I capodogli si esprimono con un alfabeto fonetico?
Il sistema di scambio di informazioni usato dai capodogli nelle loro interazioni sociali potrebbe essere più avanzato di quanto si credesse, e avvicinarsi a qualcosa di simile a un alfabeto fonetico. A dirlo è un nuovo studio prodotto da Project CETI (esatto: come il SETI, ma con la C – l’acronimo sta per Cetacean Translation Initiative), una ONG che da ormai sette anni lavora per decifrare il linguaggio dei cetacei con l’aiuto dell’intelligenza artificiale.
Chiacchiere in compagnia. I capodogli comunicano attraverso una serie di suoni a impulsi (detti click), che ricordano il rumore di un martelletto battuto su un pezzo di legno e che producono soprattutto nel corso delle immersioni e durante attività sociali altamente collaborative, come la caccia.
Daniela Rus, Direttrice del Laboratorio di Computer Science e Intelligenza Artificiale the Massachusetts Institute of Technology, ha analizzato insieme ai colleghi quasi 9000 di queste sequenze di suoni, chiamate “code”, registrati tra il 2014 e il 2018 in un progetto di monitoraggio dei capodogli nelle acque attorno alla nazione insulare di Dominica, nei Caraibi orientali.
Variazioni sul tema. Con l’aiuto di algoritmi per la ricognizione di schemi ricorrenti, il team ha osservato che i capodogli usano per comunicare 18 diversi pattern di click (cioè 18 diverse code) e non 21 come si riteneva. Ma che questi codici di base possono essere alterati per dare origine a molti ulteriori livelli di complessità.
Qualche esempio? Ogni tanto una coda… standard si porta dietro, attaccato, un ulteriore click, all’inizio o alla fine: un segnale che gli scienziati pensano possa indicare che ora è il turno del capodoglio in ascolto di parlare.
Altre volte le code vengono “allungate” nel tempo, quindi rallentate, mantendo però lo stesso ritmo, e poi di nuovo portate alla velocità iniziale. Non si sa che cosa significhi, ma è stato notato che quando questo fenomeno avviene, spesso gli altri capodogli presenti producono impulsi sonori con le stesse caratteristiche ritmiche.
Infine, la stessa coda (per esempio: 1+1+3 click) può essere eseguita in unità di tempo diverse, per esempio in quattro quinti di secondo, in un secondo o in 1,25 secondi.
L’abc di una lingua ignota. L’orecchio e il cervello umani non sono in grado di catturare queste sfumature. Dunque ci eravamo probabilmente persi un’intera gamma di repertorio sonoro: gli scienziati sospettano possano esserci diverse centinaia di possibili combinazioni di click, anche se per ora ne hanno classificate 156. Possiamo considerarle una sorta di “alfabeto fonetico” dei capodogli, una serie di unità più semplici che questi cetacei combinano in diverse sequenze, forse per aggiungere complessità alle comunicazioni – un po’ come l’uomo combina diversi suoni per dare origine alle parole.
Dizionario di balenese. È un’ipotesi affascinante che per il momento non è stata validata, ma che se fosse vera, eleverebbe il linguaggio dei capodogli a uno dei più evoluti, se non il più avanzato in assoluto, tra le specie non umane. Altri scienziati sono invece più cauti e pensano che le combinazioni di code siano più simili a una forma di musica, anziché a un linguaggio. Un modo di veicolare sensazioni, ma non codificato.
«I nostri prossimi passi mirano a decifrare il significato di queste comunicazioni ed esplorare le correlazioni a livello sociale tra ciò che viene detto e le azioni del gruppo» conclude Rus.
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