La curiosità fa bene alla biodiversità
C’è un vecchio proverbio che sostiene che la curiosità sia un fattore di rischio per i gatti, che poi significa “restatene nel tuo e vedrai che non ti succede niente di male”. In realtà, in natura, la curiosità è un elemento fondamentale per l’evoluzione, e fa bene anche alla biodiversità: lo sostiene uno studio pubblicato su Science che ha analizzato i comportamenti esplorativi di un gruppo di pesci africani (già noti per la loro enorme varietà nonostante vivano in un singolo lago, e per questo molto studiati), scoprendo che la loro voglia di curiosare in giro per il loro habitat è un fattore decisivo nella loro evoluzione e diversificazione.
Chi sono i ciclidi del lago Tanganica. I pesci in questione sono i ciclidi del lago Tanganica, il secondo più grande del mondo, che si trova a cavallo tra Tanzania, Repubblica Democratica del Congo, Burundi e Zambia. I suoi ciclidi, che appartengono alla famiglia Cichlidae, sono numerosi ma soprattutto molto diversificati: ce ne sono almeno 250 specie, più un numero imprecisato ancora da scoprire e descrivere, e hanno un’enorme varietà di forme, colori, dimensioni e comportamenti.
Per scoprire quanto siano curiosi, e come la loro voglia di esplorare influenzi la loro biologia, il team dell’Università di Basilea che ha condotto lo studio ha catturato circa 200 esemplari di ciclidi appartenenti a 57 specie diverse, e li ha osservati mentre andavano alla scoperta di grossi stagni creati apposta per l’esperimento. Dopodiché, gli animali sono stati rilasciati nel Tanganica.
La curiosità fa bene alla diversità. Le osservazioni hanno rivelato grandi differenze nell’approccio a un luogo sconosciuto, legate alla forma corporea dei ciclidi e anche al loro habitat di elezione. Per esempio, i pesci che vivono vicino alla riva e hanno un corpo più tozzo hanno dimostrato più curiosità rispetto a quelli che vivono “al largo”, al centro del lago.
Un’analisi genetica ha anche individuato alcune mutazioni nel genoma che promuovono l’esplorazione – varianti che sono presenti anche in altri vertebrati, umani compresi. Lo studio dimostra che essere curiosi fa bene alla biodiversità, perché spinge alcune specie a esplorare nicchie ecologiche che altrimenti sarebbero rimaste vacanti; e anche che il comportamento è una delle forze principali che spingono l’evoluzione.
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