“Breve atlante dei fari in capo al mondo” è un manuale di solitudini avventurose
Ogni faro una storia. Scritta o no, fa lo stesso. Jules Verne, per esempio, concepì “Il faro in capo al mondo” ispirandosi al Faro di San Juan de Salvamento, torre ottagonale in legno battuta dai Cinquanta Urlanti – gli implacabili venti antartici – situata a tredicimila chilometri da casa sua. E poco importa se, invece, per il suo ultimo testo incompiuto passato alla storia della letteratura col titolo convenzionale de “Il faro”, Edgar Allan Poe non si sia ispirato per nulla al Faro di Grip, isola omonima nel mar di Norvegia. Perché tutti hanno sempre pensato di sì, e tanto basta. (Se poi teniamo conto del fatto che la conformazione dei luoghi e del faro stesso sembrano proprio quelli del racconto, ecco che smentire una bugia romantica parrebbe atto peggiore che averla alimentata).
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