Come vivevano i babbuini sacri nell’antico Egitto?

Mummie di gatti, cani, serpenti, coccodrilli, falchi, ibis e numerosi altri animali sono tra i reperti archeologici più comuni dell’antico Egitto. Per oltre mille anni, dal IX secolo a.C. al IV secolo d.C., erano infatti molte le specie sacre agli egizi e per questo mummificate a scopo religioso. A destare da tempo la curiosità degli storici e degli archeologi è stata la presenza di numerosi resti mummificati di babbuini, che non essendo autoctoni, dovevano essere trasportati da altri Paesi e poi mantenuti in cattività. Uno studio pubblicato sulla rivista Plos One ha gettato una nuova luce proprio sulle loro condizioni di vita, rimaste sconosciute fino a oggi.

Due specie di babbuini. Con l’aiuto di diverse tecniche scientifiche, come la datazione al radiocarbonio e l’analisi del DNA, un team internazionale di ricercatori ha esaminato le ossa di oltre 36 babbuini mummificati vissuti tra il IX e il VI secolo a.C. e ritrovati all’inizio del Novecento in una necropoli di animali sacri a Gabbanat el-Qurud, conosciuta per tale motivo come “la valle delle scimmie”, nel sud dell’Egitto. Questi esemplari discendevano probabilmente da due specie diverse: l’anubi (detto anche babbuino verde, Papio anubis) proveniente dall’odierno Sudan, e l’amadriade (Papio hamadryas), originario del Corno d’Africa. 

Animali Sacri ma Maltrattati. Delle mummie studiate, solo quattro presentavano scheletri sani, mentre tutte le altre mostravano deformazioni degli arti sintomatici di patologie come il rachitismo, causate da estrema carenza di vitamina D. Secondo gli studiosi, questo indizio indicherebbe che in vita i babbuini venivano rinchiusi in ambienti scuri, privi di luce solare. Per approfondire il campo di ricerca, lo studio ha poi confrontato le ossa delle mummie di Gabbanat el-Qurud con quelle trovate altrove in Egitto. A differenza delle prime, queste ultime avevano valori normali di vitamina D (suggerendo dunque che gli esemplari fossero vissuti all’esterno) ma in compenso presentavano segni di fratture (guarite), circostanza che indica come fossero legati e talvolta picchiati, malgrado la loro sacralità.

Difficile allevamento. Venerati come rappresentazioni di Thoth, il dio della luna e della saggezza, nonché consigliere del dio del sole Ra, i babbuini erano tenuti in gran conto dagli egizi, ma prendersene cura doveva essere un compito arduo. Stando ai ricercatori, la loro natura selvatica e spesso aggressiva, implicava la necessità di rinchiuderli in edifici o recinti con muri alti per impedire loro di scappare. Non bastasse, non essendo autoctoni, dovevano essere importati e tenuti in cattività, con grave deterioramento delle loro condizioni di salute.

Sul tema c’è però ancora molto da scoprire e ulteriori dettagli potrebbero venir fuori esaminando i denti degli animali (in grado di rivelare informazioni sulla loro dieta) o utilizzando il DNA estratto dalle ossa per determinare se fossero stati catturati in natura o allevati in cattività.

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