Gli scimpanzé costretti a mangiare il guano
La prossima pandemia potrebbe essere colpa dell’industria del tabacco. Non direttamente, chiaro, ma a causa di una complicata catena di eventi, di quelle che spesso si verificano quando si va a modificare un ecosistema senza pensarci troppo. In questa storia, raccontata in uno studio pubblicato su Communications Biology, c’entrano i pipistrelli, il coronavirus, gli scimpanzé, la cacca e infine una grossa palma, fonte principale di molti nutrienti per gli animali dell’Uganda e ora scomparsa proprio a causa della coltivazione del tabacco. Vediamo di mettere ordine in questa vicenda.
La scomparsa della rafia. Lo studio nasce in seguito a un evento di ormai 7 anni fa, verificatosi nella foresta di Budongo, in Uganda. Qui, un gruppo di scienziati osservò per la prima volta un gruppo di scimpanzé impegnati in un’attività insolita: raccogliere manciate di cacca di pipistrello dall’incavo di un albero morto… e mangiarsele. Incuriositi da questo comportamento mai visto prima, gli scienziati piazzarono delle telecamere nell’area e registrarono i movimenti degli scimpanzé per due anni – scoprendo non solo che l’abitudine di nutrirsi di guano di pipistrello era diffusa tra la popolazione locale, ma che anche altri animali (scimmie e non solo) amavano gustarsi questa prelibatezza. Il motivo di questa nuova abitudine è da ricercarsi nella palma che citavano prima, la rafia, un tempo molto diffusa in Uganda e oggi quasi scomparsa, per colpa delle necessità dell’industria del tabacco.
Perché il guano? Le foglie di rafia vengono infatti usate per creare i lacci con cui le foglie di tabacco vengono legate per venire essiccate: tra il 2006 e il 2012, la richiesta di questo materiale è aumentata al punto da far sparire la palma dalla foresta di Budongo. Palma che, come accennato, contiene diversi nutrienti essenziali: sodio, potassio, magnesio, fosforo… In assenza di rafia, gli scimpanzé e gli altri animali della foresta hanno dovuto cercare una nuova fonte di queste sostanze: il guano di pipistrello, appunto. Il problema è che la cacca contiene un’enorme quantità di virus: una prima analisi dei campioni provenienti da Budongo ne ha identificati 27 mai scoperti prima, tra i quali un nuovo coronavirus che è stato battezzato Buhirugu virus 1. Si è anche scoperto che non infetta gli umani, per fortuna, ma questo non significa che nel guano di pipistrello non si possano nascondere altri virus, potenzialmente pericolosi anche per l’uomo. E tutto per legare delle foglie di tabacco…
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