La cinquina dello Strega (in più o meno anteprima) e i “papaveri” che la manovrano

Retroscena (quasi) verosimili del premio letterario. Maurizio Milani dice che non verrà cambiata all’ultimo istante… però dipende dalle telefonate che arrivano ai giurati

Ecco in anteprima la cinquina dei finalisti dello Strega (non penso che verrà cambiata all’ultimo istante… però dipende dalle telefonate che arrivano ai giurati).
Primo titolo, di Aldo Busi, “L’uomo del caseificio accanto” (Marsilio). Bellissimo libro del nostro più bravo scrittore. Stimo tantissimo l’autore anche perché non risulta sponsorizzato da nessun “papavero”. Ho avuto modo di leggerlo, merita la vittoria. Come “Seminario gioventù” e “Galline km 2”, che anni fa meritavano il premio Bancarella.

Secondo, Gherardo Colombo, “Il vizio della memoria” (Feltrinelli), il vincitore morale di questa edizione dello Strega. Bello! Veramente. Vince anche come telefonate di pressione sui giurati (che sono abituati a non dare importanza a tali raccomandazioni). Giustamente hanno caldeggiato la sua vittoria Virginia Raggi più tutto il gruppo 5 stelle del Campidoglio, Beppe Sala più tutto il gruppo 5 stelle di Bruxelles. Vincerà lui sicuro.

Terza candidata Maura Gancitano con “Liberati della brava bambina”, Harper Collins. Bestseller tradotto in trentacinque paesi. E’ il più bel libro di saggistica che ho letto. Penso vincerà lei: perché lo merita; perché hanno telefonato gentilmente De Luca, Beppe Sala (ancora), il direttore del Foglio, io, Severgnini e Lilli Gruber per farla vincere.

Quarto della cinquina: Matteo Bassetti, “Il mondo è dei microbi”, Piemme (la migliore casa editrice). E’ tempo che Piemme con un suo autore vinca uno Strega. Basta i soliti Mondadori, Rizzoli e compagnia di giro. Il libro del prof. Bassetti è bello e scritto bene. Non ancora tradotto ma penso che alla fiera di Francoforte verranno venduti i diritti all’estero. Telefonate che perorano tale vittoria: senatore Antonio Razzi, Dario Franceschini, il governatore Visco, Attilio Fontana, Luigi Di Maio, Gianluigi Paragone. Dovrebbe (per i bookmaker) essere il favorito.

Infine l’ultimo finalista (per me il migliore): Giampiero Mughini, “Il Muggenheim. Quel che resta di una vita”. Romantico e decadente, è bello. Bello e basta. Leggetelo e sarete d’accordo con me. Dovrebbe farcela, anche per l’interessamento di: Nicola Porro, Barbara Palombelli, Myrta Merlino, Veronica Gentili (my love forever), Giuseppe Brindisi, Massimo Giletti, Diego Bianchi, Makkox e Annalena Benini.


  • Maurizio Milani

  • Nato a Milano il 20 maggio 1961. Vero nome: Carlo Barcellesi. Diplomato terza media presso Camera del Lavoro di Milano nel 1985, corso serale a numero chiuso. Dopo il militare lavora come sguattero in un hotel. Nel 1987 arriva ultimo a “Riso in Italy”, concorso importante a Roma per giovani. Fa ricorso e vince. Ha uno sfratto ma non riconosce la sentenza. Collabora con il Foglio dal 1986 grazie al direttore Giuliano Ferrara. E’ fidanzato con Monica.

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