Gennaio 2024: il più caldo di sempre

Se il 2023 è stato l’anno più caldo da 150 anni a questa parte, anche il 2024 promette bene (si fa per dire). Gennaio 2024 è stato il mese di gennaio più caldo di sempre, da quando si registrano le temperature atmosferiche, con medie globali superiori di 1,7 °C rispetto alla media pre-industriale per questo mese. Lo indicano le rilevazioni del Servizio per i Cambiamenti Climatici Copernicus (C3S), che aggiunge che è stato un gennaio da record anche per le temperature oceaniche superficiali, di poco inferiori rispetto a quelle di agosto 2023, le più calde di sempre.

Una sfilza di record (negativi). Gennaio 2024 è dunque l’ottavo mese di fila in cui le temperature atmosferiche medie registrate sui continenti e sui mari hanno superato ogni precedente record rispetto a quello stesso periodo dell’anno. È anche il dodicesimo mese consecutivo in cui le temperature medie globali superficiali hanno ecceduto quel grado e mezzo rispetto alla media pre-industriale indicato dagli scienziati come limite da non oltrepassare, per scongiurare gli effetti più irreversibili dei cambiamenti climatici.

Qual è l’era pre-industriale? Per considerare oltrepassato questo limite di riscaldamento globale non basta un singolo mese, una settimana e neppure un anno di temperature medie globali superiori a +1,5 °C dall’era pre-industriale. Conta invece la media di lungo termine – sui 20-30 anni – che attualmente è di circa +1,25 °C rispetto all’era-preindustriale, cioè rispetto alla temperatura media registrata tra il 1850 e il 1900. A quell’epoca, probabilmente il Pianeta aveva già cominciato a riscaldarsi per effetto delle emissioni dovute ai combustibili fossili, ma siccome possediamo pochissime rilevazioni scientifiche precise e constanti prima di allora, si è scelto di considerarla come punto di riferimento per ragioni pratiche.

Siamo già fuori limite? Ciò potrebbe anche significare che il livello di global warming raggiunto finora è stato sottovalutato: secondo uno degli studi più accreditati, lo è stato, in effetti, e di circa 0,2 °C. Una ricerca uscita pochi giorni fa su Nature Climate Change e basata sulle temperature oceaniche registrate da antiche spugne suggerisce che ci sbagliamo addirittura di 0,5 °C, e che dunque potremmo aver raggiunto i +1,5 °C dall’era pre-industriale già nel 2010: molti scienziati però non condividono queste conclusioni.

Concentrati sull’obiettivo. A prescindere da quando raggiungeremo, o abbiamo raggiunto i +1,5 °C, sembra ormai sempre più evidente che il riscaldamento globale ha iniziato ad accelerare in modo anomalo. E se le ragioni di base sono sempre le stesse – emissioni di gas serra fuori controllo – i motivi dei valori sconcertanti dell’ultimo anno appaiono un po’ meno chiari: potrebbero c’entrare El Niño, ma anche la recente eruzione del vulcano di Tonga e la riduzione di certi aerosol dall’atmosfera (per approfondire).

L’unica certezza è che la riduzione delle emissioni di gas serra di origine antropica è l’unico modo per fermare questo aumento di temperatura ormai fuori controllo.

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Benvenuti nell’era più rovente della storia

Non ci sono più dubbi: il 2023 è stato l’anno più caldo da 150 anni a questa parte, da quando cioè sono cominciate le rilevazioni della temperatura globale. La conferma di quanto ipotizzato negli scorsi mesi arriva dai dati satellitari del servizio Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Unione europea, ma lo stesso messaggio sarà probabilmente ribadito nei prossimi giorni anche dalla NASA, dalla NOAA (la National Oceanic and Atmospheric Administration statunitense) e dal gruppo di ricerca Berkeley Earth, che si preparano a pubblicare i loro dati.

Come riporta un articolo pubblicato sul New York Times, non solo l’anno appena trascorso ha battuto i precedenti record di temperatura media globale: li ha proprio inceneriti, una tendenza che molti esperti temono possa indicare un “cambio di passo” nei cambiamenti climatici di origine antropica.

Escalation senza fine. Ogni mese da giugno a dicembre 2023 è stato più caldo dei corrispondenti mesi in qualunque anno precedente, e in particolare l’estate boreale, tra giugno e agosto, è risultata la più calda di sempre. Le temperature medie globali sono risultate 1,48 gradi °C più elevate rispetto all’era pre-industriale e 0,60 °C più alte rispetto alla media 1991-2020. L’anno appena trascorso ha persino battuto il 2016, il precedente anno più caldo della storia, con una temperatura media globale di 14,98 °C, 0,17 °C più elevata rispetto al 2016.

Oltre l’asticella. Anche il mese di dicembre 2023 è stato il più caldo mai registrato, con una temperatura media globale più alta di ben 1,78 °C gradi rispetto al periodo 1850-1900. Circa la metà dei giorni del 2023 ha oltrepassato la soglia dei +1,5 °C dall’era pre-industriale indicata dagli scienziati e negli Accordi di Parigi come limite da non superare, per scongiurare gli effetti più devastanti dei cambiamenti climatici.

Il numero di giorni in cui la temperatura ha ecceduto la media pre-industriale, dal 1990 al 2023. Il rosso più scuro indica temperature uguali o superiori ai +1,5 °C.
© C3S/ECMWF

D’ora in avanti sarà così? Quello che i climatologi stanno ora cercando di capire è se l’ampio margine con cui il 2023 si è piazzato in cima agli anni più torridi di sempre non sia indicativo di un’accelerazione nel riscaldamento globale, nonché un triste monito su come andrà nel futuro. «Gli estremi che abbiamo osservato negli ultimi mesi forniscono una drammatica testimonianza di quanto siamo lontani dal clima nel quale la nostra civiltà si è sviluppata» ha detto Carlo Buontempo direttore del servizio Copernicus.

Sembra poco, invece… Ogni decimo di grado di rialzo delle temperature globali porta energia in eccesso nel sistema termodinamico dell’atmosfera terrestre e alimenta ondate di calore, sistemi temporaleschi più violenti e prolungati, fusione dei ghiacci, innalzamento del livello dei mari e imprevedibilità delle stagioni.

Basta ripercorrere con la mente la cronaca del 2023 per ricordare i record di temperatura in Cina, Iran, Grecia e Spagna, Texas e Sud America; gli incendi che hanno devastato il Canada e il record al ribasso del ghiaccio marino formatosi attorno alle coste dell’Antartide sia in estate sia in inverno.

La concentrazione media mensile di ghiaccio marino attorno all’Antartide nel 2023 secondo il servizio europeo Copernicus. Si noti il confronto con il periodo 1991–2020.
© C3S/ECMWF/EUMETSAT

Oltre alle emissioni. I gas serra e in particolare CO2 e metano sono i principali responsabili di questo disastro annunciato. Ma nel 2023 anche altri fattori, umani e non, potrebbero aver influito. Il primo è l’eruzione del vulcano della nazione insulare di Tonga nel Pacifico: un’esplosione senza precedenti la cui emissione di vapore in atmosfera, avvenuta nel 2022, ha contribuito a intrappolare calore vicino alla superficie terrestre. Il secondo è l’introduzione di limiti sul contenuto di zolfo nel carburante delle navi, che ha abbassato le quantità di aerosol in atmosfera che riflettono la radiazione solare e facilitano l’effetto di raffreddamento. La norma è in vigore dal 2020 ma potrebbe ora iniziare ad avere effetto.

Una zanzara della specie Aedes aegypti, che può diffondere la dengue. Commentando i record di temperature del 2023, la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), ha ricordato che l’aumento delle temperature medie crea le condizioni ideali per la trasmissione di agenti patogeni come zecche, zanzare e parassiti che diffondono malattie anche gravi come il virus Zika, la febbre dengue e la malaria. I fenomeni climatici estremi come le piogge intense e le alluvioni moltiplicano invece il rischio di malattie idrotrasmesse, perché fanno straripare fiumi e mandano in tilt i sistemi fognari.
© Shutterstock

E il 2024? Un terzo elemento è El Niño, il fenomeno oceanico che si manifesta con un aumento della temperatura superficiale della zona costiera del Pacifico orientale e che è spesso legato a record mondiali di alte temperature. Ciò che preoccupa gli scienziati è che negli ultimi decenni, gli anni molto caldi sono stati quelli cominciati mentre El Niño era attivo; ma nel 2023 il fenomeno è iniziato a metà dell’anno e quindi, per molti studiosi non è stato il principale facilitatore dei record registrati. Mentre potrebbe esserlo per il 2024, che potrebbe proseguire le tendenze fin qui viste e piazzarsi se non in cima, comunque nella top 3 degli anni più caldi della Storia.

Oceani quasi saturi. E anche se un singolo anno, per quanto eccezionale come il 2023, non è indicativo della direzione del clima mondiale, ci sono altri segnali molto preoccupanti del fatto che il mondo sembra riscaldarsi più rapidamente di quanto si temesse. Per esempio, il 90% dell’energia intrappolata dai gas serra è assorbita dagli oceani, e recenti osservazioni hanno mostrato che questo accumulo di calore è aumentato in modo drammatico dagli anni ’90, arrivando quasi a raddoppiare tra il 2010 e il 2020 relativamente al periodo 1990-2000. Si tratta di «una curva chiaramente non lineare», ha spiegato Sarah Purkey, oceanografa della Scripps Institution of Oceanography presso l’Università della California a San Diego.

Anomalie mensili di temperature oceaniche superficiali del 2023 rispetto agli stessi mesi nel periodo 1991-2000, evidenziate dal servizio Copernicus.
© C3S/ECMWF

Sempre più caldo. Un altro studio dell’Università di Tolosa uscito a dicembre 2023 documenta un’accelerazione del riscaldamento globale del sistema-Terra (oceani, terraferma, atmosfera, ghiacci) dal 1960, ossia da quando si è registrato un deciso aumento delle emissioni di anidride carbonica.

Segnali preoccupanti che fanno sospettare che il caso del 2023 non rimarrà isolato, e che ci siano fattori in gioco che ancora non comprendiamo pienamente.

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