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Preistoria: ecco le megatrappole del deserto

Non c’è stato bisogno di attendere la diffusione intensiva dell’agricoltura, le prime civiltà invasive, le scoperte geografiche e la Rivoluzione industriale perché il saccheggio iniziasse. Già 9.000 anni fa l’Homo sapiens imprimeva la sua impronta ecologica sull’ambiente. Lo dimostra uno studio condotto in Arabia Saudita, Giordania, Armenia e Kazakistan che ha chiarito la funzione degli “aquiloni del deserto”, strutture monumentali che viste dall’alto ricordano proprio la forma di grandi aquiloni parcheggiati.
Si tratta di mega trappole realizzate per catturare mandrie di animali: ce ne sono migliaia, realizzate a partire dal Neolitico. Erano costituite da muretti-guida che instradavano gli animali a loro insaputa e convergevano in fosse o trappole a precipizio. In alcuni casi, in grandi recinti piani, dove gli uomini del Neolitico cacciavano come in una moderna riserva recintata di caccia grossa del Sudafrica. Non solo: queste strutture interrompevano le migrazioni degli animali ed ebbero come risultato anche diverse estinzioni.

Ambiente mutato. L’archeologo Rémy Crassard, uno dei massimi esperti di “aquiloni del deserto”, osserva che sono fra le più grandi opere della loro epoca. Gli aquiloni più antichi, nel sud della Giordania, sono stati datati intorno 7000 a.C. L’età degli aquiloni ritrovati nell’Arabia nord-occidentale invece è ancora in fase di determinazione, ma sembra a cavallo della transizione dal tardo Neolitico all’età del Bronzo (5000–2000 a.C.).
In forza al Cnrs francese e condirettore del progetto archeologico Khaybar Longue Durée, lo studioso stima che in 20 anni gli aquiloni del deserto individuati siano passati da 700-800 a circa 6.500, un numero ancora in crescita.

Architettura di caccia. La ricerca condotta dal team di Crassard esclude che gli aquiloni fossero strutture per contenere animali già addomesticati. «Segnarono un profondo cambiamento nelle strategie umane per la caccia», afferma l’archeologo. «Lo sviluppo di queste megatrappole, con la loro complessa pianificazione anche architettonica, ebbe inoltre un impatto macroscopico  sul paesaggio».
A causa delle trappole, però, alcune specie selvatiche dovettero alterare le loro rotte migratorie e altre specie furono cacciate fino all’estinzione.

forma a v. In Arabia Saudita, nella contea di AI-‘Ula, dove la ricerca è guidata da Rebecca Repper dell’Università dell’Australia occidentale, sono stati rilevati 207 nuovi aquiloni. Sono  concentrati sull’Harrat ‘Uwayrid, un’area montuosa con un vulcano spento.
Il team di Repper ha scoperto che un tipo distinto di aquilone a forma di V era la forma dominante in quest’area, a differenza degli altri aquiloni che si trovano altrove.

Gli aquiloni sono stati infatti descritti in varie forme: a “calzino”, ad “accetta” oppure, appunto, a forma di W. Forse, come i palazzi delle prime civiltà, l’architettura delle mega trappole di pietra rappresentava diversi gruppi tribali e culturali.  

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