Perseverance, il rover della NASA che dal 2021 sta lavorando all’interno del cratere marziano Jezero, ha raggiunto un’area di notevole interesse scientifico. Durante il trasferimento verso la zona di studio soprannominata “Bright Angel”, il team della NASA ha fatto interessanti scoperte geologiche all’interno di un antico canale fluviale. Bright Angel presenta affioramenti rocciosi che potrebbero essere antichi massi esposti all’erosione del fiume o sedimenti che riempivano il canale.
I geologi in questa missione speravano di trovare rocce diverse da quelle studiate finora (ricche di carbonati e olivina) e di raccogliere più indizi sulla storia di Jezero, e così è stato.
Percorso a ostacoli. Per arrivare a Bright Angel, il rover ha percorso un canale del fiume Neretva Vallis, che miliardi di anni fa trasportava una grande quantità di acqua che arrivava poi nel cratere Jezero. «Abbiamo iniziato a viaggiare paralleli al canale (vedi foto a lato) e fino a gennaio abbiamo fatto progressi, ma poi i massi sono diventati più grandi e numerosi», ha affermato Evan Graser, vice responsabile della pianificazione strategica del percorso di Perseverance presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA nel sud della California. «Fino a quel momento il rover percorreva alcune centinaia di metri al giorno, ma poi la velocità si è ridotta e siamo arrivati a coprire solo poche decine di metri».
L’itinerario di Perseverance negli ultimi mesi. In azzurro il taglio del canale con lo stop a Monte Washburn e a Tuff Cliff.
© Nasa
A rilento. Su terreni accidentati, Evan e il suo gruppo di lavoro utilizzano le immagini del rover per pianificare viaggi di circa 30 metri alla volta. Oltre alle immagini, i ricercatori si sono affidati a AutoNav, il sistema di navigazione automatica di Perseverance. Ma man mano che le rocce aumentavano, il navigatore si bloccava, rallentando l’arrivo a Bright Angel. La speranza del team era comunque quella di arrivare a destinazione tagliando un campo di dune di 400 metri che si trova all’interno del fiume.
Il guado del fiume. «Mentre procedevamo, avevamo visto che a nord c’era un canale privo di dune che avremmo potuto percorrere. Le dune sono un grosso pericolo per i rover perché rischiano di farli insabbiare», ha spiegato Graser. Il gruppo di ricercatori a bordo di Perseverance era ansioso di viaggiare attraverso l’antico canale del fiume per indagare sugli antichi processi fluviali marziani.
«La diversità di strutture e composizioni del “Monte Washburn” è stata una scoperta entusiasmante per il team, poiché queste rocce rappresentano un “tesoretto geologico” franati dal bordo del cratere», ha affermato Brad Garczynski della Western Washington University di Bellingham, il co-responsabile dell’attuale campagna scientifica.
La roccia splendente. «Ma tra tutte le rocce, una ha davvero attirato la nostra attenzione». Si trattava di un masso maculato, di colore chiaro, largo circa 45 centimetri e alto 35 centimetri, che risaltava tra altri più scuri, soprannominato dal team “Atoko Point”, in onore di una struttura di colore altrettanto chiaro che si trova nel Grand Canyon.
L’analisi effettuata dagli strumenti di bordo (SuperCam e Mastcam-Z) di Perseverance indicava che la roccia è composta dai minerali pirosseno e feldspato. In termini di dimensioni, forma e disposizione dei suoi grani minerali e cristalli sembrerebbe che Atoko Point sia un masso con una composizione unica e mai incontrata dai ricercatori finora.
Ipotesi. Alcuni scienziati a bordo di Perseverance hanno ipotizzato che i minerali che compongono Atoko siano stati prodotti in un corpo di magma sotterraneo che probabilmente ora si trova sul bordo del cratere. Altri, nella squadra, credono invece che il masso si sia formato ben oltre le mura di Jezero e trasportato lì dalle veloci acque marziane. In ogni caso, secondo il team, sebbene Atoko sia il primo masso del suo genere incontrato nelle ricerche su Marte, non sarà l’ultimo.
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