Soffermandosi troppo sulla morte il ricordo si affievolisce. La Memoria è vita
Lo sterminio getta un’ombra cattiva su tutto il resto. Invece, dobbiamo tornare a un lavoro ostinato di ricerca e ricostruzione, e perfino a ridere, come con Polanski e Horowitz. La forza di una palla di neve
La settimana scorsa nella regione di Cracovia ha nevicato abbondantemente. Il complesso museale del campo di sterminio di Auschwitz-Birchenau era tutto coperto da uno spesso manto di neve. Un silenzio ancora più irreale avvolgeva tutto, rotto soltanto dal gracchiare di numerose e panciute cornacchie saltellanti. Come sempre in queste settimane c’erano in visita molti studenti, soprattutto italiani: preparati, attenti e motivati, seguiti da bravi insegnanti. Un piccolo gruppo di ragazzi però ha preso a tirarsi palle di neve. Sono stati, giustamente, severamente redarguiti dalle guide polacche: “Sarebbe come giocaste a pallone tra le lapidi di un vostro cimitero!”. In un vecchio film del regista polacco Andrzej Wajda, “Paesaggio dopo la battaglia” (1970), tratto dal racconto dello scrittore Tadeuscz Borowski “La battaglia di Grunwald” (tradotto in italiano “Il mondo di pietra”, Lindau, 2022), si vedono i prigionieri di un campo di concentramento in Germania occidentale, appena liberato dalle truppe americane, correre oltre le barriere di filo spinato e giocare in mezzo alla neve.
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