il pensiero critico e le capacità di ricerca degli studenti.
A fine articolo potrete scaricare gratuitamente in formato PDF le “Schede Didattiche di Geografia: il Clima, Per la Scuola Primaria“.
Indice

Che Cos’è il Clima?
Definizione di Clima
Il clima è la media delle condizioni atmosferiche in una regione per un periodo prolungato di tempo. Diversamente dal tempo, che descrive le condizioni atmosferiche giornaliere, il clima riguarda tendenze e modelli a lungo termine. Comprendere questa distinzione è fondamentale per gli studenti.
Elementi del Clima
Gli elementi principali che determinano il clima di una regione includono temperatura, umidità, precipitazioni, pressione atmosferica, vento e radiazione solare. Ogni scheda didattica dovrebbe spiegare questi elementi in modo chiaro e accessibile, utilizzando esempi e illustrazioni.
Tipi di Clima
Clima Temperato
Il clima temperato è caratterizzato da inverni freddi e estati calde, con precipitazioni distribuite uniformemente durante l’anno. Esempi di regioni con clima temperato includono gran parte dell’Europa e del Nord America. Le schede didattiche possono includere mappe e grafici per mostrare le variazioni climatiche stagionali.
Clima Tropicale
Il clima tropicale è caratterizzato da temperature elevate tutto l’anno e abbondanti precipitazioni. Questo tipo di clima si trova nelle regioni vicino all’equatore, come l’Amazzonia e il Sud-est asiatico. Attività pratiche come la creazione di mini-terrarie possono aiutare gli studenti a comprendere meglio gli ecosistemi tropicali.
Clima Polare
Il clima polare è caratterizzato da temperature estremamente basse e ghiacci perenni. Questo clima si trova nelle regioni artiche e antartiche. Le schede didattiche possono includere esperimenti sul raffreddamento e la conservazione del calore per spiegare come gli animali e le piante si adattano a queste condizioni estreme.
Clima Arido
Il clima arido, o desertico, è caratterizzato da scarse precipitazioni e grandi variazioni di temperatura tra il giorno e la notte. Esempi di regioni con clima arido includono il Sahara e il Deserto del Gobi. Le attività possono includere la costruzione di modelli di deserti e discussioni sui metodi di conservazione dell’acqua.
Attività per le Schede Didattiche sul Clima
Disegni da Colorare
Disegni da colorare di diverse scene climatiche, come un giorno soleggiato, una tempesta di neve o una foresta pluviale, possono aiutare gli studenti a visualizzare meglio le informazioni apprese e rendere l’apprendimento più divertente.
Esperimenti Semplici
Gli esperimenti pratici sono un ottimo modo per rendere il clima tangibile. Ad esempio, creare un mini-ciclone in bottiglia o un barometro fatto in casa può aiutare gli studenti a comprendere meglio i fenomeni atmosferici.
Giochi Educativi
Giochi come il bingo del clima, i puzzle delle mappe climatiche o i quiz interattivi possono rendere l’apprendimento del clima più dinamico e coinvolgente. Questi giochi possono essere utilizzati per consolidare le conoscenze e promuovere la competizione amichevole in classe.
Progetti di Gruppo
Promuovere il lavoro di gruppo assegnando progetti collaborativi in cui gli studenti possono creare presentazioni, poster o modelli di diversi tipi di clima. Questo favorisce la collaborazione e il lavoro di squadra.
Quiz e Domande di Comprensione
Includere quiz e domande di comprensione nelle schede didattiche può aiutare a verificare l’apprendimento degli studenti. Domande come “Qual è la differenza tra tempo e clima?” o “Quali sono le caratteristiche principali del clima polare?” possono aiutare a consolidare le conoscenze.
Conclusione
Le schede didattiche di geografia sul clima per la scuola primaria sono strumenti preziosi che possono rendere l’apprendimento del clima divertente e istruttivo. Utilizzando informazioni dettagliate e attività interattive, gli insegnanti possono aiutare i bambini a sviluppare una comprensione approfondita del clima e della sua importanza.

Potete scaricare e stampare gratuitamente in formato PDF le “Schede Didattiche di Geografia: il Clima, Per la Scuola Primaria”, basta cliccare sul pulsante ‘Download‘:

Domande Frequenti su ‘Schede Didattiche di Geografia: il Clima, Per la Scuola Primaria’

Cosa sono le Schede Didattiche di Geografia sul Clima?
Le schede didattiche di geografia sul clima sono materiali educativi progettati per aiutare gli studenti della scuola primaria a comprendere i vari aspetti del clima. Queste schede combinano informazioni scientifiche con attività pratiche e interattive per rendere l’apprendimento del clima coinvolgente e stimolante.

Perché è importante studiare il Clima nella Scuola Primaria?
Studiare il clima è importante perché aiuta gli studenti a comprendere come funzionano i diversi sistemi climatici, il loro impatto sugli ecosistemi e sulla vita umana, e l’importanza di proteggere l’ambiente. Inoltre, sensibilizza i bambini sulle problematiche legate ai cambiamenti climatici.

Quali informazioni sono incluse nelle Schede Didattiche sul Clima?
Le schede didattiche includono informazioni sui diversi tipi di clima (temperato, tropicale, polare, ecc.), le loro caratteristiche principali, i fattori che influenzano il clima, e l’impatto del clima sugli ecosistemi e sulla vita umana. Sono presenti anche immagini e illustrazioni per aiutare la comprensione visiva.

Come posso utilizzare queste Schede Didattiche in classe?
Le schede didattiche possono essere utilizzate come parte delle lezioni di geografia, per progetti di gruppo, attività di ricerca o come compiti a casa. Possono essere integrate in una lezione più ampia sul clima e gli ecosistemi o utilizzate singolarmente per approfondire specifici aspetti del clima.

Come posso rendere le Schede Didattiche più coinvolgenti per gli studenti?
Per rendere le schede didattiche più coinvolgenti, utilizza immagini vivide e illustrazioni colorate, includi attività pratiche e creative, e promuovi discussioni di gruppo. L’uso di risorse digitali, come video e giochi educativi online, può anche arricchire l’esperienza di apprendimento.

Quali benefici apportano le Schede Didattiche sul Clima agli studenti della Scuola Primaria?
Le schede didattiche aiutano gli studenti a sviluppare il pensiero critico, migliorare le capacità di comprensione e ricerca, e stimolare l’interesse per la geografia e le scienze naturali. Inoltre, promuovono la consapevolezza ambientale e la responsabilità verso il pianeta.

Come posso valutare l’apprendimento degli studenti utilizzando le Schede Didattiche?
L’apprendimento può essere valutato attraverso quiz e domande di comprensione, osservazione delle attività pratiche e artistiche, valutazione dei progetti di gruppo e presentazioni, e discussioni in classe. Feedback regolari e revisione dei compiti possono anche aiutare a monitorare il progresso degli studenti.

Posso adattare le Schede Didattiche per studenti con Bisogni Educativi Speciali?
Sì, le schede didattiche possono essere adattate per studenti con bisogni educativi speciali utilizzando materiali visivi e tattili, semplificando il linguaggio, offrendo supporti audio e video, e suddividendo le attività in passaggi più piccoli e gestibili. Assicurati di fornire istruzioni chiare e di offrire supporto individuale quando necessario.

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