Dalla portabilità dei dati rischi per la tutela della privacy in Europa
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A solo un paio di mesi di distanza dalla pubblicazione del Data Act, la proposta di regolamento della Commissione europea per agevolare lo scambio di dati tra imprese, è arrivata l’opinione congiunta di Edps ed Edpb, rispettivamente il garante europeo della privacy e il comitato dei garanti europei nazionali, a commentare la recente proposta della Commissione.
Il Data Act permetterà alle imprese e ai cittadini di utilizzare, trasferire e monetizzare tutti quei dati, personali e non, che derivano e si creano dall’uso di servizi e dispositivi digitali. Permetterà dunque di chiedere all’azienda X di trasferire ad esempio le preferenze e tutti i dati che il nostro assistente virtuale ha su di noi all’azienda Y per poter usare il suo assistente virtuale.
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Vista la portata di queste novità e il fatto che di solito le cosiddette joint opinion di Edps ed Edpb costituiscono un’eccezione rispetto alla produzione documentale dei due organi, un’analisi di quanto detto dai Garanti sembra quanto meno opportuna.
La maggior preoccupazione dei Garanti è che con le nuove previsioni del Data Act sulla portabilità e la circolazione dei dati, si abbassi la guardia sulle tutele previste dal Gdpr relative ai dati personali.
È infatti evidente che, in molti casi, dati personali e non, per motivi strutturali e tecnologici, sono difficilmente separabili, tanto che in India, dove è in via d’approvazione una normativa sulla protezione dei dati, questa regolerà i dati tout court, senza distinzioni. E sono gli stessi Edps ed Edpb a evidenziare il problema anche da un punto di vista pratico.
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