Il primo stimolatore per tetraplegici
Arc-Ex, un dispositivo che consente ai tetraplegici con lesioni non complete del midollo spinale di tornare a muovere braccia e mani, potrebbe essere in commercio negli Usa già entro fine anno, e in Europa nei mesi successivi. È questa la tempistica annunciata da Gregoire Courtine, medico e cofondatore della Onward (che ha sviluppato lo strumento), in seguito allo studio appena pubblicato su Nature Medicine, che mostra la sicurezza e l’efficacia del dispositivo. Stimolando elettricamente il midollo spinale, Arc-Ex determina la contrazione controllata dei muscoli degli arti.
Il dispositivo Arc-Ex è composto da uno stimolatore programmabile e da due elettrodi, che sono applicati sulla pelle in corrispondenza della zona del midollo spinale che controlla gli arti.
© Onward
Risposta oltre le attese. Lo studio è stato condotto in 14 centri specializzati – situati negli Usa, Canada, Regno Unito e Olanda – affiancando la stimolazione elettrica alla riabilitazione. I numeri, i filmati che accompagnano la pubblicazione e le parole di medici e pazienti inducono all’ottimismo. Il 72% dei 60 volontari che hanno portato a termine la sperimentazione ‒ tutti con paralisi di braccia e gambe dovuta a incidenti di varia natura ‒, ha infatti ottenuto miglioramenti sia nella forza che nella funzionalità di braccia e mani, con un importante guadagno nella qualità della vita.
Nei video, si vedono pazienti che tagliano il cibo con forchetta e coltello, che manipolano oggetti, che scrivono sulla tastiera di un computer o risolvono il cubo di Rubik. «Il dato va ben oltre le nostre attese», ha commentato Edelle Field-Fote, direttrice del centro di ricerca sulle lesioni spinali dello Shepherd Center di Altanta (Usa), «ci aspettavamo infatti una risposta del 50%».
Anche per lesioni non recenti. Nei due mesi di osservazione, la stimolazione ha anche migliorato la sensibilità e la qualità del sonno dei volontari, e ridotto gli spasmi muscolari e il dolore. I benefici, inoltre, si sono osservati anche in pazienti la cui lesione risaliva a oltre 10 anni prima, dato che contrasta con l’idea che si debba intervenire molto presto dopo l’incidente per sperare di avere qualche miglioramento. «I risultati superano di gran lunga quelli ottenuti con la sola riabilitazione, che è attualmente la terapia seguita in questi casi», ha sottolineato Chet Moritz, bioingegnere dell’Università di Washington e primo autore dello studio.
Come funziona. Arc-Ex è composto da uno stimolatore programmabile e da due elettrodi, che sono applicati sulla pelle (senza quindi la necessità di interventi chirurgici) in corrispondenza della zona del midollo spinale che controlla gli arti. «La frequenza elevata a cui lavora il dispositivo consente di erogare una corrente sufficiente a muovere braccia e mani», ha spiegato Moritz.
L’effetto si ottiene soltanto quando lo stimolatore è acceso, ma il miglioramento è progressivo: più il dispositivo è utilizzato e maggiori sono i benefici. «Questo ci fa sperare che anche i pazienti che non hanno avuto giovamenti nei due mesi di osservazione possano trarre qualche vantaggio in seguito», ha detto Field-Fote.
Secondo i medici, il miglioramento potrebbe essere legato anche alla rigenerazione delle fibre nervose. «Studiamo questi meccanismi da 20 anni, e nei ratti ci siamo accorti che con il tempo la stimolazione aumenta l’eccitabilità e favorisce la generazione di nuove fibre», ha concluso Courtine.
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