Specie umana: 14 modi per estinguerci
La stessa capacità di adattamento che ci ha permesso di dominare la Terra e diffonderci in oltre 8 miliardi di unità potrebbe condurci all’estinzione, in una sorta di amaro e ampiamente previsto effetto boomerang. Ma se è quasi scontato che saremo noi stessi a porre fine alla nostra specie, attraverso le conseguenze di qualcosa che abbiamo creato, meno chiaro è come arriveremo all’estinzione. Una ricerca dell’Università di Stoccolma, in Svezia, ha trovato 14 diverse trappole evolutive in cui stiamo cascando, che potrebbero segnare la nostra dipartita come specie.
Troppo audaci. Per gli scienziati una trappola evolutiva è una configurazione ambientale che viene scelta nell’immediato perché sembra vantaggiosa, ma che con il tempo presenta un conto salato e potenzialmente letale. Il rischio, per la nostra specie di ingegneri ecosistemici, capace di trasformare il pianeta in modo profondo e irreversibile, è quello di non riuscire poi ad adattarsi ai cambiamenti che noi stessi abbiamo operato.
«Gli umani sono una specie incredibilmente creativa» dice Peter Søgaard Jørgensen, antropologo dell’ateneo svedese e autore dello studio. «Siamo capaci di innovare e adattarci a molte circostanze, e cooperare su scale sorprendentemente ampie. Ma queste capacità risultano avere conseguenze indesiderate».
14 modi per sparire. Il team ha suddiviso le 14 possibili modalità di estinzione in tre categorie. Cinque fanno parte delle trappole ecologiche cosiddette “globali”: semplificazione (la creazione di sistemi troppo specializzati, come le monocolture agricole), la crescita fine a se stessa, che finisce per ledere il benessere dell’uomo, il sovrasfruttamento o overshoot della Terra (cioè l’uso di risorse che il Pianeta non può rinnovare), divisioni, conflitti internazionali e contagio (per esempio legato a malattie infettive, pandemie). Abbiamo già sfiorato diverse volte il fondo del barile, che ne dite? Ma l’elenco prosegue…
Tecnologia troppo spinta. C’è infatti la seconda categoria, delle “trappole tecnologiche”- infrastrutturali (come i combustibili fossili), l’inquinamento chimico, la tecnologia che pone un rischio esistenziale (come le armi nucleari), l’autonomia tecnologica (le minacce dell’IA) e la disinformazione.
Sempre connessi (e più disconnessi). Le ultime quattro minacce di estinzione sono chiamate dai ricercatori “trappole strutturali” e sono: visione a breve termine, consumo eccessivo, disconnessione dalla biosfera e perdita di capitale sociale locale, perché un mondo sempre più digitale può ledere le interazioni sociali tradizionali.
Più di una crisi. Il problema, sottolineano i ricercatori, è che queste strade verso l’estinzione si rafforzano a vicenda: rischiamo insomma di finire intrappolati in più di una contemporaneamente.
Dodici di esse sono peraltro in una fase avanzata di sviluppo, e solo due (autonomia tecnologica e perdita di capitale sociale locale) devono ancora svilupparsi in minacce vere e proprie.
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500 milioni di anni di estinzione
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