È uno dei vulcani più antichi del mondo e anche dei più attivi. Lo Stromboli è uno stratovulcano, formatosi cioè attraverso la sovrapposizione di diversi strati di lava solidificata che si sono depositati nel tempo. È in realtà la tipologia più comune, di cui fanno parte anche il Vesuvio, il Fuji in Giappone il Krakatoa in Indonesia. Tranquillo davvero? Anche se siamo abituati a considerare lo Stromboli tranquillo, da qualche anno la sua attività è diventata più intensa e negli ultimi giorni una serie di esplosioni con fuoriuscite di colate laviche e formazione di nubi di cenere ha spinto la Protezione Civile a dichiarare l’allerta rossa. Ma quando si è verificata l’ultima eruzione? Nel 2019 hanno avuto luogo due parossismi significativi, ma l’ultima volta che l’isola fu abbandonata del tutto risale alla seconda metà del 1200.
LE CARATTERISTICHE. Ma andiamo con ordine. Lo Stromboli è situato sull’omonima isola del Mar Tirreno che fa parte dell’arcipelago siciliano delle Eolie. È alto un po’ più di 900 metri, ma si estende per altri 2.000 al di sotto del livello del mare. A circa 700 metri di quota si trova una terrazza craterica con tre crateri attivi, ciascuno contenente diverse bocche da cui fuoriesce una lava densa e viscosa, che di norma percorre solo brevi distanze prima di raffreddarsi. La sua tipica forma conica e la formazione della Sciara del fuoco, la famosa depressione a ferro di cavallo dove si accumula la maggior parte del materiale emesso durante l’attività vulcanica, sono un risultato dell’ultimo ciclo eruttivo risalente a circa 5000 anni fa.
l’attività stromboliana. Le esplosioni continue sono la caratteristica principale della sua attività, definita proprio “stromboliana”, che gli ha valso il soprannome di “faro del Mediterraneo”. Si tratta di una serie ininterrotta che prosegue ormai da diversi secoli. Dà luogo a episodi della durata di qualche decina di secondi a una distanza che può variare da una manciata di minuti a diverse ore. Le esplosioni provocano lanci di frammenti di lava incandescente, lapilli e cenere che si innalzano anche di qualche metro al di sopra delle bocche. Quando l’attività è più sostenuta, si verificano invece episodi di spattering, cioè frammenti di lava fluida emessi in continuazione, e si formano piccole colate all’interno del cratere stesso.
I PAROSSISMI. Più pericolosi sono invece i parossismi che danno luogo al lancio di vere e proprie bombe e di blocchi incandescenti che raggiungono la sommità del vulcano.
La ricaduta di questo materiale piroclastico può anche provocare incendi nella vegetazione e rappresentare un pericolo per la popolazione che abita nei due centri principali dell’isola, Stromboli e Ginostra.
Quando ha eruttato l’ultima volta?
I parossismi più forti degli ultimi 100 anni si sono verificati nel 1919, nel 1930 e nel 2003. A questi si aggiungono gli ultimi due, molto ravvicinati tra loro e accaduti entrambi nell’estate del 2019.
Se invece parliamo di eruzioni più comunemente intese, con emissioni di colate di lava e l’apertura di nuove bocche esterne ai crateri, l’ultima significativa è stata a cavallo tra il 2002 e il 2003 ed è durata ben 206 giorni. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia spiega che questi episodi avvengono più o meno una o due volte per decennio e di solito sono preceduti da esplosioni intense ai crateri sommitali. La lava, però, raggiunge rapidamente il mare e si solidifica.
Nel 2021 si sono invece verificate due eruzioni maggiori, più intense di quelle normali ma non al punto di destare preoccupazione o di essere definite dei parossismi. In questi giorni sono invece in corso delle esplosioni, l’ultima delle quali ha dato luogo a una colata lavica.
Questo intensificarsi dell’attività vulcanica durante gli ultimi anni ha attirato l’attenzione dei ricercatori che temono l’entrata dello Stromboli in una nuova fase. Dai risultati di uno studio pubblicato su Nature Communications sembrerebbe che la lava emessa dal 2019 in poi derivi da livelli più profondi rispetto a quella precedente. Il confronto è stato guidato dalla petrologa Chiara Maria Petrone, del Museo di Storia Naturale di Londra, e ha concluso che qualcosa potrebbe essere cambiato all’interno del condotto magmatico, dove potrebbe addirittura essersi aperto un nuovo canale per la risalita del magma. Il rischio è che si verifichino parossismi ed eruzioni sempre più frequenti e intense.