Come fanno le piante a comunicare tra loro?
Viste da fuori ci sembrano immobili e imperturbabili, ma le piante hanno in realtà un ricco repertorio espressivo: si muovono per sfuggire ai predatori, per esempio, e parlano tra di loro – hanno addirittura evoluto una sorta di “urlo collettivo” che scatta in caso di pericolo e serve a mettere in guardia le piante circostanti, come abbiamo scoperto nel 2019. Più in generale, le piante comunicano tra loro, e per farlo utilizzano la chimica: producono sostanze particolari che servono per trasmettere uno specifico messaggio. E se questo lo sappiamo da qualche anno, ancora non avevamo idea di come funzionasse questo scambio di informazioni, in particolare da parte della pianta ricevente. Le risposte arrivano da uno studio pubblicato su Current Biology.
Piante fluorescenti. Il team della Saitama University, in Giappone, ha elaborato un esperimento ingegnoso per cercare di capire come funziona la comunicazione tra piante. Da un lato c’era una pianta sana di arabetta comune (Arabidopsis thaliana), dall’altro alcuni esemplari della stessa erba sui quali erano stati piazzati dei bruchi particolarmente voraci. La prima pianta nascondeva in realtà un superpotere: era modificata geneticamente per illuminarsi di verde (sotto una luce speciale) quando veniva attraversata da un flusso di ioni di calcio – è proprio con questi ioni che comunicano le cellule, nelle piante ma anche negli umani. Le piante malate sono state poi chiuse in un contenitore sigillato, dal quale usciva una pompa che aspirava l’aria del contenitore per “spararla” in faccia alla pianta fluorescente. In questo modo, il team ha potuto studiare la comunicazione cellulare in una pianta esposta ai segnali di allarme prodotti da un’altra pianta.
Odori sospetti. Quello che hanno scoperto è che la pianta sana ha risposto nel giro di pochi secondi allo stimolo chimico, reagendo in particolare a due composti chiamati E-2-HAL e Z-3-HAL. Questi vengono assorbiti dalle cosiddette cellule di guardia, che come suggerisce il nome tengono d’occhio gli stomi, cioè i piccoli pori sulle foglie che servono alla pianta per lo scambio di CO2 e ossigeno con l’atmosfera. In altre parole, gli stomi sono un “naso”, e se sentono l’odore del pericolo reagiscono immediatamente e lo comunicano al resto della pianta: una scoperta confermata dal fatto che l’esperimento è stato riprodotto su un’arabetta con gli stomi chiusi artificialmente, e la cui reazione all’esposizione all’aria satura di composti prodotti dalla sua amica in pericolo è stata quasi impercettibile. Insomma le piante parlano, o meglio si annusano, e quando sentono un odore sospetto si regolano di conseguenza, reagendo con rapidità (meno di un minuto, almeno in laboratorio).
Altro che imperturbabili…
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