Che bella era la “Lollo”, diva naturale di un’Italia più simpatica della nostra
Certo, la Lollo veniva da un’Italia che usciva stremata e affamata dalla guerra e sognava l’abbondanza, proprio quella fisica, carnale, ghiandolare. Così, passata ’a nuttata, già alla famosa Miss Italia del 1947 fu un trionfo di signorine grandi forme: in un colpo solo, Lucia Bosè, Gianna Maria Canale, Eleonora Rossi Drago, Silvana Mangano e, appunto, Gina Lollobrigida, così diverse dalle bellezze nervose e sportive del fascio. Non erano ancora tempi di scomuniche politicamente corrette né di accuse di sessismo: alle miss si chiedevano le misure, non cosa pensassero della condizione della donna; il sogno, confessatissimo, era quello del cinema, o almeno dei fotoromanzi, non di fare il magistrato (fateci caso: tutte le miss attuali vogliono diventare giudice) o di impegnarsi per qualche causa ambientalista. Lo sfondo era ancora contadino, ruspante, alla fine ingenuo: un immaginario di poveri ma belli, pane, amore e fantasia, tutto un Cuore con misure 90-60-90 dove ovviamente la bersagliera a dorso d’asino non può che fare breccia nel cuore del maresciallo dal baffo malandrino, salvo preferirgli il giovin principiante imbranato. Anche prodotto da esportazione, però, come già la pizza e la mafia e presto i vestiti e i mobili, sicché Gina spopolò a intermittenza pure a Hollywood: “il petto atlantico”, la chiamava il sublime Marcello Marchesi.
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