Il tessuto che abbatte le temperature anche di 9°C

Aria condizionata ed abiti leggeri potrebbero non essere più sufficienti per contrastare il riscaldamento globale e le ondate di calore sempre più frequenti. Quest’anno si sono già verificate ondate di calore in diverse aree del mondo, con temperature record in città in Messico, India, Pakistan e Oman con oltre 50°. E si prevede che entro il 2050, le popolazioni – circa il 68% dell’umanità – si sposteranno sempre di più dalle zone rurali alle città, che diventeranno delle vere e proprie isole di calore, dove cemento, marciapiedi e grattacieli provocheranno un ulteriore innalzamento delle temperatura a cause delle radiazioni termiche emesse dai materiali usati in città. Mentre tentiamo di abbattere le emissioni inquinanti, le stesse che hanno provocato e provocano tuttora l’alterazione del clima, si studiano metodi alternativi al caldo imperante. All’università di Chicago, per l’esattezza alla Pritzker School of Molecular Engineering, un gruppo di ricerca ha sviluppato un nuovo

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Benvenuti nell’era più rovente della storia

Non ci sono più dubbi: il 2023 è stato l’anno più caldo da 150 anni a questa parte, da quando cioè sono cominciate le rilevazioni della temperatura globale. La conferma di quanto ipotizzato negli scorsi mesi arriva dai dati satellitari del servizio Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Unione europea, ma lo stesso messaggio sarà probabilmente ribadito nei prossimi giorni anche dalla NASA, dalla NOAA (la National Oceanic and Atmospheric Administration statunitense) e dal gruppo di ricerca Berkeley Earth, che si preparano a pubblicare i loro dati.

Come riporta un articolo pubblicato sul New York Times, non solo l’anno appena trascorso ha battuto i precedenti record di temperatura media globale: li ha proprio inceneriti, una tendenza che molti esperti temono possa indicare un “cambio di passo” nei cambiamenti climatici di origine antropica.

Escalation senza fine. Ogni mese da giugno a dicembre 2023 è stato più caldo dei corrispondenti mesi in qualunque anno precedente, e in particolare l’estate boreale, tra giugno e agosto, è risultata la più calda di sempre. Le temperature medie globali sono risultate 1,48 gradi °C più elevate rispetto all’era pre-industriale e 0,60 °C più alte rispetto alla media 1991-2020. L’anno appena trascorso ha persino battuto il 2016, il precedente anno più caldo della storia, con una temperatura media globale di 14,98 °C, 0,17 °C più elevata rispetto al 2016.

Oltre l’asticella. Anche il mese di dicembre 2023 è stato il più caldo mai registrato, con una temperatura media globale più alta di ben 1,78 °C gradi rispetto al periodo 1850-1900. Circa la metà dei giorni del 2023 ha oltrepassato la soglia dei +1,5 °C dall’era pre-industriale indicata dagli scienziati e negli Accordi di Parigi come limite da non superare, per scongiurare gli effetti più devastanti dei cambiamenti climatici.

Il numero di giorni in cui la temperatura ha ecceduto la media pre-industriale, dal 1990 al 2023. Il rosso più scuro indica temperature uguali o superiori ai +1,5 °C.
© C3S/ECMWF

D’ora in avanti sarà così? Quello che i climatologi stanno ora cercando di capire è se l’ampio margine con cui il 2023 si è piazzato in cima agli anni più torridi di sempre non sia indicativo di un’accelerazione nel riscaldamento globale, nonché un triste monito su come andrà nel futuro. «Gli estremi che abbiamo osservato negli ultimi mesi forniscono una drammatica testimonianza di quanto siamo lontani dal clima nel quale la nostra civiltà si è sviluppata» ha detto Carlo Buontempo direttore del servizio Copernicus.

Sembra poco, invece… Ogni decimo di grado di rialzo delle temperature globali porta energia in eccesso nel sistema termodinamico dell’atmosfera terrestre e alimenta ondate di calore, sistemi temporaleschi più violenti e prolungati, fusione dei ghiacci, innalzamento del livello dei mari e imprevedibilità delle stagioni.

Basta ripercorrere con la mente la cronaca del 2023 per ricordare i record di temperatura in Cina, Iran, Grecia e Spagna, Texas e Sud America; gli incendi che hanno devastato il Canada e il record al ribasso del ghiaccio marino formatosi attorno alle coste dell’Antartide sia in estate sia in inverno.

La concentrazione media mensile di ghiaccio marino attorno all’Antartide nel 2023 secondo il servizio europeo Copernicus. Si noti il confronto con il periodo 1991–2020.
© C3S/ECMWF/EUMETSAT

Oltre alle emissioni. I gas serra e in particolare CO2 e metano sono i principali responsabili di questo disastro annunciato. Ma nel 2023 anche altri fattori, umani e non, potrebbero aver influito. Il primo è l’eruzione del vulcano della nazione insulare di Tonga nel Pacifico: un’esplosione senza precedenti la cui emissione di vapore in atmosfera, avvenuta nel 2022, ha contribuito a intrappolare calore vicino alla superficie terrestre. Il secondo è l’introduzione di limiti sul contenuto di zolfo nel carburante delle navi, che ha abbassato le quantità di aerosol in atmosfera che riflettono la radiazione solare e facilitano l’effetto di raffreddamento. La norma è in vigore dal 2020 ma potrebbe ora iniziare ad avere effetto.

Una zanzara della specie Aedes aegypti, che può diffondere la dengue. Commentando i record di temperature del 2023, la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), ha ricordato che l’aumento delle temperature medie crea le condizioni ideali per la trasmissione di agenti patogeni come zecche, zanzare e parassiti che diffondono malattie anche gravi come il virus Zika, la febbre dengue e la malaria. I fenomeni climatici estremi come le piogge intense e le alluvioni moltiplicano invece il rischio di malattie idrotrasmesse, perché fanno straripare fiumi e mandano in tilt i sistemi fognari.
© Shutterstock

E il 2024? Un terzo elemento è El Niño, il fenomeno oceanico che si manifesta con un aumento della temperatura superficiale della zona costiera del Pacifico orientale e che è spesso legato a record mondiali di alte temperature. Ciò che preoccupa gli scienziati è che negli ultimi decenni, gli anni molto caldi sono stati quelli cominciati mentre El Niño era attivo; ma nel 2023 il fenomeno è iniziato a metà dell’anno e quindi, per molti studiosi non è stato il principale facilitatore dei record registrati. Mentre potrebbe esserlo per il 2024, che potrebbe proseguire le tendenze fin qui viste e piazzarsi se non in cima, comunque nella top 3 degli anni più caldi della Storia.

Oceani quasi saturi. E anche se un singolo anno, per quanto eccezionale come il 2023, non è indicativo della direzione del clima mondiale, ci sono altri segnali molto preoccupanti del fatto che il mondo sembra riscaldarsi più rapidamente di quanto si temesse. Per esempio, il 90% dell’energia intrappolata dai gas serra è assorbita dagli oceani, e recenti osservazioni hanno mostrato che questo accumulo di calore è aumentato in modo drammatico dagli anni ’90, arrivando quasi a raddoppiare tra il 2010 e il 2020 relativamente al periodo 1990-2000. Si tratta di «una curva chiaramente non lineare», ha spiegato Sarah Purkey, oceanografa della Scripps Institution of Oceanography presso l’Università della California a San Diego.

Anomalie mensili di temperature oceaniche superficiali del 2023 rispetto agli stessi mesi nel periodo 1991-2000, evidenziate dal servizio Copernicus.
© C3S/ECMWF

Sempre più caldo. Un altro studio dell’Università di Tolosa uscito a dicembre 2023 documenta un’accelerazione del riscaldamento globale del sistema-Terra (oceani, terraferma, atmosfera, ghiacci) dal 1960, ossia da quando si è registrato un deciso aumento delle emissioni di anidride carbonica.

Segnali preoccupanti che fanno sospettare che il caso del 2023 non rimarrà isolato, e che ci siano fattori in gioco che ancora non comprendiamo pienamente.

Olimpiadi di Parigi: occhio alle temperature

Mentre Parigi si prepara a ospitare la 33esima edizione delle Olimpiadi, dal 26 luglio all’11 agosto 2024, seguita dalla 17esima edizione delle Paralimpiadi, dal 28 agosto all’8 settembre 2024, scienziati e atleti guardano con apprensione alla colonnina di mercurio della capitale francese. I Giochi Olimpici e Paralimpici di Parigi 2024 potrebbero infatti svolgersi in concomitanza alle ondate di calore che, a causa dei cambiamenti climatici, hanno spesso investito la città durante l’estate. Un rischio che potrebbe compromettere non solo le gare, ma la salute stessa degli sportivi.

Cerchi di fuoco: le Olimpiadi nella crisi climatica

A dare l’allarme è un rapporto dal titolo Rings of Fire: Heat Risks at the 2024 Paris Olympics (“Anelli di Fuoco: i rischi del caldo alle Olimpiadi di Parigi 2024”) co-prodotto dalla British Association for Sustainable Sport e dal gruppo di attivisti per il clima FrontRunners, con il supporto scientifico di Mike Tipton e Jo Corbett, fisiologi del laboratorio di ambienti estremi dell’Università di Portsmouth (Regno Unito).
Se lo sport olimpico è spesso associato a primati, ricorda il documento, non bisogna dimenticare che anche il nostro Pianeta sta purtroppo segnando altri tipi di record – in negativo. Sono per esempio 13 mesi consecutivi che il mese corrente è il più caldo di sempre, e l’anno appena trascorso è stato caratterizzato da temperature superiori ai +1,5 °C dalla media pre-industriale.

Temperature peggiori che a Tokyo?

Già nel 2021, le Olimpiadi di Tokyo 2020 si erano tenute in un clima ostile per la tenuta fisica degli atleti, dal punto di vista di caldo e umidità, con temperature fino a 34 °C e un tasso di umidità che arrivava al 70%. Dall’ultima volta che Parigi ha ospitato le Olimpiadi, nel 1924, le temperature medie annuali nella capitale sono aumentate di 1,8 °C. Rispetto a un secolo fa la città va incontro, ogni anno, a 9 giorni in più di giorni in cui la temperatura supera i 30 °C.

Tra il 1947 e il 2023 Parigi è stata investita da 50 ondate di calore: quella dell’estate 2023 ha provocato la morte di 14.000 persone. Estremi come questo sono resi 10 volte più probabili dalla crisi climatica, che ha elevato del 70% il rischio di morte legato all’eccesso di calore nella capitale francese. Ecco perché il rapporto vuole ricordare agli organismi organizzativi di rafforzare i protocolli di sicurezza per le ondate di calore, disincentivare la sponsorizzazione olimpica da parte di compagnie legate ai combustibili fossili (tra i principali responsabili dei cambiamenti climatici) e incoraggiare gli atleti ad alzare la voce, se fossero costretti a gareggiare in condizioni inaccettabili.

Sport e temperature: qual è il limite da non oltrepassare?

«Le condizioni caldo-umide rendono più difficile disperdere calore nell’ambiente e quindi regolare la temperatura corporea profonda (centrale). Ciò compromette le prestazioni fisiche, in particolare quando l’esposizione è prolungata e sono richiesti ritmi di lavoro elevati e sostenuti», spiegano gli autori del report.

Per misurare l’impatto di condizioni climatiche così estreme sull’organismo si usa di solito la temperatura di bulbo umido, che indica la soglia di temperatura e umidità oltre la quale il sudore, che il nostro corpo produce per raffreddarsi, non riesce più ad evaporare. In base a uno studio del 2022, la massima temperatura di bulbo umido che un individuo sano e giovane può tollerare prima di non essere più in grado di regolare la propria temperatura corporea sudando è attorno ai 31 °C (al 100% di umidità). In queste condizioni, neanche un essere umano in piena forza potrebbe sopravvivere per più di 6 ore.

Sport e temperature estreme: limiti da rivedere?

Per scongiurare conseguenze pericolose per la salute e la sopravvivenza stessa come i colpi di calore, per ogni sport sono stati fissati dei limiti di temperatura di bulbo umido, oltre i quali gare e partite possono essere sospese. Per il tennis, se questo indicatore supera i 30,1 °C viene imposta una pausa di 10 minuti, e se supera i 32,2 °C il match può essere sospeso. Anche per il triathlon si deve arrivare a 32.2 °C, ma sono in molti a ritenere che, con la crisi climatica a determinare la “nuova normalità”, questi limiti debbano essere rivisti all’insegna di una maggiore cautela.

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