Attori e attrici famosi interpretano 12 animali
Abitiamo tutti nella stessa casa, la Terra. È qui che ci siano evoluti, da quando la vita è comparsa, pur prendendo strade diverse. La nostra specie condivide dunque molto con gli altri animali. L’ambiente e l’origine, ma a volte anche le sembianze, i gesti e le espressioni. È questa l’ispirazione per il progetto fotografico voluto dal Wwf Italia, Il panda siamo noi: un lavoro che invita noi umani a riconoscerci negli altri animali, per ricordarci che tutelando loro proteggiamo anche noi stessi, perché condividiamo lo stesso ambiente e lo stesso futuro.
A ogni volto, una specie. Per il progetto, 12 attrici e attori italiani si sono fatti ritrarre rispecchiando le immagini di 12 specie. Alan Cappelli Goetz, Maria Grazia Cucinotta, Sabrina Ferilli, Stefano Fresi, Caterina Guzzanti, Vinicio Marchioni, Caterina Murino, Giorgio Panariello, Lillo Petrolo, Virginia Raffaele, Maya Sansa e Luca Ward così rappresentano leonessa, leopardo, orso e altri animali.
Le opere sono in mostra a Roma dal 13 al 17 marzo (escluso il 16)
Le opere sono esposte nella mostra Il Panda siamo noi: visitabile, con ingresso gratuito, il 13, 14, 15 e 17 marzo, dalle ore 10:00 alle 19:00, nel Complesso Monumentale dell’Acquario Romano, Casa dell’architettura, in Piazza Manfredo Fanti 47 a Roma.
IL GESTO DEL “CUGINO” BONOBO. La sezione centrale è costituita dai 12 dittici composti dai ritratti degli artisti – realizzati da Alessandro Dobici – accostati a quelli degli animali, scattati da Alberto Cambone e Roberto Isotti.
Maria Grazia Cucinotta rispecchia il gesto di un bonobo (Pan paniscus): insieme agli scimpanzé, questi primati sono i nostri parenti viventi più prossimi (secondo le analisi, condividono con noi il 98,7% del Dna). Vivono nel bacino del Congo e sono minacciati da bracconaggio e distruzione delle foreste, in un’area del mondo tormentata da conflitti e afflitta dalla povertà. Mai come in questo caso è evidente come risolvere questi problemi alla base sia essenziale per la popolazione quanto per la natura.
Giorgio Panariello con un allocco di Lapponia.
© Alessandro Dobici, Alberto Cambone e Roberto Isotti – Homo ambiens
Giorgio Panariello (foto sopra) invece “imita” l’allocco di Lapponia (Strix nebulosa): una specie che per ora gode di buona salute ed è diffusa in un ampio areale nel grande Nord, dalla Russia all’America, ma rischia di pagare il prezzo della crisi climatica.
Pulcini a rischio. Le temperature più miti costringono questa e altre specie a spostarsi verso nord e gli incendi più frequenti nella tundra possono mettere a rischio i pulcini, che non sono ancora in grado di volare via dal fuoco.
E Virginia Raffaele (foto sotto) si rispecchia nel camaleonte bifido (Furcifer bifidus): una delle specie endemiche di quell’hot spot di biodiversità che è il Madagascar.
Come per altri camaleonti, la minaccia per questo animale è la distruzione delle foreste per la produzione di legname e per ricavare terre.
Virginia Raffaele con un camaleonte bifido
© Alessandro Dobici, Alberto Cambone e Roberto Isotti – Homo ambiens
Questi rettili, però, sono anche vittime di un mercato senza controllo alimentato dalle richieste di chi, nei Paesi ricchi, compra animali esotici da tenere in casa.
In mostra si possono vedere gli altri nove “ritratti doppi”: come Sabrina Ferilli accanto al sifaka dal diadema (Propithecus diadema), lemure che vive nelle foreste del Madagascar e come i camaleonti di cui abbiamo parlato risente della loro riduzione, oppure Lillo Petrolo che si rispecchia nell’orso bruno (Ursus arctos). Per il pubblico, un invito a riconoscersi nella natura per proteggerla.
La mostra ha anche una seconda sezione, intititolata Vanishing Beauty: la bellezza che scompare, la biodiversità minacciata. Sono qui esposti 32 ritratti di animali tratti dal progetto Homo ambiens di Alberto Cambone e Roberto Isotti. Ancora una volta, si rimanda alla simmetria tra uomo e (altri) animali: la perdita della natura mette a rischio direttamente la sopravvivenza di molte specie, ma sappiamo che l’impoverirsi degli habitat ha conseguenze anche sull’umanità e sulle sue attività.
Tra le specie in mostra, l’iguana marina (Amblyrhynchus cristatus), delle Galapagos: si immerge nelle acque dell’oceano in cerca di alghe ed è tra gli animali che popolano queste isole dell’Ecuador note per custodire specie uniche al mondo.
Con queste immagini il Wwf ci ricorda che dobbiamo ridurre la nostra impronta e tutelare le specie a rischio
L’otocione (Otocyon megalotis) è una volpe di savane e zone aride dell’Africa sub-sahariana. Le sue grandi orecchie sono essenziali per regolare la temperatura; si nutre di insetti (soprattutto termiti), in parte di bacche e semi, e dalla dieta ricava l’acqua necessaria alla sopravvivenza. Infine la tigre (Panthera tigris): pur avendo avuto un recupero negli ultimi anni, dimostrando l’efficacia delle misure di protezione e conservazione, resta a rischio per la perdita del suo habitat (le giungle asiatiche) e delle sue prede, ma anche per il bracconaggio alimentato dalla richiesta di parti del corpo di tigre sul mercato asiatico.
Promemoria. La tigre è una delle specie per cui il Wwf ha specifici progetti di conservazione. Con queste immagini, appunto, l’organizzazione ambientalista ricorda gli obiettivi da perseguire: fermare la perdita di habitat, promuovendo anche forme di utilizzo sostenibile; fermare le estinzioni dovute all’attività umana, tutelando le popolazioni più a rischio; ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e l’impronta ecologica delle attività umane, dalla produzione al consumo.
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