Il Pantheon contemporaneo di Luca Pignatelli
I punti chiave
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Il potere della citazione è anfibio: incanta per la potenza dell’evocazione, o del soggetto che ne è protagonista , ma al contempo porta in sé il rischio del già visto e la noia dell’ampiamente risaputo.
Se poi il confronto è con i vertici della cultura occidentale, nutrita come è di icone della grecità e della latinità, ecco che la sfida estetica si ammanta d’impossibile. Una sfida che Luca Pignatelli sembra voler accogliere con leggera, misurata consapevolezza. Il suo è un combinato ben disposto di opposti: materiali poveri, lamiere giustapposte e ricucite, grandi teli – verrebbe da definirli “telieri” per la possanza e leggerezza con cui si stagliano sulle oceaniche superfici bianche di questo Museo Fico (la mostra, aperta fino al 26 giugno, e che accoglie anche i lavori di Luca Scarabello, è curata da Luca Beatrice) che li accoglie come velieri d’abisso su cui si posano dense e metalliche mitologiche polene – effigiati da un pantheon statuario fatto di Veneri, Adoni, Hermes, Lapiti, Diane con cervi al seguito, Atlanti e Centauri.
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L’arte come lo «iocari serio, et studiosissime ludere» di Marsilio Ficino porta al di fuori del tempo. Ed è qui che la narrazione di Pignatelli trova la sua forza: consustanzialmente anacronistico perché libero, il suo procedere per giustapposizioni trascende ogni epoca perché tutte le contiene, supera la materialità per questa suo ludico aspirare all’infinito, all’oltre tempo, che fa scempio meraviglioso della classicità sua sposa, evocandone luoghi e culti riatualizzati ben oltre la citazione postmoderna.
Ne è simbolo “Lotta”, ( 2017, tecnica mista su ferro): l’oro di sfondo sfregiato e frastagliato nel suo princisbecco di lamiera si contrappone alle tonalità scure su cui si stagliano i due lottatori di marmi avvizziti. E così, con semplicità disarmante, ludica per l’appunto, le Ere che hanno segnato l’arte occidentale arrivano a noi in un soffio metallico che sa di industria e di inconciliabili complessità.
La Storia e il presente
La storia si confronta con il presente arrestando il suo passo ( cfr “Horses”, 2014, tecnica mista su telone ferroviario) “sub limine janua” della frenesia contemporanea: il tempo è sospeso, tutto rallenta in un memento mori che ha ora leggerezza del passo dei cavalli, ora gli sfregi del “Dioscuro di Leptismania”, (2020, tecnica mista su telone ferroviario. Flashback potenti e indomiti!
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