Chi ha “inventato” l’abbronzatura?

A lanciare la moda dell’abbronzatura fu la stilista francese Coco Chanel, che sul finire degli anni Venti del secolo scorso, di ritorno da una vacanza in Costa Azzurra, sfoggiò la sua tintarella per le strade di Parigi venendo presto imitata da stuoli di “fashion victim”.

PRIMA ERA OUT. In epoca moderna, prima che l’audace Coco decidesse di liberarsi in spiaggia di guanti, ombrellini e parasole, l’abbronzatura era tutt’altro che ben vista, venendo associata ai mestieri umili che si praticavano all’aperto.

E benché i benefici dei raggi solari fossero già noti ai Greci e ai Romani (che prendevano il sole in terrazze dette solaria), un leggero pallore fu per secoli sinonimo di nobiltà e benessere, soprattutto per le donne. Di fronte alla seducente pelle bronzea di Chanel – pronta ad affermare che “l’abbronzatura dorata è chic” – le abitudini iniziarono però a mutare e la tintarella fu associata ai concetti di bellezza e salute.

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Tintarella poco sana: perché?

Estate: sole, mare e abbronzatura. Ma mentre pensate alla tintarella, pensate anche alla salute della vostra pelle? Meglio ricordarsi, infatti, che proprio perché la cute è la nostra prima linea di difesa di fronte al mondo, è anche molto fragile: sono circa 3.000 le malattie che possono colpirla e perché accada basta che si spezzi l’equilibrio delicato su cui si regge.Ecco perché prenderci cura della pelle è importante, ora più che mai visto che l’ambiente attuale non è più quello dei nostri antenati e ci sono sempre più nemici da combattere, dagli inquinanti nell’aria alle sostanze chimiche con cui veniamo in contatto.Difendersi dal sole. Il sole è uno dei peggiori nemici della pelle: «L’esposizione solare è cambiata nei secoli e oggi è maggiore, complice l’irraggiamento più persistente ma anche le abitudini di vita e i contesti socio-culturali differenti», osserva Ketty Peris, presidente della Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST). «Oggi piace essere abbronzati e così, nonostante gli avvertimenti circa la loro pericolosità, tanti continuano ad abusare dei lettini abbronzanti. Fanno altrettanto male le vacanze mordi e fuggi, in cui il tempo per diventare scuri è poco, e si tende a non proteggersi. Il risultato sono le scottature: quando la pelle è esposta al sole i raggi ultravioletti provocano danni che sono continuamente riparati, ma se si esagera la cute non riesce a farlo e ci si scotta». Le conseguenze vanno dall’invecchiamento cutaneo precoce ai tumori e l’unico modo per evitarle è esporsi al sole con cautela, proteggendosi: per la sintesi della vitamina D sono sufficienti pochi minuti a pelle scoperta; dimenticare la protezione solare invece può essere pericoloso.

Quali creme solari e come usarle. Come scegliere le protezioni solari? «Almeno la prima volta e specialmente se c’è una malattia cutanea, come la dermatite o l’acne, sarebbe consigliabile chiedere al dermatologo», risponde Angelo Valerio Marzano, docente di dermatologia e direttore dell’Unità di Dermatologia del Policlinico di Milano. «Chi per esempio ha la pelle sensibile e tendenza allergica dovrebbe preferire filtri fisici, che hanno un minor potere allergizzante; chi ha la cute grassa può trarre giovamento da prodotti con filtri Uva e Uvb ma che lascino passare la luce blu che ha effetti benefici sull’acne; chi soffre di vitiligine può giovarsi di una protezione alta nei confronti dei raggi Uva e media per gli Uvb (gli Uva sono i più abbondanti e presenti tutto l’anno, accelerano l’invecchiamento perché alterano le fibre di sostegno della pelle; gli Uvb hanno più energia, penetrano a fondo e sono i responsabili dell’abbronzatura ma anche di eritemi e scottature, ndr).

Individuato il prodotto giusto occorre usarlo bene, applicandolo ogni due o tre ore e usandolo tutto l’anno sulle parti scoperte, anche in città. Ma mettere la protezione solare non significa avere il via libera per comportamenti incauti, come non indossare il cappello o esporsi quando l’irradiazione solare è al massimo».

Pelle da fumatore. Ma esistono anche altri nemici. I fumatori per esempio si riconoscono perché la loro cute è più spenta e invecchia prima. Peraltro la nicotina fa male anche per contatto, come ha dimostrato a giugno uno studio dell’Università di Riverside in California (Usa): il fumo di terza mano, con cui possiamo venire a contatto tramite tessuti o altri oggetti presenti in ambienti in cui si è fumato, provoca stress ossidativo sulle cellule dell’epidermide e riduce anche la capacità di difesa della pelle, aumentando la suscettibilità alle infezioni e rendendo più difficile la guarigione delle ferite.
«Anche l’uso eccessivo di detergenti schiumogeni o igienizzanti idroalcolici fa male, così come l’applicazione di deodoranti aggressivi o di prodotti cosmetici di cattiva qualità, che favoriscono la comparsa di punti neri. L’uso di prodotti sbagliati può compromettere l’idratazione cutanea: il film idrolipidico che copre la pelle è indispensabile per mantenerla in salute e va preservato o ripristinato, se è stato compromesso per errori nella cura della pelle o per altri problemi», aggiunge Marzano.

«Trattare bene la pelle significa in primo luogo evitare che si secchi e si disidrati: se si fanno tante docce poi è bene idratarla a fondo», conferma Peris. «Una cute secca infatti è più fragile, perde le sue capacità di difesa e spesso compaiono fastidio e prurito. Se ci si gratta tanto, per giunta, si favorisce l’ingresso dei microrganismi e quindi le infezioni. Anche la scelta degli abiti è importante: quelli sintetici alterano la flora batterica cutanea e gli squilibri che ne derivano possono portare a vere e proprie malattie». La pelle peraltro soffre anche perché è un organo “altruista”, come specifica Marzano: «La vasocostrizione necessaria a mantenerci caldi in inverno per esempio fa sì che nella stagione fredda la pelle sia più fragile e bisognosa di emollienti che ne evitino un’eccessiva secchezza».

La dieta per idratare. Per avere cura della pelle però non basta applicare le creme giuste: bisogna anche idratarsi dall’interno, bevendo a sufficienza soprattutto in estate, per contrastare la perdita di liquidi col sudore che potrebbe seccare troppo la cute.

Anche quello che mangiamo incide su aspetto e salute della pelle: Ian Stephen, psicologo dell’Università di Bristol in Inghilterra, ha dimostrato che le persone con un incarnato dorato come quello garantito da un’alimentazione ricca di vegetali e quindi di carotenoidi sono ritenute più attraenti rispetto a chi ha una pelle meno splendente, a prescindere dall’abbronzatura e dal colore cutaneo di base. Perfino la fotoprotezione poi può passare dal­l’interno, spiega Marzano: «Gli studi recenti hanno mostrato che alcuni integratori, per esempio a base di nicotinamide, svolgono una funzione protettiva sui danni da raggi ultravioletti, consentendo addirittura di prevenire alcune forme di tumore cutaneo associate all’esposizione solare».

Anche la pelle deve dormire (non in spiaggia). Un po’ a sorpresa, altre buone abitudini sembrano aiutare a tutelare la pelle: uno studio sui topolini di ricercatori dell’Università di Irvine, in California, ha dimostrato che alterare il ritmo delle giornate, per esempio spostando a notte fonda l’orario della cena e dormendo poco, può favorire le scottature solari il giorno dopo. Succede perché di notte la pelle si rinnova e si prepara per il giorno successivo, quando al mattino attiva i geni che servono a proteggerla dai raggi Uv. Se non si dorme a sufficienza gli orologi biologici cutanei si sfasano e l’attivazione dei geni protettivi viene ritardata, lasciando la pelle indifesa di fronte ai danni del sole. Fare le ore piccole in estate e poi passare la giornata in spiaggia insomma non è una buona idea, a maggior ragione se ci si dimentica la crema solare.

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8 cose che (forse) non sai sull’abbronzatura

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