Trombetti (Translated): “L’IA risolverà il problema della lingua e sbloccherà il mondo”

“Dobbiamo risolvere il problema della traduzione, aiutare le persone a comunicare con tutti attraverso la propria lingua e la propria cultura”. Marco Trombetti, Ceo di Translated, racconta come l’evoluzione della specie dipenda, oggi più che mai, dal modo in cui l’intelligenza artificiale renderà sempre più perfette ed efficienti le traduzioni. Trombetti a partecipato con il suo monologo alla serata sulle “meraviglie dell’IA” organizzata da Gedi e Fondazione Mondo Digitale ai Musei Capitolini, in occasione della RomeCup 2024. Ha condotto l’evento Riccardo Luna, direttore di Italian Tech, l’hub Gedi dedicato alle nuove tecnologie.

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BookCity Milano 2023

BOOKCITY MILANO 2023

Dal 13 al 19 novembre la dodicesima edizione della manifestazione dedicata al libro e alla lettura

Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte.Edgar Allan Poe

Milano, 24 ottobre 2023. Lunedì 13 novembre avrà inizio la dodicesima edizione di BookCity Milano, la manifestazione dedicata al libro e alla lettura promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e dall’Associazione BOOKCITY MILANO, costituita da Fondazione Corriere della Sera, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Fondazione Umberto e Elisabetta Mauri, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, da AIE – Associazione Italiana Editori e dal Centro per il libro e la lettura.

BookCity Milano è sostenuto da Intesa Sanpaolo (main partner), da Esselunga (premium partner), con la collaborazione di Fondazione Cariplo e Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Partecipano inoltre Eni, Recordati, Amplifon, Galleria Campari, TIM, Pirelli, Fondazione Fiera Milano, Gruppo San Donato, Burgo Group, BiM, SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori, Enel, Federazione Carta e Grafica, Comieco, Messaggerie Libri SpA, Fondazione AEM; partner tecnico ATM. Sono media partner dell’edizione 2023 di BookCity Milano: Corriere della Sera, Gruppo Mondadori, Rai Radio2, Rai Radio3, Feltrinelli Librerie, Giornale della Libreria, ilLibraio.it. 

Tempo del sogno

BookCity Milano 2023 sarà scandita dal Tempo del sogno, quell’istante effimero che nasce nel profondo del sonno e racchiude il potere di trasformare la veglia, ma “sogno” è una parola polisemica, capace di evocare associazioni di pensieri e desideri profondi, utopie e distopie, evasioni e battaglie, incubi e paure; è la parola che abita ogni speranza: sogni di gioventù, sogni a occhi aperti, sogni proibiti, sogni di gloria, sogni di un futuro migliore. Da Penelope a Giovanna d’Arco, da Freud a Pasolini, da Cenerentola a Hitchcock, da Luther King a Bergoglio, i sogni hanno popolato le opere della letteratura di tutti i tempi, influenzando anche filosofi e pensatori, artisti e figure di riferimento del mondo della cultura. 

Dedicato al tema dell’anno, l’evento inaugurale di BookCity Milano 2023 si terrà mercoledì 15 novembre alle 20.00 al Teatro Dal Verme: la serata avrà come protagonista lo scrittore turco Orhan Pamuk, Premio Nobel per la Letteratura 2006, che per l’occasione riceverà il Sigillo della Città dal sindaco Giuseppe Sala. Le opere dello scrittore turco mettono in luce le diverse sfaccettature del rapporto tra Oriente e Occidente, restituendo narrazioni spesso complesse, in bilico tra realtà e immaginazione: uno sguardo autentico sulla vita umana e sulle sue emozioni. A intervenire sul tema dell’anno sarà Alessandra Kustermann, prima donna primario della Clinica Mangiagalli e fondatrice del Soccorso Violenza Sessuale e Domestica, primo del suo genere in Italia. La serata, condotta dall’autrice Giovanna Zucconi, sarà anche l’occasione per rendere omaggio ad Achille Mauri, una delle anime di BookCity fin dal momento in cui è nata, scomparso all’inizio di quest’anno. 

Se il tema di BookCity Milano 2023 è il Tempo del sogno, la manifestazione non può esimersi dal raccontarne la controparte oscura: Raccontare l’incubo. La cronaca nera da Buzzati ai podcast è l’incontro dedicato alla raccolta degli articoli scritti da Dino Buzzati nella sua carriera da cronista. Come si raccontano le vicende più efferate, i soggetti più malvagi? Come è cambiato il racconto della cronaca nera? Ne parleranno Stefano Nazzi, autore del pluripremiato podcast Indagini e lo scrittore Giacomo Papi, sabato 18 novembre alle 11.30 al Piccolo Teatro Grassi. 

Di sogni e utopie tratta anche l’incontro dedicato al prossimo anniversario della nascita di Franco Basaglia (2024), figura rivoluzionaria nel campo della salute mentale e della medicina psichiatrica: BCM23 rende omaggio a un grande pensatore del XX secolo insieme alla figlia, Alberta Basaglia, e al conduttore radiofonico Massimo Cirri, protagonisti dell’incontro Il sogno di Basaglia, al Caffè Rouge del Teatro Franco Parenti, sabato 18 novembre alle 12.30. 

Al tema dell’anno è ispirata anche la partecipazione a BCM23 di sette editori cattolici, coordinati dalla Diocesi di Milano, che si uniscono per la prima volta in un’iniziativa comune, proponendo una serie di incontri intitolati Artigiani di sogni – Due giorni, dieci incontri, una comunità; il progetto verrà presentato al Palazzo Arcivescovile, giovedì 16 novembre alle 18.30, con il giornalista Mario Calabresi e l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, moderati dalla giornalista Catia Caramelli.

Questi e molti altri eventi guideranno i lettori alla scoperta del tema portante di BookCity Milano 2023, come Il sogno del futuro, con Nicola Montano, Maria Rescigno, Francesco Stellacci, Roberto Vittori e Barbara Gallavotti nel ruolo di conduttrice, al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, che offre un taglio scientifico sull’argomento; Walter Veltroni ricorderà un simbolo della passione politica e civile che ha segnato la storia americana, Il sogno di un mondo migliore. Storia di John e Bob Kennedy; Maurizio Harari e José Enrique Ruiz-Domènec guideranno il pubblico alla scoperta di Il sogno di Ulisse. Storia umana del Mediterraneo dalla guerra di Troia all’emergenza degli sbarchi; Donatella Massimilla introdurrà il dialogo serrato e ironico tra Moni Ovadia e Danielle Sassoon, dal titolo Vietato calpestare i sogni. Anche la follia merita i suoi applausi – A Beirut non ci sono più cani; e ancora Arte, fantasia, sogni che attraversano il tempo: tra la Milano dei primi del Novecento e la Venezia contemporanea, la storia dell’arte, le bellezze della natura, dove i sogni, le coincidenze e alcuni capolavori artistici giocano un ruolo sorprendente, con Roberta Cordani, Luigi Mignaccio, Ferruccio de Bortoli e Giulio Silvano. 

La riflessione sul Tempo del sogno si concluderà domenica 19 novembre, alle 20.00, con una serata al Teatro Franco Parenti intitolata I libri del sogno: Vittorio Lingiardi accompagnerà il pubblico nella biblioteca dei sogni, un labirinto in cui perdersi, accompagnati dalla voce di Federica Fracassi, in un viaggio che spazia dalle venti oche bianche di Penelope agli incubi di Elio Aristide, tra i versi di Ovidio e Cvetaeva, alla scoperta della differenza tra i sogni di Freud e di Jung, passando per il litigio neuroscientifico tra Hobson e Solms, con uno sguardo ai diari onirici di Kafka e Schnitzler, dando spazio alle immagini di Bergman e Lynch. 

Le novità di BookCity Milano 2023 

La dodicesima edizione di BookCity Milano porta con sé diverse novità, come l’inaugurazione della Casa della Voce, il nuovo spazio che l’Area Biblioteche del Comune di Milano dedica alle forme di cittadinanza attiva che operano in città nell’ambito della lettura, negli spazi dell’ex Fornace di via Gola (Alzaia Naviglio Pavese 16): l’inaugurazione si terrà giovedì 16 novembre alle 18.00 e prevede un intervento dell’attrice Anna Nogara che, per l’occasione, leggerà ad alta voce alcuni testi di Carlo Emilio Gadda, in occasione dei cinquant’anni dalla morte. A seguire tre giorni di letture ad alta voce.

Per permettere ai lettori di scoprire autori e autrici che hanno raccontato e fatto grande Milano, nel 2024 andrà online Let-Mi – Letteratura Esperienza Turistica a Milano, una piattaforma digitale open source che metterà a disposizione i capolavori ambientati in città; il progetto, finanziato dal Ministero del Turismo, è realizzato dal Comune di Milano (Città Creativa Unesco per la Letteratura dal 2017) in collaborazione con YesMilano. I contenuti della piattaforma sono realizzati grazie al coinvolgimento degli scrittori e delle scrittrici delle principali istituzioni culturali milanesi, per promuovere l’anima letteraria del capoluogo lombardo.

BCM23 sarà anche l’occasione per celebrare diversi anniversari della letteratura e del mondo della cultura: in occasione dei 140 anni dalla prima edizione in volume di Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino di Carlo Collodi, la manifestazione ospita la lettura ad alta voce dell’opera, da parte del cantante, attore, compositore e sceneggiatore Peppe Servillo; la lettura, suddivisa in tre parti, si terrà nelle serate di venerdì 17, sabato 18 e domenica 19 novembre, alle 19.00 al Teatro Gerolamo. 

In occasione dei 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, la Fondazione Culturale San Fedele ospiterà diversi incontri dedicati allo scrittore, poeta, padre del romanzo italiano, tra i quali: mercoledì 15 novembre alle 17.30 La pietà di Manzoni, con Stefano Motta e Iuri Sandrin S.J.; giovedì 16 novembre alle 17.30 Il complicato rapporto dei Gesuiti con Manzoni con Giancarlo Pani; Fabiola Giancotti e Gualtiero Scola tratteranno invece di Francesco Hayez e gli altri. Il ritratto di Manzoni, sabato 18 novembre alle 11.00; ancora sabato 18, alle 16.00, Daniela Pizzagalli e Gianni Rizzoni saranno protagonisti dell’evento Alessandro Manzoni. L’uomo dietro l’icona; sabato 18 novembre alle 16.00 si terrà anche l’incontro Il Conte del Sagrato. Storie e racconti sull’Innominato con Carlo Arrigoni, Mattia Cattaneo e l’accompagnamento musicale di Viola Valsecchi al violoncello, a cura di Architetti delle Parole. Domenica 19 novembre, alle 11.00, con Matteo Bianchi e Silvia Stucchi sarà infine il momento di esplorare il Manzoni contemporaneo. 

A cinquant’anni dalla morte dello scrittore milanese Carlo Emilio Gadda, BookCity Milano ospiterà l’incontro Come lavorava Gadda, la presentazione del libro I viaggi la morte con la curatrice del volume Mariarosa Bricchi e Claudio Vela, al Circolo Filologico Milanese, domenica 19 novembre alle 16.00. L’incontro sarà anche l’occasione per presentare Il Gaddus, la nuova rivista di lettura e di studio dedicata a Carlo Emilio Gadda, sotto la direzione scientifica di Mariarosa Bricchi, Paola Italia, Giorgio Pinotti e Claudio Vela, in collaborazione con il Centro Studi Gadda (CSG) dell’Università di Pavia. 

Nel centesimo anniversario della nascita della celebre soprano Maria Callas, la manifestazione ospiterà anche La vera Maria Callas, incontro con l’autrice Annarita Briganti e Isabella Fava, letture di Alessandra De Luca, domenica 19 novembre alle 16.00 al Teatro Franco Parenti. 

Come ormai da tradizione, a BCM23 torna anche il progetto delle Città Creative UNESCO per la Letteratura: per l’occasione BookCity Milano ospiterà una delegazione da Angoulême, sede di uno dei più importanti festival di fumetti al mondo, per due appuntamenti dedicati: in Triennale una tavola rotonda con Silvia Ziche, Sergio Gerasi e Giulio “Il baffo” Mosca, che incontreranno i tre autori francesi Nathalie Ferlut, Giorgia Marras e Benoît Hamet per confrontarsi su cosa voglia dire fare fumetto in Italia e in Francia; al Castello Sforzesco un incontro tra Jacques De Loustal, considerato uno dei massimi illustratori contemporanei, e Tito Faraci, fumettista, scrittore, tastierista, paroliere, traduttore e curatore editoriale italiano, per rivolgere un omaggio corale, al mondo del fumetto. 

Secondo un format già sperimentato durante l’edizione 2022, BCM23 ripropone i Percorsi d’autore, invitando scrittori, giornalisti e rappresentanti del mondo culturale italiano a curare cicli di incontri mirati a proporre dialoghi a più voci e di più lunga durata, per approfondire temi specifici. La giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica Benedetta Tobagi propone il percorso intitolato La guerra ha volto di donna? Donne narratrici, combattenti, vittime dei conflitti, che prevede tre incontri: La guerra ha (anche) voce di donna. Alterità e ribaltamento di prospettive nelle narratrici (dialogo con la scrittrice Helena Janeczek), Donne combattenti: una (lunga) storia confinata nell’ombra e Stupri come arma di guerra, ieri e oggi. Il percorso, che approfondisce il ruolo delle figure femminili nei contesti bellici e nelle loro narrazioni, si terrà a Palazzo Moriggia – Museo del Risorgimento, sabato 18 novembre, dalle 14.00 alle 17.00. 

Giornalista, autrice e conduttrice di programmi culturali per radio e televisione, Giovanna Zucconi cura il percorso Io mi racconto: sembra che gli esseri umani non facciano altro che documentare ogni minuzia delle loro esistenze. Cosa accade, invece, quando sono poeti e narratori a dire “io”? A dialogare con la curatrice saranno Solvej Balle, Cristina Battocletti, Matteo B. Bianchi, Daniele Bresciani, Paolo Di Stefano, Nicola Gardini, Giovanna Granato, Vivian Lamarque, Matteo Lancini e Piergiorgio Paterlini. Il ciclo si terrà al Laboratorio Formentini per l’editoria, domenica 19 novembre, dalle 16.30 alle 19.30.

Colloqui a distanza tra ChatGPT e Italo Calvino è il percorso d’autore dedicato all’intelligenza artificiale, curato da Massimo Sideri, editorialista e inviato del Corriere della Sera sui temi di scienza e cultura dell’innovazione, che dialogherà con esperti e studiosi per approfondire: ChatGPT e la società, con Rita Cucchiara, Umberto Ambrosoli e Giuseppe Italiano; ChatGPT e la cultura, con Christian Greco, Derrick de Kerckhove e Maria Rosa Taddeo, da remoto; ChatGPT e l’etica, con Maria Chiara Carrozza, Giorgio Metta, Andrea Prencipe e Luciano Floridi, da remoto. Il percorso si terrà alla SIAM – Società d’Incoraggiamento d’Arti e Mestieri, sabato 18 novembre, dalle 14.00 alle 17.00.

Già commissario tecnico della nazionale di pallavolo maschile italiana, ex amministratore delegato della Scuola Holden di Torino e politico, Mauro Berruto è il curatore del percorso Sport e letteratura; introdotto dall’autore e conduttore radiofonico Matteo Caccia, il ciclo prevede dialoghi tra il curatore e Paolo Quarenga, Alberto Galimberti, Davide Grassi, Francesco Rago e Bruno Barba e si terrà all’Arci Bellezza domenica 19 novembre, dalle 10.30 alle 13.30.

Giornalista e saggista, Eliana Liotta è la curatrice della seconda edizione del percorso Le parole della cura, per raccontare i valori e i progressi delle scienze della vita a partire da quattro macro concetti chiave: Visione, con Silvia Bencivelli e Giuseppe Remuzzi; Protezione, con Fabrizio Pregliasco, Paola Arosio ed Enzo Spisni; Microbiota, con Maria Rescigno, Silvio Danese e Marco Bianchi; Unicità, con Michela Matteoli e Carlo Selmi. Gli incontri si terranno domenica 19 novembre dalle 16.00 al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci. Il percorso è realizzato con il contributo non condizionante di Recordati.

Eleonora Tafuro Ambrosetti, ricercatrice dell’ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, ed Elisa Giunipero, direttrice dell’Istituto Confucio dell’Università Cattolica del Sacro cuore, sono le curatrici del Percorso d’autore che analizza il riemergere degli imperialismi, nelle loro varie dimensioni (politica, militare, economica, culturale), nella politica mondiale e l’impatto di questo fenomeno sugli equilibri internazionali. Intitolato Imperi vecchi e nuovi: il futuro dell’ordine mondiale, il percorso si articola in tre parti: Russia, con Eleonora Tafuro Ambrosetti, Giulia Maria Isabella Lami, Micol Flammini; Turchia, con Valeria Talbot, Federico Donelli, Lucia Goracci; Cina e USA, con Alberto Giovagnoli, Simone Pieranni, Filippo Fasulo, Elena Beccalli, Patrizia Toia. Il percorso si terrà sabato 18 novembre, dalle 15.00 alle 18.00, all’ISPI – Palazzo Clerici. 

Infine, BookCity Milano 2023 prevede un Percorso d’autore dedicato al verde, intitolato Parole sul giardino, affidato alla curatela di Emanuela Rosa-Clot, direttrice del magazine Gardenia; il ciclo si terrà domenica 19 novembre dalle 15.00 alla Palazzina Appiani e prevede dialoghi con Pietro Bruni, Laura Cinzia Bassi, Antonio Perazzi, Benedetta Forni e Maria Lodovica Gullino. 

BCM23 in Lombardia: Cremona e Lodi

Tradizionalmente diffusa e inclusiva, in occasione dell’edizione 2023, BookCity Milano raggiunge altre due città: Cremona e Lodi.

Nella città di Cremona propone un palinsesto di incontri e presentazioni, eventi musicali e dialoghi, da mercoledì 15 novembre a domenica 19 novembre, in collaborazione con il Porte Aperte Festival. L’edizione cremonese di BCM sarà l’occasione per dare spazio alla narrazione come strumento d’identità, voce polifonica che cerca di generare un’esperienza di condivisione e coesione sociale; a guidare questa riflessione sarà l’autore e conduttore radiofonico Matteo Caccia, che esplorerà quali le pratiche e i progetti possibili per mantenere vivi e dinamici i contesti urbani. Il programma prevede, tra gli altri, un ciclo di incontri intitolato Cambiare, città. Abitare, abitudini, curato da Stefano Bartezzaghi, con l’obiettivo di favorire la consapevolezza delle trasformazioni nel contesto urbano; il ciclo prevede tre incontri tra il curatore, semiologo e giornalista, e Cristina Bianchetti, ordinario di Urbanistica presso il Politecnico di Torino, Laura Pigozzi, psicoanalista lacaniana, e Sarah Gainsforth, ricercatrice e giornalista. Gli incontri di BookCity Milano a Cremona sono resi possibili grazie alla collaborazione con il Comune di Cremona.

BookCity Milano 2023 raggiunge anche Lodi, con un palinsesto ricco e variegato, in collaborazione con U.S. Organizzazione Eventi – Provincia di Lodi e Ufficio Cultura del Comune di Lodi. Tra gli ospiti in programma uno dei maggiori poeti del nostro tempo, Milo De Angelis, alla scoperta del De rerum natura di Lucrezio, insieme a Pietro Sarzana. Luca Doninelli incontrerà le ragazze e i ragazzi del Liceo Pietro Verri per parlare della sua rilettura del capolavoro manzoniano. Giancarlo Cerveri spiegherà invece come distinguere tra le convinzioni forti che aiutano a raggiungere una meta e le rigidità mentali e i fanatismi che invece possono annichilire, in dialogo con l’autore la giornalista Eliana Liotta. Nella Sala ex Chiesetta della Provincia di Lodi la fotografa Paola Mattioli presenterà il suo volume di ritratti fotografici in dialogo con Francesca Adamo, curatrice del libro e della collana che lo ospita. Questi e molti altri incontri animeranno l’edizione lodigiana di BCM23. 

Tra gli ospiti di BCM23 

Manifestazione inclusiva e partecipata per definizione, anche quest’anno BookCity Milano accoglierà molti ospiti italiani e stranieri nel suo ricco programma: scrittori, romanzieri e poeti, illustratori e fotografi, filosofi e giornalisti, ma anche molte altre professioni legate al mondo del libro, della cultura e ai tanti focus tematici proposti dal palinsesto. 

Tra i tanti incontri, proiezioni, laboratori, letture si ricordano: il dialogo tra Michele Serra e Altan sulla satira; l’incontro tra Umberto Galimberti e Luigi Zoja; Carlo Ginzburg e Adriano Sofri, alle prese con “spie e altro”; alcune tra le più celebri scrittrici di romanzi storici degli ultimi anni, Stefania Auci, Francesca Giannone, Daniela Raimondi, Alessandra Selmi; le autrici del romance all’italiana, Erin Doom, A. J. Foster, Rokia, Carrie Leighton e Vanessa Arcadipane; non mancheranno alcuni dei maestri del noir italiano, come Gianni Biondillo, Gian Andrea Cerone, Luca Crovi e Andrea Fazioli. Lo scrittore Premio Campiello Marco Balzano, lo storico Alessandro Barbero, le scrittrici Susanna Tamaro e Viola Ardone, l’ex calciatore e allenatore Franco Baresi, la scrittrice, giornalista e conduttrice televisiva Francesca Barra, il giornalista, scrittore e conduttore televisivo Pierluigi Battista, il chimico, divulgatore scientifico e youtuber Dario Bressanini, il filosofo e saggista Massimo Cacciari, il medievalista e scrittore Franco Cardini, l’autore di thriller Donato Carrisi, la scrittrice di romanzi rosa Felicia Kingsley, lo scrittore fantasy Manlio Castagna, la scrittrice e sceneggiatrice Rita Charbonnier, lo scrittore Premio Strega Paolo Cognetti, lo scrittore triestino Mauro Covacich, il conduttore radiofonico, attore e scrittore Fabio Volo e molti altri. Ma anche gli illustratori e fumettisti Bruno Bozzetto, Sara Dealbera, Michael Rocchetti (Maicol&Mirco) e Zerocalcare.

Molto spazio anche alle autrici e agli autori stranieri, come lo scrittore e giornalista olandese Jan Brokken; il filosofo e psicoanalista argentino, naturalizzato francese, Miguel Benasayag; l’autore americano Claude Anshin Thomas, veterano della guerra in Vietnam; Haim Baharier, psicoanalista francese di origini polacche; la scrittrice britannica Joanne Harris; Greg Hoffmann, celebre direttore del marketing Nike. Senza dimenticare due figure di grandi fotografi, che saranno ospiti di BCM23: Steve McCurry e Guido Harari.

Tra gli ospiti anche lo psicoanalista e saggista Massimo Recalcati, lo scrittore e sceneggiatore Piergiorgio Baccalario con Chiara Alessi, curatrice e saggista in materia di cultura materiale e design; i giornalisti Aldo Cazzullo e Mario Calabresi, che intervista Ersilia Vaudo Scarpetta per una puntata live del podcast Altre/Storie; il Procuratore di Napoli Nicola Gratteri racconterà il nuovo volto della ‘ndrangheta, con Antonio Nicaso e Cesare Giuzzi. 

Ci sarà anche il regista Sergio Iapino, in un incontro per ripercorrere la storia di Raffaella Carrà, l’imprenditore tecnologico Federico Marchetti, la giornalista e scrittrice Michela Marzano, il giornalista Maurizio Molinari, direttore di la Repubblica, lo scrittore Premio Strega Antonio Scurati, in dialogo con Ezio Mauro e David Bidussa, il critico d’arte e sottosegretario di Stato alla cultura Vittorio Sgarbi, il conduttore televisivo Bruno Vespa, le autrici di libri per l’infanzia Harry Whittaker e Katherine Rundell, la sociolinguista Vera Gheno, l’archeologo tedesco, naturalizzato italiano, Gabriel Zuchtriegel e molti altri ancora.

Non solo, BCM23 sarà anche l’occasione per incontrare il giornalista e scrittore Paolo Rumiz, il virologo, immunologo e divulgatore scientifico Roberto Burioni, il musicista e cantautore Gino Paoli insieme a Ornella Vanoni e Daniele Bresciani, lo scrittore Mauro Corona con il cantautore Omar Pedrini, la scrittrice Melania Mazzucco, i giornalisti Matteo Bordone e Francesco Costa, celebre podcaster, lo scrittore e traduttore Paolo Nori. 

Tornano anche gli incontri di Poetry and the City, come Emily Brontë: Il mio cuore ama il sorriso, che prevede una riflessione sulla scrittrice inglese e la lettura ad alta voce di alcune delle sue poesie, con Vivian Lamarque, Nicola Gardini e Vittorio Lingiardi; l’evento, introdotto da Giuseppina Manin e Cristina Battocletti, si terrà alla RSA Arzaga della Comunità Ebraica di Milano, domenica 19 novembre alle 11.00. Sempre domenica 19 novembre, alle 16.30 al Circolo PD Milano Centro “A. Aniasi”, si terrà l’incontro Giovanni Giudici. Il politico del poetico. La colpa è non commuoversi al momento giusto: introdotto da Giuseppina Manin, l’evento prevede interventi di Nicola Gardini, Michele Crisostomo, Vivian Lamarque, Teresa Franco e Luca Formenton. Domenica 19 novembre alle 10:00 Poetry and the city parteciperà anche all’evento Ode agli Alberi, una colazione en plein air con letture poetiche, occasione per celebrare la natura dopo i tanti alberi caduti in estate, tra gli aceri di BAM – Biblioteca degli Alberi di Milano.

La storica emittente milanese Radio Popolare, che da sempre accompagna BCM, quest’anno partecipa con un palinsesto all’Auditorium Demetrio Stratos: il libro fotografico di Guido Harari su Enzo Jannacci, le partigiane raccontate da Serena D’Angelo e Stefano Catone, il gruppo di architetti milanesi e antifascisti narrati da Gianni Biondillo, il poeta Luigi Ballerini e la precisione del suo linguaggio, Cochi Ponzoni presentato da Gino e Michele, la storia della mitica R4 ricostruita da Piero Trellini, la legalità come sentimento dal punto di vista di Nando Dalla Chiesa e la vicenda di Mani Pulite, raccontate da Gherardo Colombo. Per finire, il passato e il futuro dello stadio e della zona di San Siro con Claudio Sanfilippo e Tiziano Marelli. 

Per la dodicesima edizione di BookCity Milano, su Rai Radio2, Caterpillar realizzerà una puntata speciale, insieme al pubblico, in diretta dal Centro di Produzione Rai di corso Sempione, per dare vita a un grande gruppo radiofonico di lettura live: Caterpillar racconterà i gruppi di lettura e proverà a farne nascere uno, insieme a Simonetta Bitasi, che forma gruppi di lettura in tutta Italia, guida reti bibliotecarie e anima il Festival Letteratura di Mantova.

Inoltre, in occasione di BCM23, nel cortile d’Onore di Palazzo Reale sarà installata la scultura multimediale site-specific La Luce della Mente – un’insegna urbana, realizzata dall’artista Federica Marangoni, che sarà visibile dal 15 novembre al 10 dicembre. Nel portico dell’Elefante invece verrà esposta una mostra con le fotografie più belle del contest #lamiabellitalia, a cura di Bell’Italia, da giovedì 16 novembre a domenica 19 novembre.

Mestieri del libro e consumi culturali

Come nelle edizioni precedenti, anche quest’anno BookCity Milano sarà l’occasione per riflettere sul futuro del libro e dell’editoria, a partire dalla presentazione di un’indagine promossa da Intesa Sanpaolo e articolata in due parti: una mirata a comprendere che cosa rappresenta la cultura per i giovani, come e dove fruiscono dei contenuti e che rapporto hanno con i festival, a cura di BVA DOXA; l’altra curata da Giulia Cogoli e Guido Guerzoni, per indagare i “nuovi festival”, quelli con meno di 10 edizioni alle spalle, per una mappatura della nuova generazione di festival culturali. Fruizione culturale: i giovani tra festival e social media si terrà in Triennale, Saletta Lab, venerdì 17 novembre alle 10.30. 

Sul tema anche l’indagine Lettura e consumi culturali a Milano, che verrà presentata in anteprima rispetto all’inizio della manifestazione: giovedì 9 novembre alle 10.00 a Palazzo Reale verranno mostrati i dati dell’Osservatorio a cura di AIE – Associazione Italiana Editori, ampliati grazie alla collaborazione con SIAE, che arricchisce la ricerca dei dati di effettiva fruizione di tutti i consumi culturali nel territorio del Comune di Milano e nell’area metropolitana, in un rapporto dinamico tra il 2020 e oggi. L’evento è a cura di AIE, Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e BookCity Milano. 

Di abitudini di lettura tratta anche l’incontro Il futuro del leggere. Giovani e lettura, una storia contemporanea, promosso dal Centro per il libro e la lettura, che ha promosso un’indagine quantitativa e qualitativa tra i giovani per raccogliere dati e analizzare come l’avvento del digitale stia modificando la dimensione del leggere. A presentare i risultati di questa ricerca saranno Marco Gambaro, Lella Mazzoli e Marino Sinibaldi, sabato 18 novembre alle 14.00 al Laboratorio Formentini per l’editoria.

Sul tema anche l’incontro Cosa leggeremo l’anno prossimo?, presentazione del Rapporto 2023 dell’Osservatorio sul Futuro dell’Editoria, con Massimiliano Tarantino, Alessandra Carra, Carlo Antonelli, Lorenzo Gigotti e Valentina Tanni che ripercorreranno le tappe del ciclo di Page not Found, cui è ispirata la prima sezione del Rapporto, che guarda alle pratiche sperimentali di scrittura e alle nuove forme di lettura immersiva, integrando anche l’intelligenza artificiale nella riflessione sugli scenari futuri dell’editoria, per poi riflettere sui trend attuali. L’evento si terrà alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, venerdì 17 novembre alle 18.30. 

E molti altri ancora saranno gli eventi dedicati al focus tematico I Mestieri del libro: tra questi, al Laboratorio Formentini per l’editoria Pietro Biancardi, Cristina Gerosa, Massimo Lafronza e Elisa Richemi presenteranno Archivio del presente, il nuovo progetto della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori per esplorare le trasformazioni dell’editoria; mentre Antonella Agnoli, Paola Dubini e Oliviero Ponte di Pino prenderanno parte a un dialogo sui nuovi spazi della cultura, intitolato L’energia culturale: libri, biblioteche, librerie, città, sempre al Laboratorio Formentini per l’editoria. 

Venerdì 17 novembre alle 17.00 alla Libreria UBIK Il sogno di esordire: la premiazione del torneo letterario IoScrittore sarà un’occasione per riflettere sui cambiamenti nel mondo dell’editoria, su come arrivare alla pubblicazione, tra scouting tradizionale e opportunità delle piattaforme digitali. Con Francesca Giannone, autrice di La portalettere, Rokia, autrice di The Truth Untold. La verità nascosta, Antonella Ferrara, presidente e direttrice artistica del festival Taobuk, Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato del Gruppo editoriale Mauri Spagnol, Tiberio Sarti, amministratore delegato delle Librerie Ubik, Edoardo Scioscia, presidente del Libraccio, Eugenio Trombetta Panigadi, consigliere delegato di Ibs. Moderano Silvia Cannarsa e Antonio Prudenzano, rispettivamente redattrice e responsabile editoriale de ilLibraio.it. Ed è rivolto alle scuole il progetto di Fondazione Umberto e Elisabetta Mauri che si propone di avvicinare gli studenti e le studentesse delle secondarie superiori alla professione del libraio.

La Lettura Intorno – BookCity tutto l’anno

Nei giorni di BCM23 si terrà anche la terza edizione di La Lettura Intorno – BookCity tutto l’anno, il progetto di inclusione culturale ideato e promosso insieme a Fondazione Cariplo, che si pone in continuità con il precedente programma La Lettura Intorno, ampliandone il raggio d’azione a tutti i nove Municipi di Milano, coinvolgendo l’intero territorio cittadino per costruire un sistema che si ponga l’obiettivo di sostenere la lettura e il libro, soprattutto tra bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni. 

Saranno moltissimi gli incontri rivolti ai più giovani, tra presentazioni di libri e laboratori, spettacoli e azioni partecipate: sabato 18 novembre alle 15.00 il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci ospiterà l’incontro con Amalia Ercoli Finzi, Elvina Finzi e Marta Meli, intitolato Due donne, due scienziate, un universo, rivolto a ragazzi dai dodici anni in su; Lissander Brasca, Simona Scuri e Roberta Sottile saranno protagonisti dell’incontro Pimpa in viaggio in Lombardia! che si terrà da Wow Spazio Fumetto domenica 19 novembre alle 15.30; sabato 18 novembre alle 11.00 alla Centrale dell’Acqua, Valentina Gottardi e Maciej Michno terranno il Workshop Ronzante, rivolto ai bambini dai sei anni in su; domenica 19 novembre alle 11.00 la Libreria delle Ragazze e dei Ragazzi ospiterà l’incontro Una tana tutta per me!, con Loredana Baldinucci, rivolto a bambini dai quattro anni; Paola Cosmacini e Maria Eugenia D’Aquino saranno protagoniste dell’incontro La ragazza con il compasso d’oro. La straordinaria vita della scienziata Émilie du Châtelet, sabato 18 novembre alle 17.30 da PACTA . dei TEATRI, Salone via Dini; domenica 19 novembre alle 15.00 il Teatro Bruno Munari ospiterà Maria Cappello, Francesca Galafassi e Piroddi Angela, per l’incontro Le emozioni sono come i palloncini, per bambini dai tre anni in su; Scoprire Milano dal finestrino di un tram (6-10 anni), con Lorenzo Biffi ed Elia Radico, si terrà da mosso sabato 18 novembre alle 15.00; Marcello Duranti, Sandro Frera e Rita Pugliese saranno protagonisti dell’incontro Da grande voglio fare lo scrittore, domenica 19 novembre alle 12.30 alla Biblioteca Sormani; molto spazio anche ai temi legati ai social, come nel caso di Big Nate. La scuola nell’era di TikTok: sopravvivere all’ansia da prestazione con autoironia e fiducia in se stessi, con Valentina Brioschi e Federica Solca, domenica 19 novembre alle 10.30 alla Biblioteca Sormani. 

La rete di BookCity Milano 2023 

Manifestazione da sempre gratuita e inclusiva, BookCity Milano ha potuto crescere negli anni grazie al sostegno di aziende e imprese, che le permettono di portare avanti il suo palinsesto.

Lunedì 13 novembre, dalle 9.00 alle 13.00 alla Biblioteca Sormani, l’incontro Libriamoci. Giornate di lettura nelle scuole, l’iniziativa del Centro per il libro e la lettura nata da un Protocollo d’Intesa tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e il Ministero della Cultura. L’edizione di quest’anno è intitolata Se leggi ti lib(e)ri ed è dedicata alla letteratura fantastica: in occasione dei 50 anni dalla traduzione italiana del romanzo Lo Hobbit e i 50 anni dalla scomparsa dell’autore, J. R. R. Tolkien, il Centro per il libro e la lettura del MiC promuove un convegno indirizzato a studiosi e insegnanti, lunedì 13 novembre dalle 9.00 alle 12.30, alla Biblioteca Sormani; parteciperanno: Oronzo Cilli, Giuseppe Pezzini, Piero Boitani, Carlo Pagetti, Maria Elena Ruggerini, Roberta Capelli e Oriana Palusci, con i saluti del Sottosegretario di Stato al Ministero del Merito e dell’Istruzione Paola Frassinetti; il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano sarà collegato da remoto. 

Mercoledì 15 novembre alle 11.00, all’Auditorium “Guido Martinotti”, si terrà l’evento La costruzione della nuova Repubblica da sogno a realtà. Rileggere i lavori dell’Assemblea Costituente a 75 anni dall’entrata in vigore della Costituzione, presentazione di un progetto di digitalizzazione e ripubblicazione dei lavori dell’Assemblea Costituente curato da Giuseppe Valditara ed Elisabetta Lamarque, sviluppato da Giappichelli Editore con il sostegno di Intesa Sanpaolo. 

Giovedì 16 novembre alle 20.30 al Teatro Studio Melato il reading – spettacolo musicale Passione, di e con Maurizio de Giovanni, scrittore, drammaturgo e sceneggiatore, celebre soprattutto per i suoi gialli; la serata teatrale prevede un viaggio nella storia della canzone napoletana, attraverso autori, storie, sentimenti, poetica e musica, quella stessa musica che tanto spesso fa capolino nei romanzi dell’autore. Una co-produzione Intesa Sanpaolo e The Italian Literary Agency.

Sabato 18 novembre alle 10.30 alla Società Umanitaria un incontro dedicato ai giovani e all’orientamento, per parlare di futuro, aspettative, sogni: Incontri possibili: dialogo per disegnare il domani, con lo scrittore Federico Taddia e la partecipazione della giornalista Silvia Nucini, host del podcast Voce ai Libri. Evento promosso da Intesa Sanpaolo nell’ambito dell’iniziativa di orientamento ‘Disegnare il Domani’.

Sabato 18 novembre alle 16.00 alla Fondazione Corriere della Sera verrà proiettato il documentario Otro Renacimiento. Da Napoli a Madrid, dal Prado a Capodimonte, un viaggio tra Italia e Spagna che, nello svelare straordinari capolavori del Rinascimento, si immerge nel tessuto delle città contemporanee, da Napoli a Madrid, da Barcellona a Granada, fino ai paesaggi dell’Aragona e al lascito artistico di Milano, Firenze e Roma. Evento promosso da Intesa Sanpaolo. 

A BookCity Milano 2023 torna anche la lettura ad alta voce nei Bar Atlantic, gli esclusivi bar di Esselunga che nel celebrare vent’anni dalla loro prima apertura, ospitano il Menù della poesia: attori professionisti nei panni di eleganti camerieri reciteranno su richiesta le poesie scelte dal pubblico da un vero e proprio menù poetico, per portare la cultura anche in luoghi inaspettati, permettendo al pubblico di assaggiare una poesia. Da venerdì 17 a domenica 19 novembre, in nove negozi su tutto il territorio cittadino. 

Sabato 18 novembre alle 15.30 all’ADI – Design Museum si parlerà di trasformazioni urbane e di Vivere e abitare le città di oggi – rigenerazione urbana, gentrificazione e sostenibilità: un momento di discussione e confronto su argomenti quanto mai attuali, in particolar modo a Milano. A dispetto della sua complessità, Milano offre un ricco ventaglio di risorse e opportunità di intervento, sempre più necessarie per promuovere il protagonismo delle comunità locali, la coesione sociale, lo sviluppo economico, sociale e culturale del territorio. Evento promosso da Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. 

Dalla pubblicazione della sceneggiatura, mai girata, del docu-film scritto da Franco Solinas e Jean-Paul Sartre, conservato nell’archivio storico Eni, nasce l’incontro “Un Dio nero, un diavolo bianco”: l’Italia, l’Africa ed il cinema: la guerra d’indipendenza algerina, il cinema industriale, il ruolo degli intellettuali, l’anticolonialismo e il terzomondismo in Italia sono protagonisti di un film (e di un libro) che saranno spunto per parlare del complesso clima politico e culturale di un’epoca. Giovedì 16 novembre alle 17.00 al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci. Evento promosso da Eni.

Martedì 14 novembre, alle 10.30, Amplifon organizza un appuntamento dedicato all’inclusione sociale delle persone anziane. L’evento, Let’s dream – riflessioni sul sogno tra generazioni, porterà letture ad alta voce nella Casa di Riposo RSA di via Pindaro 44, offrendo ai residenti e alle loro famiglie la possibilità di ascoltare brani tratti da Le avventure di Pinocchio. Tra i lettori ci saranno anche i volontari dell’azienda. L’iniziativa è collegata a “Ciao!”, il più importante progetto di Fondazione Amplifon, partito da Milano nel 2021 e che oggi coinvolge oltre 200 residenze sanitarie assistenziali non profit in tutta Italia. 

Martedì 14 novembre alle 18.00 alla Galleria Campari (Sesto San Giovanni) si terrà l’incontro Storie di libri, parlarne al bar: i caffè di un tempo rappresentavano un luogo di ritrovo per artisti e intellettuali, uno spazio dove gli scrittori potevano confrontarsi sulle proprie poetiche e le ultime tendenze letterarie. Oggi i bar sono luoghi di ritrovo ma anche di lavoro, scambio di idee, condivisione, dove le persone si trovano a leggere, scrivere e presentare libri. Spazio conviviale per eccellenza, quali storie ospitano i bar? Una chiacchierata insieme a Marco Ardemagni, Petunia Ollister e Antonio Prudenzano. Evento a cura di Galleria Campari.

Passeggiate urbane. Dalla Campionaria, a Citylife, a… è l’evento proposto da Fondazione Fiera in collaborazione con BCM, un percorso a tappe con Andrea Cerchi alla scoperta degli spazi della città in grado di portare alla luce il racconto di una memoria urbana che ci permette di conoscere il passato, comprendere meglio il presente e immaginare il futuro. La passeggiata per le scuole secondarie sarà condotta da Gino Cervi.

Attento al valore della lettura anche il Gruppo San Donato Foundation, che ospiterà in alcuni reparti dei suoi ospedali letture ad alta voce. Inoltre, giovedì 16 novembre, nell’Aula Magna del Policlinico San Donato, si terrà l’incontro Scrittura e fotografia terapeutica, per esplorare il potere taumaturgico di scrittura e fotografia con Barbara Pasquariello, Alessia Spina, e Alessandro Pini e la conduzione di Sonia Scarpante; seguirà un mini-laboratorio di scrittura e fotografia terapeutica. L’evento è promosso da Gruppo San Donato Foundation. 

Domenica 19 novembre alle 16.00 nel Salone d’Onore della Triennale si terrà l’incontro Cartaceo #05 – Fare Castelli di Carta: attraverso le parole di Valerio Lundini e le immagini di Carlo Stanga, il pubblico potrà addentrarsi in un surreale elogio dei progetti più spericolati. L’evento è in collaborazione con Burgo Group. 

Lettura su carta e scrittura a mano. L’azione politica e sociale per la loro valorizzazione: Andrea Cangini (Fondazione Luigi Einaudi), Federico Mollicone (Commissione Cultura Scienza e Istruzione) e Simona Malpezzi (Commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza) discuteranno di come la politica possa salvaguardare la lettura su carta e la scrittura a mano. L’evento si terrà alla Fondazione Corriere della Sera giovedì 16 novembre alle 11.00 ed è promosso da Federazione Carta e Grafica e Comieco.

Tra i luoghi di BCM23 anche BiM – dove Bicocca incontra Milano, il progetto di rigenerazione urbana del quartiere Bicocca, con una serata dedicata alla presentazione del primo libro di The Milaneser, con la rivista C41 e gli artisti di Specific. 

BCM23 nelle Scuole, nelle Università e negli spazi del Sociale 

Come da tradizione, il programma della manifestazione prevede tanti incontri anche per le tre sezioni BookCity per le Scuole, BookCity Università e BookCity per il Sociale.

Nel palinsesto BCM per le Scuole torna BCZeta. Istruzioni per l’autogestione delle manifestazioni culturali: quanto è difficile progettare un palinsesto culturale? Quali temi approfondire oggi? A rispondere a queste domande saranno 20 studenti e studentesse di due licei milanesi, che hanno accolto l’invito di BCM e del Sistema Bibliotecario di Milano a progettare e curare insieme il palinsesto della Biblioteca Oglio. Gli studenti si sono occupati di organizzare gli appuntamenti della sede, dalla scelta degli argomenti alla definizione del format, fino all’individuazione degli ospiti. Tra i temi scelti: politica e sicurezza, il successo del true crime, l’esplosione del romance, e poi musica, fotografia e intelligenza artificiale, con ospiti come Stefano Nazzi, Stefania Carini, Luca Marconi, Francesca Ponchielli, Edith Joyce, Francesca Cianfrocca, Patrizia Violi, Giuseppe Paternò Raddusa, Francesco Zendri di Rap Italiano Game Over. L’appuntamento è per le giornate di venerdì 17, sabato 18 e domenica 19 novembre, alla Biblioteca Oglio.

Torna anche BookCity Università nelle accademie milanesi, che hanno raccolto l’invito di BookCity a riflettere insieme alle loro comunità e alla città sul tema dell’anno, il Tempo del sogno, declinandolo secondo le competenze specifiche e le materie d’indirizzo: la NABA si sofferma sulla relazione fra libri e film; in Università Luigi Bocconi, a partire dalla lettura del presente, verrà dato spazio alle scienze sociali. L’Università Cattolica propone riflessioni sul sogno di autoaffermazione femminile e sul potere della poesia, della cultura e dei libri di ingaggiare il lettore; il Politecnico di Milano anima i suoi spazi off campus con incontri che guardano al sogno in una prospettiva di trasformazione, delle persone e degli spazi; il palinsesto di Bicocca propone diverse parole chiave in associazione al tema dell’anno: memoria e futuro, reale e immaginato, aspirazioni individuali e delle comunità scientifiche, con riflessioni sui diritti e sul legame fra sogno e incubo. IULM concentra i suoi incontri sul rapporto fra analogico e virtuale, dal mondo del lavoro a quello della comunicazione, fino alla didattica. L’Università Statale indaga le aspirazioni a un futuro sostenibile, sia sul piano sociale sia su quello ambientale, proponendo inoltre un incontro multidipartimentale dedicato a Saffo e al sogno di una rosa. Questi e molti altri ancora sono gli spunti emersi dal palinsesto BookCity Università, che lavora tutto l’anno per coinvolgere gli studenti e realizzare iniziative anche al di fuori del palinsesto novembrino. 

Moltissime anche le realtà che partecipano a BookCity per il Sociale, che coinvolge le carceri di San Vittore, di Opera, Bollate, Minorile Beccaria e ICAM, l’ospedale di Niguarda, il Gruppo San Donato e il San Carlo Borromeo, Casa Jannacci, Fondazione Casa della Carità, Centro Ronda, Fondazione Culturale San Fedele, Fondazione Amici del Trivulzio, Martinitt e Stelline Onlus, con diversi incontri sul tema dell’anno, spettacoli teatrali e musicali, presentazioni e dialoghi, raggiungendo anche gli spazi dell’associazionismo sul territorio, come le Case delle Associazioni e del Volontariato, le Biblioteche di Condominio e gli spazi WeMi. 

I dati di BCM23 

Come da tradizione, BCM si rivolge al pubblico con un palinsesto ricco e variegato, che coinvolge l’intera filiera del libro, dagli scrittori ai fumettisti, editori grandi e piccoli ma anche saggisti e illustratori, blogger e librai, traduttori e bibliotecari, senza dimenticare studenti, insegnanti, lettori forti e occasionali. Sono 3.100 gli autori e le autrici ospiti della manifestazione, con più di 1.500 eventi e oltre 500 editori coinvolti; saranno oltre 390 i volontari nelle 300 sedi diffuse su tutto il territorio cittadino, tra cui 43 librerie e 27 biblioteche. BCM23 ospita inoltre 190 progetti dedicati alle classi di Milano e della Città Metropolitana all’interno di BookCity per le Scuole, 13 tra università e accademie milanesi nel palinsesto di BookCity Università, senza dimenticare i progetti di BookCity per il Sociale, che raggiunge carceri, ospedali, luoghi della carità e biblioteche di condominio.

Il programma, in costante aggiornamento, ed eventuali indicazioni per accedere agli appuntamenti, sono disponibili sul sito della manifestazione all’indirizzo www.bookcitymilano.it.

L’Associazione BOOKCITY MILANO è presieduta da Piergaetano Marchetti e diretta da un Comitato d’indirizzo di cui fanno parte Carlo Feltrinelli, Luca Formenton, Piergaetano Marchetti e Stefano Mauri. La coordinazione dell’edizione 2023 è stata affidata a Luca Formenton, Presidente della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, con il supporto di Fondazione Corriere della Sera, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e Fondazione Umberto e Elisabetta Mauri. Ai lavori dell’Associazione partecipa, in rappresentanza del Comune di Milano, l’Assessore alla Cultura Tommaso Sacchi e, per l’Associazione Italiana Editori, il suo Presidente Ignazio Cipolletta. 

#BCM23www.bookcitymilano.itFB: BookCity Milano | IG: @bookcitymilano | X: @BOOKCITYMILANO | TikTok: @bookcitymilano 

Una diversa prospettiva su Darwin e l’evoluzione: il parere di due scienziati

Il 12 febbraio si festeggia il giorno dedicato all’autore dell’Origine delle specie. Due ricercatori ripercorrono con uno sguardo nuovo il concetto (e processo) di “selezione naturale”, nonché le teorie darwiniste

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Il meccanismo della “selezione naturale”, descritto da Charles Darwin nell’Origine delle specie del 1859, è forse il più frainteso tra le idee solidamente radicate nella scienza. Anche da parte di scienziati o medici si ascoltano frasi del tipo “La selezione naturale agisce… al fine di… perché cerca di… per la sopravvivenza della specie…”, ovvero, “la selezione naturale è l’unico motore del cambiamento evolutivo… progetta e costruisce sistemi biologici perfettamente adattati all’ambiente”, etc. Si potrebbe continuare. Queste affermazioni sono prive di senso e consolidano, spesso dall’alto di una cattedra, fraintendimenti di senso comune che ostacolano la comprensione dei processi evolutivi.

Darwin è diventato negli ultimi cinquant’anni circa, in alcuni contesti, una sorta di icona laica. Refrattario a partecipare a controversie culturali o politiche delle quali non era competente, si aspettava che la sua articolata teoria, apparentemente semplice, fosse sempre meglio compresa e che diventasse oggetto di sviluppi e usi scientifici, anche in ambiti non strettamente zoologici, ma comunque in modi pertinenti e non pseudoscientifici come il darwinismo sociale. Aveva sperimentato, anche nelle discussioni con colleghi dai quali aveva imparato molto, quanto fosse faticoso per persone pur molto intelligenti capire i suoi argomenti.

Il Darwin Day, che si festeggia il 12 febbraio, giorno della nascita, serve a somministrare, dove circolano infettivi pregiudizi contro le spiegazioni evoluzionistiche del divenire della vita e dell’uomo, alcune dosi di razionalità come richiamo. Noi vogliamo però rivolgere l’attenzione ad aspetti meno dibattuti, perché pensiamo che le persone, soprattutto i giovani, non debbano “credere” all’evoluzione, o che siamo animali che discendono da antenati diversamente evoluti, perché lo dicono gli scienziati, ma “capire” l’evoluzione, acquisendo una comprensione critica del modo in cui funzionano i processi biologici e in particolare il meccanismo della selezione naturale. Discuteremo il significato della teoria della selezione naturale e diremo qualcosa sul dibattito in corso da un paio di decenni tra i biologi evoluzionistici sulla necessità o meno di fare un tagliando al modello tradizionale dell’evoluzione biologica. Parleremo poi della produttività scientifica dell’idea darwiniana della selezione naturale, al di là dell’evoluzione biologica, ricordando che il principio darwiniano della selezione ha trovato casa nell’immunologia, nella neurobiologia, nell’oncologia e nell’intelligenza artificiale. Infine, diremo qualcosa sulle cause dei fraintendimenti del concetto di selezione naturale.

Il concetto dell’evoluzione

Proviamo a circoscrivere l’ambito della discussione raccontando uno scenario evolutivo più o meno semplificato o schematizzato. Immaginiamo una popolazione di sistemi fisici individuali in grado di replicarsi, cioè di costruire copie di sé stessi, i quali siano caratterizzati da differenze più o meno grandi tra loro, e immaginiamo di voler studiare questa popolazione nel suo insieme, al procedere del tempo. Se le percentuali con cui i diversi replicatori nella popolazione cambiano via via che passa il tempo, diremo che la popolazione evolve, ovvero che cambiano nel tempo la forma o le forme degli individui prevalentemente rappresentati in quella popolazione.

È facile capire come l’evoluzione di una popolazione di replicatori, definita nei termini che abbiamo indicato, dipenda dal numero di individui riproduttori che un individuo di quella forma è in grado di produrre, copiando sé stesso. In tutti i casi, cioè, a determinare la composizione di una popolazione nella generazione successiva sarà NON il numero di copie generate da ciascun replicatore, ma il numero di copie di quel replicatore che si trova nel sottoinsieme dei riproduttori della generazione successiva. Un replicatore potrebbe anche lasciare moltissime copie di sé stesso, ma tutte sterili o di vita troppo breve per arrivare a loro volta a replicarsi; sebbene temporaneamente quel replicatore sarà molto rappresentato nella popolazione di una generazione successiva, in quella ancora successiva il suo tipo sparirà.

L’evoluzione della popolazione, quindi, è l’evoluzione del sottoinsieme di riproduttori di quella popolazione, ovvero il cambiamento nella percentuale di forme diverse che compongono quel sottoinsieme. Possiamo chiamare la variazione di questa percentuale, mediata su più generazioni per correggere eventuali fluttuazioni casuali, il tasso di successo di un certo tipo di replicatore. Ora, perché mai alcuni replicatori dovrebbero avere maggior successo di altri, cosicché la popolazione studiata evolva arricchendosi nel tempo di quel particolare tipo di individui, invece di altri? Cosa influenza cioè il successo dei replicatori? Vi sono due principali risposte.

Innanzitutto, come è ovvio, la capacità di un replicatore di creare un numero elevato di copie di sé stesso, in grado pure esse di replicarsi, è superiormente limitata dal numero di operazioni di copia che un replicatore riesce a fare di sé stesso (nel corso della vita cioè prima che l’entropia abbia la meglio), cioè dal numero di discendenti che riesce a generare. In secondo luogo, dato un certo numero di discendenti generati, conta quanti di questi arriveranno a loro volta in età riproduttiva.

Se la popolazione che stiamo studiando è rappresentata solo da replicatori diversi fra loro che creano copie di sé stessi, la sua evoluzione comporterà via via l’arricchimento percentuale di quei tipi che hanno il massimo tasso di successo, dopo di che l’evoluzione cesserà, nel senso che la popolazione resterà stabile nella sua composizione. Tuttavia, come osservò Darwin, i replicatori biologici hanno due caratteristiche fondamentali, che favoriscono un’incessante evoluzione delle loro popolazioni: innanzitutto, non generano copie identiche di sé stessi, e in secondo luogo si replicano in un ambiente che ha profondi effetti sul tasso di successo di ciascuna forma nell’ambito della popolazione – includendo come ambiente anche gli altri replicatori che interagiscono con un tipo dato.

A ogni generazione, vi è quindi la possibilità che emerga una nuova forma di maggior successo degli altri (specifichiamolo ancora, successo qui inteso come capacità di essere rappresentato nella successiva generazione di riproduttori, non più alto, più forte, più sano, etc.), e contemporaneamente l’ambiente pone vincoli variabili nel tempo, in modo che aumenti o diminuisca il tasso di successo di questo o quel tipo di replicatori rispetto agli altri nella stessa popolazione.

In sostanza, a ogni generazione vi è una fonte di nuova variabilità nei tipi presenti in una popolazione di replicatori, e a ogni generazione si presentano ostacoli ambientali che possono essere identici o diversi da quelli delle generazioni precedenti, e che possono pure variare durante il tempo di vita di una singola generazione. In mancanza di altri vincoli ambientali, la pura competizione (non una lotta fisica!) fra gli individui della stessa popolazione o anche di altre per ottenere le medesime risorse che consentono la replicazione e il successo riproduttivo dei propri discendenti costituisce già un vaglio selettivo che crea condizioni favorevoli per certi individui e sfavorevoli per altri.

Darwin chiamò il processo che favorisce certi tipi in una popolazione, per effetto del vaglio ambientale, “selezione naturale”, in analogia al processo con cui allevatori e agricoltori selezionano certi individui con certe caratteristiche che giudicano favorevoli (selezione artificiale). Ma l’analogia, come tutte le analogie, può essere fuorviante se è estesa al di là del suo significato iniziale, che riguarda il processo e i suoi effetti, e non l’esistenza di un agente che lo mette in atto (non importa se umano, divino o di altro tipo). Infatti Darwin solo inizialmente usò l’analogia dell’”Essere infinitamente saggio”, per optare invece su paragoni scientifici tra la selezione naturale e affinità elettive o gravità, probabilmente perché aveva identificato le trappole insite nell’antropomorfizzazione.

La selezione darwiniana è l’unico modo di spiegare senza ricorrere ad agenti esterni come l’evoluzione delle popolazioni di organismi viventi possa procedere in maniera incrementale, costruendo fenotipi sempre più specializzati nell’esercitare certe funzioni in determinati ambienti: se un vincolo ambientale dura abbastanza a lungo nel tempo, così che molte generazioni possano esservi esposte, le variazioni che a ogni generazione accrescono casualmente il tasso di successo tramite la modifica di una certa struttura fisica, purché esista un modo di trasmettere quelle variazioni alla successiva generazione, finiscono per accrescere la rappresentazione di quella struttura fisica nella popolazione di replicatori che si sta studiando.

Al contempo, variazioni ambientali che rendono svantaggiose le caratteristiche di tipi precedentemente affermatisi in condizioni diverse, portano alla loro sostituzione con altre forme. Si è spesso pensato a questo processo come a una lotta per la sopravvivenza degli individui, ma in realtà esso consiste nel semplice variare delle probabilità di rappresentazione di un certo carattere nella futura generazione di riproduttori; chi perisce prima del tempo certamente non vi sarà rappresentato, ma non è detto che lo sia nemmeno chi sopravvive più a lungo e vive meglio dal punto di vista individuale, se non vi è un meccanismo che traduca tali caratteristiche in una maggiore rappresentazione del proprio tipo fisico nelle popolazioni future.

La lotta tra gli organismi è quindi sì per sopravvivere, ma vincere questa lotta non implica affatto che le generazioni future saranno più ricche di nostri discendenti, se altri replicatori meno fortunati dal punto di vista individuale vivono peggio e periscono prima, ma dopo aver generato una maggior prole. L’evoluzione di una popolazione o una specie non è guidata da chi è più adatto all’ambiente, più forte o più intelligente, ma da chi è più adatto o più fortunato nel generare copie fertili di sé stesso in quell’ambiente; e di fatti, come si accorse e spiegò magistralmente già Darwin, meccanismi quali quello della selezione sessuale spingono allo sviluppo persino di caratteri dannosi per il singolo individuo, perché, come accade per la coda del pavone, possono impacciare il movimento e peggiorare le probabilità di sopravvivenza di un maschio, ma migliorarne la rappresentazione in termini di suoi discendenti nella successiva generazione di riproduttori: le code sono diventate per selezione naturale dei segnalatori per le femmine dello stato di salute dei maschi, introducendo un ulteriore livello a cui può aver luogo il gioco probabilistico di investire le risorse riproduttive in modo più vantaggioso.

Parallelamente al fenomeno di evoluzione incrementale spiegato da Darwin, le popolazioni evolvono anche attraverso meccanismi stocastici, in conseguenza per esempio di deriva genetica, effetto fondatore o complessi scambi di materiale genetico con popolazioni diversissime di ogni regno vivente, per non parlare degli effetti di subitanee catastrofi di ogni genere; ma mentre questi fenomeni, la cui individuazione e descrizione continua ancora oggi, esauriscono la loro azione in tempi piuttosto brevi e nell’ambito di una o poche generazioni, il meccanismo illustrato da Darwin è l’unico in grado di spiegare quelle che altrimenti parrebbero teleologiche tendenze innate o divine sul lungo periodo. Darwin non ha scoperto l’evoluzione, fenomeno di cui tutti gli osservatori anche antichi erano ben consci; ha descritto sulla base di un’ampia documentazione naturalistica la ragione per cui è possibile disporre gli organismi viventi in una serie che, partendo da quelli più antichi e seguendone la discendenza per intervalli di tempo piuttosto lunghi se misurati rispetto al tempo di esistenza di una generazione, rivela una continua e graduale trasformazione. Di tanto in tanto possono esservi e vi sono salti bruschi e accelerazioni, così come la comparsa di incroci tra esseri anche diversissimi, ma a posteriori resta l’apparenza in questi intervalli di tempo anche lunghissimi di una sequenza fluida, in cui è possibile identificare l’antecedente di ogni elemento e il suo successore, che lo si faccia utilizzando caratteri fenotipici o genetici. Non abbiamo bisogno di nessuna altra spiegazione che trascenda la natura fisica, perché basta la semplice euristica darwiniana per capire come, in presenza di certe proprietà universali dei replicatori biologici e dell’ambiente, sia proprio quello che ci si aspetta di osservare.

Il dibattito tra i biologi evoluzionisti sullo stato di salute della teoria dell’evoluzione

La biologia evoluzionistica non è fondata su dogmi o credenze, come una religione o pseudoscienza, che rimangono e devono rimanere, per funzionare, sempre uguali. Le vere scienze cambiano, migliorano, si aggiornano, etc. Così, negli ultimi venti anni circa una corrente, per così dire, di biologi evoluzionisti di una nuova generazione, ha sostenuto che la teoria tradizionale che viene raccontata nei manuali di biologia evoluzionistica, e usata nella ricerca, conosciuta come “sintesi moderna” (sm), andrebbe aggiornata e integrata per costruire una “sintesi estesa” (se). Si sostiene che gli avanzamenti scientifici a tutti i livelli della ricerca biologica, dalle macromolecole agli ecosistemi alla cultura, rendano obsoleta l’idea che solo la selezione naturale, agendo attraverso il cambiamento delle frequenze di geni responsabili, via mutazioni casuali, delle variazioni fenotipiche, possa spiegare gli adattamenti.

Sarebbe il momento, dicono gli innovatori, di rendere la teoria dell’evoluzione pluralista, riconoscendo, per esempio, che le configurazioni precedenti delle strutture genomiche e di altri tratti dell’organismo svolgono un ruolo nel generare variazioni evolutive, che la selezione non agisce solo sul fenotipo individuale determinando il cambiamento della frequenza dei geni, ma a diversi livelli dalle molecole alle cellule alle idee culturali (selezione multilivello), che esistono forme di ereditarietà non solo genetica (ma anche epigenetica e culturale), che i processi di sviluppo, e la plasticità che li caratterizza, incanalano i percorsi evolutivi e generano direttamente novità fenotipiche e che gli organismi modificano gli ambienti a cui appartengono, partecipando attivamente alla costruzione di nicchie. L’obiettivo della se è di portare l’evoluzione oltre l’approccio centrato sui geni studiati dalla genetica delle popolazioni suggerendo approcci più centrati sugli organismi e sull’ecologia. Molti di questi processi sono considerati secondari nella causalità evolutiva da chi lavora con la sm, mentre i sostenitori della se chiedono che siano trattati come cause evolutive di prima classe. Per prevenire le critiche di voler scaricare il darwinismo si dice che i nuovi sviluppi non confutano Darwin, ma semmai usano mappe per l’esplorazione del mondo vivente da lui disegnate 150 anni fa, mostrando la straordinaria fertilità del suo pensiero.

I processi enfatizzati dalla se non sono negati dalla sm, la quale però non assegna loro, effettivamente, particolare rilevanza esplicativa. Nella misura in cui i sostenitori della se dicono che questa offre spiegazioni migliori, in realtà lo fanno partendo dal presupposto che tale superiorità derivi dalla sua struttura pluralista, dalla sua diversa agenda di problemi e da un crescente numero di prove della rilevanza evolutiva di fatti come i bias dello sviluppo, l’ereditarietà inclusiva e la costruzione di nicchie, anche culturali. Diverse analisi di numerosi casi modello mostrano che alcune spiegazioni fornite dalla se sono davvero migliori di quelle prevalenti nella sm. Per esempio, la se spiega meglio l’evoluzione delle prime piante addomesticate dall’uomo. Ma su altre questioni come l’emergere del trattato falcemico in alcuni gruppi di agricoltori in Africa occidentale, la persistenza della lattasi, etc. non si vede cosa abbia da offrire in più. Oltre che essere pluralisti, nella scienza è utile essere laici.

In tutti i casi, la discussione fra i contrapposti fronti non è sull’essenza del modello di evoluzione darwiniana, cioè su quanto abbiamo illustrato in apertura, quanto piuttosto sulla caratterizzazione delle forze che sono in grado di mettere in moto l’evoluzione di una popolazione di replicatori e sui caratteri che sono il substrato in base al quale procede la vagliatura da una generazione all’altra. Chi dunque, da posizioni retrograde spesso di tipo religioso, crede di utilizzare le argomentazioni dei sostenitori della se come contraddizioni della visione darwiniana, fraintende meccanismi e significati su cui si sta svolgendo in realtà il dibattito; ne è un classico esempio l’utilizzo in senso teleologico dei nuovi fatti su cui sta facendo luce l’epigenetica, che sono usati in se per mostrare l’esistenza di un ulteriore supporto fisico e ulteriori meccanismi selettivi di informazione genetica, mentre vengono additati dagli oppositori del darwinismo come la prova di un’inerente fallacia del meccanismo di selezione naturale su varianti casuali di una popolazione. Stendiamo poi un velo pietoso sulle continue affermazioni persino in articoli pubblicati di Nature, ove si afferma che sarebbero stati scoperti meccanismi di ereditarietà lamarckiana, in contrapposizione a quelle darwiniana: sono fesserie per diverse ragioni, ma prima di tutto perché la teoria darwiniana dell’ereditarietà (teoria della pangenesi) era più lamarckiana di Lamarck.

Il successo euristico del darwinismo

Darwin scoprì in che modo le specie o popolazioni di organismi possono far fronte o rispondere a situazioni impreviste. Abbiamo descritto sopra la logica del processo evolutivo. La selezione naturale, come abbiamo detto, non è l’unico meccanismo che produce il cambiamento evolutivo, ma è quello che produce costantemente e in modo non casuale un cambiamento adattativo. Pochi anni dopo la pubblicazione dell’Origine delle specie (1859) alcuni embriologi, citologi, immunologi e neurologi (parliamo non di figure secondarie, ma di Wilhelm Roux, August Weissmann, Ilya Metchnikoff, Paul Ehrlich, Santiago Ramon y Cajal) proposero di utilizzare il modello darwiniano anche per spiegare i fenomeni adattativi che si osservano nello sviluppo embrionale, nella risposta immunitaria e nella neurogenesi dell’anatomia del cervello.

Quelle intuizioni, se così vogliamo chiamarle, sono state riprese sulla scorta di una scienza di base molto più avanzata e oggi il principio darwiniano della selezione nel mondo biologico è usato in altri contesti dove si tratta di rispondere a situazioni inattese, imparando dall’esperienza, senza naturalmente che le memorie acquisite sia trasmesse ereditariamente. Ovvero anche non siamo necessariamente di fronte a replicatori, per cui si parla in alcuni casi non di “replicazione differenziale”, ma di “amplificazione differenziale” (concetto più inclusivo).

Un caso emblematico è l’immunità. I potenziali antigeni naturali sono in numero sterminato e il sistema immunitario non li può conoscere tutti in anticipo. Comincia a costruirsi una memoria nell’infanzia, ma poca cosa rispetto alle continue sfide parassitarie, in particolare virali. La soluzione evolutiva trovata è simile a quella sopra descritta. Viene sintetizzato ed espresso sui linfociti B un repertorio di anticorpi enorme ma finito – viene cioè generata una popolazione immunologicamente molto varia di linfociti B – e quando entra nel corpo un antigene, questo viene intercettato dagli anticorpi agganciati alle cellule che lo riconoscono molecolarmente “meglio”, e così si innesca la replicazione differenziale – ovvero la fase di selezione – di quelle cellule che rispondono, aumentando di numero in circolo e rilasciando proprio gli anticorpi che neutralizzano l’antigene.

Il meccanismo è più complicato e il sistema immunitario è una formidabile macchina darwiniana su diversi piani. Tuttavia, questa è la logica, e quando ci vacciniamo “insegniamo” al sistema immunitario a riconoscere una minaccia che non ha mai incontrato prima, usando il principio darwiniano di selezione in una popolazione caratterizzata da una varietà casuale; in altre parole, non è la singola cellula l’oggetto dell’adattamento che permette la risposta immunitaria, ma uno stimolo ambientale che cambia la rappresentazione percentuale di alcune cellule preadattate, già presenti in una popolazione ampia e variegata.

Anche la memoria e l’apprendimento fondate sul cervello dipendono da meccanismi selettivi; diverse teorie neurobiologiche spiegano in che modo la complessità del cervello dà luogo all’ordine mentale, assumendo che processi di sviluppo neuroanatomico e la formazione delle sinapsi siano guidati da dinamiche darwiniane o selettive durante la maturazione del cervello e nella morfogenesi delle sinapsi che incanalano i percorsi elettrici e gli scambi neurochimici alla base della memoria e dell’apprendimento.

È possibile cioè definire il fenotipo di ciascun neurone in base alla connettività delle sue sinapsi, il quale è oggetto di selezione da parte degli stimoli esterni e interni che continuamente arrivano, stimoli in grado di rinforzare alcune connessioni sinaptiche a svantaggio di altre, portando così alla selezione di popolazione di insiemi connessi di neuroni funzionalmente segregati, integrati in maniera gerarchica con altri insiemi di neuroni in maniera ancora dipendente dalla selezione effettuata dagli stimoli esterni, come prevede ad esempio la teoria del darwinismo neurale del Nobel Gerald Edelman.

Nei due esempi precedenti, sebbene la selezione e l’arricchimento dei fenotipi più adatti seguano una logica darwiniana e producano quindi l’adattamento di una popolazione, il numero di generazione di replicatori coinvolti nel processo è limitato (nel caso del sistema immunitario, ove esiste una maturazione immunologica dopo la prima selezione di linfociti) oppure assente (nel caso del cervello, ove le sinapsi sono sì generate e formate di continuo, ma non attraverso un processo di autoreplica). In altri esempi di estensione dell’idea di Charles Darwin, invece, i sistemi descritti sono più propriamente oggetto di evoluzione nel senso che abbiamo specificato in apertura di questo scritto.

I tumori, per cominciare, sono in realtà una popolazione di cellule geneticamente e fenotipicamente variabili, che agiscono all’interno di un ambiente selettivo, dovendosi misurare sia con la disponibilità limitata di risorse per la loro replicazione (per questi si vascolarizzano), sia con il contrasto esercitato dal sistema immunitario. Dopodicé sono sottoposti alle pressioni selettive di radioterapie e chemioterapie. La logica darwiniana si adatta perfettamente alla descrizione della loro evoluzione temporale, e questa per l’oncologia di base è un’idea acquisita. Il cancro non sarà mai sconfitto come patologia, per la semplice ragione che il suo sorgere è un evento probabilistico e il suo sviluppo è adattativo in senso darwiniano. Di fatto, grazie alla ricerca migliorerà sempre più la cura della malattia, in particolare cercando di disinnescarne le dinamiche evolutive, impedendo l’angiogenesi o agendo sui processi di destabilizzazione attiva del genoma delle cellule tumorali che generano variabilità genetica e metabolica, invece di affidarsi solo ai trattamenti contro bersagli specifici che possono guidarne la progressione verso l’incurabilità.

Il darwinismo è anche alla base dell’intelligenza artificiale più avanzata, dove entra sotto la forma dei cosiddetti algoritmi genetici o evolutivi che usano il principio della selezione per ottimizzare le soluzioni dei problemi che devono trattare enormi quantità di dati. Diverse macchine che implementano procedimenti adattativi basati sul principio di selezione di machine learning e deep learning, si chiamano… “Darwin”. In questo caso, si utilizzano “popolazioni” di codici informatici leggermente diversi fra loro e se ne determina la sopravvivenza in base alla loro efficienza nel risolvere problemi preassegnati; si introducono quindi nuove piccole variazioni (secondo leggi casuali o anche in maniera guidata), ottenendosi una nuova generazione di codici su cui reiterare la procedura. Gli algoritmi genetici trovano decine e decine di applicazioni in campo scientifico, industriale, finanziario, nei videogiochi, etc., proprio in ragione del fatto che il meccanismo di introduzione di varietà e successiva selezione, come Darwin dimostrò, genera risposte adattative, e quindi può essere rivolto alla soluzione efficiente di un gran numero di problemi.

La naturale competizione fra darwinismo ed euristiche prescientifiche

Visto il successo del darwinismo in casi come quelli appena citati, e visto il vivo sviluppo ancora in corso, desumibile per esempio dal dibattito fra sm e se, si potrebbe immaginare che tale tipo di euristica scientifica sia ormai accettata senza ostacoli quando si tratti di spiegare i fenomeni che ricadono sotto il suo dominio. In realtà, anche il darwinismo, come qualunque spiegazione scientifica del mondo, deve competere con altri tipi di euristiche, che non sono fondate sul pensiero razionale, ma che hanno garantito la sopravvivenza e il successo della nostra specie fino a oggi.

Questo perché, a fini evolutivi non è necessario che una rappresentazione del mondo con valore adattativo sia anche vera. Gli adattamenti, anche cognitivi, devono solo dare un vantaggio riproduttivo nel senso specificato in apertura, per pesare ai fini dell’evoluzione di una specie. Per cui non è sorprendente che, come sottoprodotto della selezione di euristiche utili al successo della nostra specie nell’ambiente in cui si è evoluta, abbiamo accumulato o siamo inclini ad accumulare credenze le più false, In taluni casi, tanto queste credenze quanto le euristiche da cui derivano sono dei bias che ostacolano l’apprendimento della scienza, che del resto fino a tre/quattro secoli fa circa non è mai servita per aumentare le chances di sopravvivenza e riproduzione, meno che mai degli scienziati. Nessuna sorpresa scoprire che la teoria della selezione naturale è controintuitiva, cioè aliena a quei procedimenti cognitivi che attuiamo inconsciamente: noi non arriviamo intuitivamente a capire l’eliocentrismo, la teoria galileiana-newtoniana del moto, la teoria cinetica del calore, la relatività ristretta e generale, il principio di indeterminazione, l’entanglement quantistico, etc.

Fra le tante euristiche istintive di cui siamo dotati, qui tratteremo quelle che maggiormente contrastano con la comprensione reale del significato del darwinismo, per aiutare a riconoscere certi tipici difetti di ragionamento che si ritrovano anche nelle dichiarazioni di chi la biologia scientifica dovrebbe conoscerla o di chi ne è un convinto sostenitore, ma non presta dovuta attenzione a evitare istintive ricostruzioni del mondo naturale.

Decenni di ricerche condotte, soprattutto in Nordamerica, con studenti di scuole secondarie e università cercando di identificare gli ostacoli epistemologici che si frapponevano all’insegnamento delle materie biologiche, hanno mostrato che noi veniamo al mondo, ovvero ragioniamo naturalmente in termini teleologici o finalistici, essenzialisti e antropocentrici. I primi due ostacoli sono anche quelli che Darwin dovette combattere, inizialmente anche in sé stesso, e che impediscono di capire intuitivamente la sua teoria.

Il modo di pensare teleologico è pervasivo nel linguaggio, e Spinoza lo chiamava “asilum ignorantiae”. Spiega le strutture, i processi o i fenomeni biologici facendo riferimento al loro presunto scopo, obiettivo, funzione o risultato. Per esempio, accade spesso di ascoltare scienziati e anche biologi dire che “gli adattamenti servono a promuovere la riproduzione e la continuazione di quella particolare specie”, o che “gli animali si mimetizzano per sfuggire ai predatori”. Per persone digiune di biologia “le piante producono ossigeno perché gli animali possano respirare”, o “i geni si accendono al momento giusto perché una cellula si sviluppi nel modo giusto”, oppure ancora che “il cancro (o un parassita) muta per sopravvivere al farmaco”.

Non è una semplificazione linguistica quella che porta a formulare frasi erronee, visto che frasi corrette sono di identica comprensibilità e semplicità linguistica. Il problema è che si cerca la causa di un fenomeno in un ipotetico traguardo utile, mentre invece la giustificazione a posteriori del punto di arrivo va ricercata nel meccanismo selettivo che ha prodotto l’effetto osservabile. Il cancro non muta per resistere a un farmaco: la stragrande parte delle mutazioni in cui incorrono le cellule cancerose sono svantaggiose o ininfluenti, e comportano la morte cellulare.

Semplicemente, a causa della particolare instabilità genomica, un cancro muta, e così la probabilità che per puro caso in una popolazione sia presente qualche cellula resistente ad una terapia che uccide tutte le altre cellule è più alta rispetto ad un insieme di cellule che mutano poco. Non vi è bisogno di una spinta intrinseca, come nel lamarckismo, o disegno divino, come nelle religioni, per spiegare l’origine del collo delle giraffe o dell’occhio. Basta dare sufficiente tempo a popolazioni di replicatori. Quindi non è necessario, perché il darwinismo funzioni, attribuire uno scopo particolare al processo evolutivo, operazione questa che trasferirebbe semplicemente una volontà dall’individuo o dalla divinità ad una popolazione o alla “natura”.

Tuttavia, credere false cose vere (i nostri errori di tipo II in statistica) è pericoloso, mentre credere vere cose false (errore di tipo I) di norma no. I nostri antenati che credevano che il fruscio nell’erba fosse un pericoloso predatore quando invece era solo il vento, avevano più probabilità di sopravvivere che se avessero creduto che il fruscio nell’erba fosse solo il vento quando invece era un pericoloso predatore. Le pressioni selettive guidate dalla logica di cui sopra hanno probabilmente favorito gli animali più propensi a ritenere che tutti i modelli di spiegazione che prevedano una volontà o un intento come cause iniziali siano reali, cablando nel nostro cervello un finalismo che ritroviamo nel linguaggio persino quando descriviamo il funzionamento di un euristica nata per il rifiuto di tale modo di pensare, ovvero il darwinismo.

Come probabile conseguenza della nostra innata teleologia, si giunge ad un altro tipo di euristica che è di ostacolo alla comprensione del darwinismo, ovvero alla credenza che il finalismo che percepiamo nei fenomeni sia in realtà espressione della presenza di agenti dotati di specifica volontà, non immediatamente visibili, che indirizzano lo sviluppo di un dato processo. Si tratti di anime, spiriti, fantasmi, divinità, demoni, angeli, alieni, progettisti intelligenti, cospiratori governativi che infesterebbero il mondo e lo controllerebbero, ma anche di enti studiati dalla scienza, come il genoma, organi quali il cervello o meccanismi come la selezione naturale. Questa “agenticità” presente nel mondo può essere ridotta all’attribuzione di volontà dai tratti umani alle cause di ogni tipo di fenomeno, naturale o meno, di cui si fa esperienza, quando questo fenomeno presenti speciali caratteristiche quali la sua ricorsività, oppure una sua struttura intricata o altri aspetti insoliti. La nostra innata tendenza a cogliere schemi nella realtà, che siano veri o presunti, ci porta a moltiplicare il numero di volontà cui attribuiamo la loro esistenza, cioè ad agentificare il mondo intero. Siccome poi il nostro cervello non possiede un dispositivo per discriminare automaticamente tra credenze false e vere, restiamo spesso preda di illusioni sulla presenza di schemi veri o falsi che siano, creati da volontà ovviamente inesistenti e modellate sulle emozioni e sugli intendimenti umani.

Agenticità e antopomorfismo sono di norma strettamente intrecciati: infatti finiamo per dipingerci il tipo di intenti e di volontà degli agenti dotati di fini utilizzando il modello che meglio conosciamo – intenti e modi di agire umani – in quanto ominidi con una corteccia sviluppata, una consapevolezza emotiva e una teoria della mente. Quest’ultima capacità, utile nelle relazioni sociali fra i conspecifici, è stata estesa però come “teoria della mente” degli agenti che immaginiamo alla base di fenomeni notevoli che scorgiamo o crediamo di scorgere – arrivando così ad antropomorfizzare la realtà che ci circonda. Nasce probabilmente in questo modo il pensiero antropocentrico, cioè “la tendenza a ragionare su specie o processi biologici sconosciuti per analogia con l’uomo”, stabilendo paragoni con l’uomo o menzionando il suo comportamento, il suo ruolo o il suo intervento in buon accordo con l’attribuzione inappropriata di caratteristiche umane (o animate) a entità non umane (o inanimate) tipiche dell’antropomorfismo. Così, abbiamo derformazioni del darwinismo in cui l’uomo è il culmine di un processo teleologico che ha interessata l’intera natura, per cui non è previsto che possa estinguersi per esempio a causa di un patogeno: la teleologia e l’antropocentrismo producono una visione quasi religiosa dell’evoluzione, in cui la continua selezione che ha agito sugli organismi precedenti ha prodotto miglioramenti continui fino a noi, a partire da stadi meno “perfezionati” perché più precoci.

La separazione fra specie evolutivamente superiori ed altre inferiori, alla base della visione antropocentrica appena illustrata, fa leva su un’altra euristica inconscia, ovvero l’essenzialismo. Il pensiero essenzialista spiega strutture, processi o fenomeni biologici in base all’idea che le proprietà sottostanti causino le caratteristiche esterne e che tali caratteristiche esibite dai membri di qualsiasi categoria biologicamente rilevante – siano esse cellule, specie o tipi di ecosistemi – debbano essere relativamente uniformi, statiche e prevedibili. Il ragionamento essenzialista include un riferimento indiretto a una categoria o a un gruppo biologico che implica l’uniformità rispetto a una proprietà o a un comportamento attraverso un linguaggio generico, del tipo “i gatti mangiano i topi”.

Oppure affermazioni come “la natura si trova in un equilibrio delicato, tale che senza cambiamenti drastici imposti artificialmente le comunità ecologiche rimarranno per lo più stabili”. In entrambi i casi, si fa riferimento a categorie astratte, la prima riguardo il comportamento di certi animali e la seconda riguardo alla costituzione e alle qualità delle comunità ecologiche, ipotizzando che esse non solo esistano, ma traendone l’esistenza dal fatto che sono state stabilmente osservate per un certo periodo di tempo in sistemi reali. Si immagina, cioè, che esista stabilmente “la felinità”, così come si immagina che esista una specie dai confini ben definibili chiamata gatto, e si pensa anche che esista per esempio una “foresta tropicale” intesa come entità ben definita e sostanzialmente identica a sé stessa nel tempo. L’essenzialismo, che è l’abbandono del punto di vista linguistico/operativo sulle nostre categorie astratte in favore della loro assunzione a realtà tangibili, è un modo di pensare fuorviante e pericoloso, se si considera che è alla base non solo dell’antropocentrismo, che necessita di definire e separare ontologicamente la specie umana dal resto del mondo naturale, ma anche per esempio del razzismo o dell’avversione agli ogm. Il pensiero darwiniano ha riconosciuto che la realtà biologica non è fatta di specie, razze o essenze platoniche, ma di individui tutti diversi che interagiscono all’interno di popolazioni e con un ambiente continuamente cangiante; quale che sia l’operazione arbitraria che utilizziamo per definire una popolazione, il processo darwiniano è sempre in atto date le condizioni che abbiamo visto, e dunque è insensato andare alla ricerca di essenze dato che non ne esistono.

Conclusione

Potremmo sintetizzare il nostro argomento con una frase: “la natura è indifferente a ogni aspettativa, finalità o scopo”. Ma cadremmo così in una volta sola in tutte le trappole linguistiche e concettuali contro cui abbiamo tentato di mettere in guardia il lettore. Un enunciato più corretto sarebbe che “i fenomeni naturali non si svolgono né sono spiegabili in funzione di una aspettativa, nostra o di qualunque altro agente”. Il fatto è che il linguaggio, in quanto specchio del nostro modo di pensare, è naturalmente forgiato per utilizzare le euristiche teleologiche, essenzialiste ed antropocentriche, cioè quanto di meglio era disponibile per la nostra sopravvivenza come specie prima dell’emergere del pensiero scientifico moderno; e persino oggi, in talune condizioni, è possibile, anzi è sicuro che tali euristiche abbiano un superiore valore di sopravvivenza per l’individuo e procurino migliori chance riproduttive rispetto al più accurato metodo con cui la scienza e la filosofia costruiscono i propri enunciati. Ci sono peraltro ampie prove del fatto che molte euristiche, basate sul cosiddetto pensiero veloce o intuitivo, portano a decisioni e risultati quasi coincidenti con quelli ottenuti usando il pensiero lento e l’intelligenza analitica.

Nel caso in cui, ai fini della determinazione del nostro agire, un enunciato costruito seguendo euristiche erronee come quello che abbiamo appena formulato non è differente da quello costruito secondo criteri più corretti, la cosa può essere, se correttamente intesa come una convenzione linguistica, addirittura più comoda per ragioni che hanno a che vedere con la compressibilità della comunicazione. Per questo anche gli scienziati continuamente possono cadere nel tipo di errori che abbiamo illustrato.

Se però il cuore di una discussione e il suo oggetto specifico ruotano attorno e dipendono da un meccanismo che ha contraddetto per sempre proprio l’utilizzo di quelle euristiche per spiegare certi fatti del mondo naturale, ovvero il meccanismo dell’evoluzione darwiniana, allora è necessario ripulire ogni singola frase usata, per evitare deduzioni ed usi impropri delle nostre parole. Operando in questo modo, cioè parlando da scienziati, quando si vuol utilizzare la scienza in un discorso, e ignorando quegli scienziati che più o meno consapevolmente manipolano l’opinione degli altri aggrappandosi al pensiero prescientifico, è per il resto possibile anche contemplare vette sublimi che sono raggiungibili utilizzando ad altri fini tutte le euristiche distrutte da Darwin. Come dimostra il grande recanatese, che alla Natura faceva dire queste parole:

“Immaginavi tu forse che il mondo fosse fatto per causa vostra? Ora sappi che nelle fatture, negli ordini e nelle operazioni mie, trattone pochissime, sempre ebbi e ho l’intenzione a tutt’altro che alla felicità degli uomini o all’infelicità. Quando io vi offendo in qualunque modo e con qual si sia mezzo, io non me n’avveggo, se non rarissime volte: come, ordinariamente, se io vi diletto o vi benefico, io non lo so; e non ho fatto, come credete voi, quelle tali cose, o non fo quelle tali azioni, per dilettarvi o giovarvi. E finalmente, se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei.”

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