L’Asia è il continente più colpito dai disastri ambientali nel 2023: oltre 2000 i morti

Crisi climatica, ondate di calore estremo, inondazioni. L’Asia è sempre più vulnerabile. Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite è stata la “regione più colpita al mondo” dai disastri climatici, meteorologici e idrici nel 2023. Lo rende noto, nel suo rapporto annuale, l’agenzia sottilneando che le inondazioni e le tempeste sono state la causa principale di perdite economiche e di vite umane. Lo scorso anno sono stati registrati 79 disastri legati ad eventi idrogeologici e oltre l’80% erano legati a inondazioni e tempeste che hanno causato più di 2 mila morti.

Crisi climatica Copernicus: nel 2024 il pianeta ha vissuto il gennaio più caldo mai registrato di redazione Green&Blue 08 Febbraio 2024

“I cambiamenti climatici hanno esacerbato la frequenza e la gravità di questi eventi, con un impatto

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Clima, Europa già sopra i 2 °C in più (e si vede)

Se volete sapere come sarà la Terra (a proposito: il 22 aprile è l’Earth Day, la Giornata della Terra) con un clima più caldo di 2 gradi (la soglia dalla quale vuol tenerci lontani l’Accordo di Parigi), non dovete usare l’immaginazione. E nemmeno spostarvi da dove siete. Basta ricordare quanto è avvenuto negli ultimi anni a casa nostra. L’Europa, infatti, è l’area del mondo che ha già superato quel limite: negli ultimi cinque anni il Vecchio Continente ha registrato una temperatura media di 2,3 °C in più rispetto all’epoca preindustriale. Quasi il doppio del resto del pianeta, che si è scaldato di 1,3 °C.

I motivi? Due. La vicinanza all’Artico, dove la fusione dei ghiacci ha diminuito l’albedo, cioè la riflessione dei raggi solari aumentando così il calore accumulato nella regione; e la maggior presenza, rispetto ad altri continenti, di terre emerse, che assorbono più radiazione solare. L’Europa, dunque, è, insieme all’Artico (più caldo di 3,3 °C), l’avamposto del riscaldamento globale. E gli effetti, purtroppo, sono tangibili: solo nel 2023 – l’anno più caldo della Storia – gli oltre 60mila eventi estremi che hanno colpito l’Europa hanno causato perdite economiche per 13,4 miliardi di euro. Ed è una stima parziale. Senza contare le vittime: 1,6 milioni di persone colpite da inondazioni, che hanno fatto da contraltare alla siccità che ha colpito l’Europa meridionale. 

Spagna: siccità nella provincia di Guadalajara, nel centro della penisola iberica.
© Shutterstock

ONDATE DI CALORE E INCENDI. Lo scenario emerge dal report “Stato europeo del clima 2023” presentato oggi dagli scienziati del Servizio Copernicus e dell’Organizzazione mondiale della meteorologia. Che lanciano un allarme alle autorità europee: «Alcuni degli eventi che si sono verificati dal 2020 al 2023 hanno colto di sorpresa la comunità scientifica per la loro intensità, velocità di insorgenza, portata e durata», ha dichiarato Carlo Buontempo, direttore del Copernicus Climate Change Service. «Questi eventi non hanno solo messo a dura prova gli ecosistemi naturali, ma pongono anche gravi sfide all’agricoltura, alla gestione delle risorse idriche e alla salute pubblica».

I principali eventi meteo del 2023
© © Copernicus/ECMWF

Il prezzo dello stress termico. L’estate scorsa ha avuto il record di giorni con “stress termico estremo”, equivalente a una temperatura percepita di oltre 46 °C. Un caldo micidiale soprattutto per le persone anziane: ancora non si conoscono le vittime di queste ultime ondate di calore, ma in tempi recenti avevano mietuto una media di circa 60mila morti l’anno in tutto il continente. Senza contare gli incendi, che nel solo 2023 hanno bruciato 5.000 km2, un’area ampia quasi quanto la Liguria: nel conteggio rientra il più grande incendio boschivo mai registrato in Europa, che ha distrutto in Grecia un’area di 960 km2.

INONDAZIONI. Ma che cosa è successo nel 2023? Si sono raggiunti livelli record nelle emissioni di gas serra (CO2 e metano), sottolineano gli scienziati. E gli effetti si sono visti soprattutto nei mari, che assorbono fino al 90% del calore in eccesso causato dalle emissioni: la temperatura della superficie dei mari ha superato le medie storiche, anche di oltre 5 °C. «Tutto ciò ha avuto un impatto devastante sugli ecosistemi oceanici e sulla biodiversità», sottolinea il report. L’invasione di specie tropicali nel Mediterraneo lo dimostra ormai da tempo.

Eventi meteo estremi. Tutto questo calore ha anche innescato migliaia di eventi meteo estremi, censiti dall’European Severe Storms Laboratory. Le precipitazioni sono state del 7% sopra la media, con cicloni devastanti che hanno ingrossato i fiumi: lo scorso maggio, in Emilia-Romagna, hanno esondato 23 corsi d’acqua, con 36mila persone evacuate. Ancora peggio è andata alla Slovenia, dove le piogge torrenziali hanno colpito 1,5 milioni di persone. In Norvegia una centrale idroelettrica è crollata, e si sono registrate inondazioni in Grecia, Bulgaria e Turchia.
E a questo scenario fa da contraltare quanto è avvenuto a sud della Spagna e della Francia e nei Paesi a ovest del Mar Nero, che hanno patito di un clima più secco della media: per lunghi periodi hanno sconfinato nella siccità, con pesanti disagi per la popolazione e per l’agricoltura.

ENERGIA VERDE. In questo allarmante scenario, una buona notizia però c’è, e arriva dal fronte energetico. Il 2023 è stato l’anno in cui le fonti rinnovabili hanno rappresentato la quota più alta (43%) dell’energia prodotta: 7 punti percentuali in più rispetto al 2022. Fra l’altro, la domanda di elettricità si è impennata d’estate in Europa meridionale per alimentare condizionatori e ventilatori durante le ondate di calore. Ma più elettricità significa anche più emissioni: «L’Unione europea sta intraprendendo azioni decisive per raggiungere almeno il 55% di riduzione netta delle emissioni entro il 2030», ha ricordato Elisabeth Hamdouch, vicecapo di Copernicus.
Sul fronte del monitoraggio delle emissioni, intanto, l’Organizzazione mondiale della Meteorologia annuncia la creazione del Global Greenhouse Gas Watch, un Osservatorio mondiale più capillare, che permetterà di identificare con precisione e in tempo reale le fonti più rilevanti di gas serra. Lo raccontiamo sul nuovo numero di Focus in edicola.

Emilia Romagna: operazione di salvataggio dopo l’alluvione del maggio 2023 – (Gabriele Dibiase / CC BY-SA 4.0)
© Wikipedia

PIANI ANTI CALDO. Ma c’è molto lavoro da fare anche sul fronte della prevenzione, soprattutto sui fenomeni meteo estremi: c’è ancora poca consapevolezza sui legami fra salute e cambiamento climatico, ricorda il report di Copernicus.

I governi europei, sollecitano gli scienziati, dovrebbero creare sistemi di allerta in tempo reale per avvisare in tempo la popolazione sull’arrivo delle ondate di calore. E potenziare i sistemi sanitari per garantire l’assistenza agli anziani nei giorni di caldo intenso, prevedendo anche interventi urbanistici (creazione di aree verdi e ombreggiate).
Solo 17 Paesi europei su 27 hanno varato piani d’azione per la prevenzione degli effetti del caldo sulla salute. L’Italia l’ha avviato il piano già dal 2005, e prevede  bollettini sulle ondate di calore in 27 città pubblicati sul portale del ministero della Salute: allertano la popolazione con un anticipo fino a 3 giorni. Il piano prevede anche un potenziamento delle strutture sanitarie (guardia medica, ambulatori territoriali, assistenza a domicilio) da maggio a settembre nei capoluoghi di Regione e nei Comuni con oltre 200.000 abitanti.
Ancora più impegnativi, invece, gli interventi per prevenire le inondazioni: ma non c’è scelta, con i fenomeni meteo estremi l’Europa dovrà fare sempre più i conti negli anni a venire.

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La sete del mondo

Giornata internazionale dell’educazione

Giornata internazionale dell’educazione

UNICEF/nuovo studio: 242 milioni di bambini in 85 Paesi non hanno potuto frequentare la scuola a causa delle crisi climatiche nel 2024.

Piogge torrenziali e inondazioni hanno colpito l’Italia a settembre interrompendo le lezioni per oltre 900.000 studenti.

 Le ondate di calore sono state il rischio climatico principale che ha fatto chiudere le scuole lo scorso anno, con oltre 118 milioni di studenti colpiti nel solo mese di aprile.

 L’anno scorso, nel mondo, il maltempo ha tenuto fuori dalle classi 1 studente su 7.

 L’Asia meridionale è stata la regione più colpita al mondo, con 128 milioni di studenti che hanno dovuto affrontare interruzioni scolastiche legate al clima.

24 gennaio 2025 – Secondo una nuova analisi dell’UNICEF, almeno 242 milioni di studenti in 85 paesi hanno subito interruzioni dell’istruzione a causa di eventi climatici estremi, tra cui ondate di calore, cicloni tropicali, tempeste, inondazioni e siccità nel 2024, aggravando una crisi dell’apprendimento già esistente.

Per la prima volta, lo studio Learning Interrupted: Global Snapshot of Climate-Related School Disruptions in 2024 – pubblicato in occasione della Giornata internazionale dell’educazione – esamina i rischi climatici che hanno provocato la chiusura delle scuole o significanti interruzioni dell’apprendimento e il conseguente impatto sui bambini dalla scuola materna alla secondaria superiore.

Le ondate di calore sono state il rischio climatico principale che ha fatto chiudere le scuole lo scorso anno, con oltre 118 milioni di studenti colpiti nel solo mese di aprile, secondo i dati. InBangladesh e nelle Filippine si sono verificate ampie chiusure di scuole ad aprile, mentre laCambogia ha accorciato la giornata scolastica di due ore. A maggio, le temperature hanno raggiunto i 47 gradi centigradi in alcune zone dell’Asia meridionale, mettendo i bambini a rischio disidratazione e colpi di calore.

L’analisi mostra che quasi il 74% degli studenti colpiti lo scorso anno si trovava in paesi a basso e medio reddito, ma nessuna regione è stata risparmiata. Piogge torrenziali e inondazioni hanno colpito l’Italia a settembre interrompendo le lezioni per oltre 900.000 studenti, e la Spagna a ottobre bloccando le lezioni per 13.000 bambini.

“I bambini sono più vulnerabili agli impatti delle crisi legate alle condizioni meteorologiche, tra cui ondate di calore, tempeste, siccità e inondazioni più forti e più frequenti” ha dichiarato Catherine Russell, Direttrice generale dell’UNICEF. “I corpi dei bambini sono particolarmente vulnerabili. Si riscaldano più velocemente, hanno un tasso di traspirazione minore e si raffreddano più lentamente degli adulti. I bambini non riescono a concentrarsi in aule che non offrono tregua dal caldo torrido e non possono raggiungere la scuola se la strada è allagata o se le scuole sono state spazzate via. L’anno scorso, il maltempo ha tenuto fuori dalle classi uno studente su sette, minacciando la loro salute e la loro sicurezza e incidendo sulla loro formazione a lungo termine”.

Alcuni paesi hanno registrato molteplici rischi climatici. Ad esempio, in Afghanistan, gravi inondazioni hanno danneggiato o distrutto oltre 110 scuole, interrompendo l’istruzione per migliaia di studenti nel mese di maggio.

Nel frattempo, le perturbazioni climatiche più frequenti si sono verificate a settembre, all’inizio dell’anno scolastico in molte parti del mondo. Almeno 16 Paesi hanno sospeso le lezioni in questo importante momento accademico a causa di eventi meteorologici estremi, come il tifone Yagi che ha colpito 16 milioni di bambini in Asia orientale e nel Pacifico.

Secondo l’analisi, l’Asia meridionale è stata la regione più colpita al mondo, con 128 milioni di studenti che hanno dovuto affrontare interruzioni scolastiche legate al clima, mentre in Asia orientale sono 50 milioni gli studenti colpiti.  El Niño ha continuato ad avere un impatto devastante sull’Africa, con frequenti piogge abbondanti e inondazioni in Africa orientale e grave siccità in alcune parti dell’Africa meridionale

L’aumento delle temperature, le tempeste, le inondazioni e altri rischi climatici possono danneggiare le infrastrutture e le forniture scolastiche, ostacolare il tragitto verso la scuola, creare condizioni di apprendimento non sicure e influire sulla concentrazione, sulla memoria e sulla salute fisica e mentale degli studenti.

In contesti fragili, la chiusura prolungata delle scuole rende meno probabile il ritorno in classe degli studenti e li espone a un rischio maggiore di matrimonio infantile e lavoro minorile. I dati dimostrano che le ragazze sono spesso colpite in modo sproporzionato, con maggiori rischi di abbandono scolastico e di violenza di genere durante e dopo i disastri.

A livello globale, i sistemi educativi stanno già deludendo milioni di bambini: la mancanza di insegnanti qualificati, le classi sovraffollate e le diffuse differenze nella qualità e nell’accesso all’istruzione, ad esempio, hanno da tempo creato una crisi dell’apprendimento che i rischi climatici stanno ora esacerbando.   

Il rapporto rileva anche che le scuole e i sistemi educativi sono in gran parte mal equipaggiati per proteggere gli studenti da questi impatti e gli investimenti finanziari incentrati sul clima nel settore dell’istruzione rimangono sorprendentemente bassi. 

L’UNICEF collabora con i Governi e i partner per sostenere la modifica e la costruzione di aule resistenti al clima per proteggere i bambini dalle intemperie. In Mozambico, ad esempio, i bambini sono ripetutamente colpiti dai cicloni: solo negli ultimi due mesi il paese è stato colpito dal ciclone Chido e dal ciclone Dikeledi, che hanno colpito 150.000 studenti. In risposta a questi eventi meteorologici estremi l’UNICEF ha sostenuto la costruzione di oltre 1.150 aule resistenti al clima in quasi 230 scuole nel paese.

A novembre, nel suo rapporto su La Condizione dell’infanzia nel mondo, l’UNICEF ha avvertito che si prevede che le crisi climatiche diventeranno più diffuse tra il 2050 e il 2059, con un numero di bambini esposti a ondate di calore estreme otto volte superiore e tre volte superiore a quelli esposti a inondazioni fluviali estreme rispetto agli anni 2000.

L’UNICEF chiede ai leader mondiali e al settore privato di agire con urgenza per proteggere i bambini dai crescenti impatti climatici:

·       Garantire che i piani nazionali per il clima – compresi i Contributi Determinati a livello nazionale e i Piani Nazionali di Adattamento – rafforzino i servizi sociali essenziali per l’infanzia, come l’istruzione, per renderli più adatti dal punto di vista climatico e resistenti alle catastrofi, e contengano impegni adeguati alla riduzione delle emissioni, al fine di prevenire i peggiori impatti dei cambiamenti climatici.

       Investire in strutture scolastiche resilienti alle catastrofi e intelligenti dal punto di vista climatico per un apprendimento più sicuro.

      Accelerare i finanziamenti per migliorare la resilienza al clima nel settore dell’istruzione, investendo anche in soluzioni collaudate e promettenti.

      Integrare esplicitamente l’educazione al cambiamento climatico e gli impegni di risposta ai bambini in tutti i settori.

“L’istruzione è uno dei servizi più frequentemente interrotti a causa dei rischi climatici, eppure viene spesso trascurata nelle discussioni politiche, nonostante il suo ruolo nella preparazione dei bambini all’adattamento al clima”, ha dichiarato Russell. “Il futuro dei bambini deve essere in primo piano in tutti i piani e le azioni per il clima”. 

FOTO/VIDEO: https://weshare.unicef.org/Package/2AM408CK9ZAU

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