Pesticidi: l’uomo rischia di estinguere se stesso

La campagna del Wwf #IlPandaSiamoNoi punta il dito sulle conseguenze dell’impatto umano sulla nostra stessa specie. A cominciare dall’avvelenamento causato dai pesticidi: ogni anno se ne spargono 3,5 milioni di tonnellate sui campi del mondo e solo una piccola percentuale colpisce i veri obiettivi.

Siamo in pericolo. Gli animali si estinguono, le foreste bruciano e anche l’uomo non si sente molto bene. Perché anche l’umanità sconta l’impatto di un modello di produzione non sostenibile. È su questo che vuole fare riflettere la nuova campagna del Wwf “Il panda siamo noi“, accompagnata dal claim “Estinguerci, lo stiamo facendo bene“.

L’obiettivo è invertire la prospettiva, mostrando danni e conseguenze non solo sugli (altri) animali, ma anche su noi umani. Mettendo l’uomo al posto del panda, storico simbolo degli animali in pericolo scelto quando il Wwf fu fondato nel 1961 (lo status del panda gigante nel frattempo è stato riclassificato da “in pericolo” a “vulnerabile”, dunque un po’ meno minacciato: è quindi considerato un esempio di successo delle campagne di tutela).

Uso da dimezzare. Tra gli esempi di impatto su cui la campagna vuole fare riflettere ci sono i pesticidi: una parola che include una miriade di prodotti come erbicidi, fungicidi, insetticidi, acaricidi, fitoregolatori, repellenti… Ogni anno sulla Terra se ne spargono 3,5 milioni di tonnellate, sottolinea il Wwf, eppure si calcola che solo circa il 5% di queste sostanze irrorate sui campi raggiunga in effetti gli organismi che danneggiano le colture.

E il resto? Si disperde nelle acque e nei terreni, colpendo per esempio insetti che non sono il vero bersaglio (come gli impollinatori), pesci, uccelli, piante non infestanti. Ma va ricordato che ogni anno nel mondo ci sono 385 milioni di casi avvelenamento tra agricoltori e lavoratori del settore: un dato che considera solo i casi acuti, non le malattie legate a un’esposizione cronica.

Ovunque. Secondo una relazione recente dell’Agenzia europea dell’ambiente, l’inquinamento da pesticidi è ancora un pericolo per la salute umana e gli ecosistemi. Uno studio condotto tra il 2014 e il 2021 in 5 Paesi europei ha per esempio rilevato tracce di almeno due pesticidi nel corpo dell’84% delle persone esaminate. Nel 2020, uno o più pesticidi sono stati rilevati al di sopra delle rispettive soglie di preoccupazione (quindi con rischio per la salute umana) nel 22% dei siti di monitoraggio nei fiumi e nei laghi in Europa; nel 2019, l’83% dei terreni agricoli esaminati in uno studio conteneva residui di pesticidi.

Regole più stringenti. Le vendite di questi prodotti nei 27 Paesi dell’Ue si sono assestate sulle 350.000 tonnellate all’anno, ma l’obiettivo è la riduzione del 50% dell’uso totale di pesticidi e del 50% di quelli più pericolosi.

Per questo è in discussione nel Parlamento UE un Regolamento che rende vincolanti questi obiettivi. Il Wwf appunto chiede di agire per il loro raggiungimento, con anche misure per vietare l’uso di pesticidi vicino alle case o in aree naturali protette.

Gli altri impatti. Tra le altri pesanti impronte umane da ridurre, la campagna Wwf segnala anche la distruzione delle foreste: ogni anno ne perdiamo 4,7 milioni di ettari, soprattutto in aree come Africa e Sud America, e soprattutto a causa dell’allevamento di bestiame e della produzione di soia. Eppure le foreste, oltre a ospitare una grande fetta della biodiversità planetaria, offrono “servizi” preziosi direttamente all’uomo, dalla produzione di cibo alla regolazione del clima.

E vogliamo parlare della plastica che finisce negli oceani ogni anno (11 milioni di tonnellate, si calcola)? Sappiamo che ingeriamo plastica attraverso la catena alimentare e che possiamo inalare le microplastiche sospese nell’aria, anche se non sono note le conseguenze a lungo termine sulla salute.

Riciclare. Il problema dei rifiuti e della necessità di riciclaggio, infine, dovrebbe ormai essere noto a tutti. Ma forse non pensiamo al fatto che tra quegli scarti ci sono anche vestiti e altri tessuti: ogni anno nell’Ue vengono buttati via circa 5,8 milioni di tonnellate di prodotti tessili, circa 11 kg a persona. E di questi ancora pochissimo viene recuperato (si stima che meno dell’1% dei tessuti sia riciclato): la destinazione di quei prodotti sono dunque l’incenerimento e le discariche, che sono sorte per esempio in Ghana e in Cile.

Serve – e velocemente – un cambio di passo, perché come ha dichiarato Alessandra Prampolini, direttrice generale del WWF Italia, «La Natura non è più solo bellezza che si perde, fragilità da difendere, ma è un elemento indispensabile alla nostra vita. Difendere la natura equivale a difendere il nostro futuro e noi stessi».

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