Al Festival del libro della Repubblica del Congo il ricordo di Luca Attanasio
Nell’ambito del Festival del Libro e della Bibbia che ogni anno le edizioni Paulines e Médiaspaul organizzano a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, in prossimità della giornata mondiale del libro, si è svolta sabato 22 aprile 2023 una commemorazione dell’ambasciatore Luca Attanasio, assassinato nell’Est del paese insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo il 22 febbraio 2021.
L’omaggio all’ambasciatore Attanasio, con la presenza di Monsignor Ettore Balestrero, nunzio apostolico nella RDC, del console italiano dottoressa Laura Galli e di altri ospiti che l’hanno conosciuto da vicino ha avuto al centro la presentazione del libro “Luca Attanasio: storia di un ambasciatore di pace” di Fabio Marchese Ragona (Edizioni Piemme). Interessante notare che la foto di copertina del volume ritrae l’ambasciatore in visita al Festival del Libro e della Bibbia nel 2019. La biografia è stata presentata con un messaggio video inviato dall’autore e con alcuni spunti illustrati da don Roberto Ponti, autore della foto e presente a Kinshasa per l’iniziativa delle borse di studio in onore di Papa Francesco che il Gruppo Editoriale San Paolo sta portando avanti in questi mesi. Altri interventi hanno dato testimonianza sulla personalità di Luca Attanasio e sulle sue qualità umane e professionali.
Ha preso infine la parola il Nunzio apostolico mons. Balestrero, che ha sottolineato come nel mondo c’è un’ esigenza di modelli da seguire, di esempi positivi. L’ambasciatore è diventato un testimone che il libro di Fabio Marchese Ragona ci presenta con ricchezza di dettagli. Se la morte di Luca Attanasio – ha concluso il Nunzio – è il risultato della cattiveria, dell’odio e della violenza, la reazione al tragico avvenimento mostra che c’è una sete autentica di bene.
Da notare che pochi giorni fa, lo scorso 6 aprile, sono state condannate all’ergastolo le sei persone accusate dell’omicidio dell’ambasciatore, del carabiniere e dell’autista. La procura militare di Kinshasa aveva chiesto la pena di morte; l’Italia, parte civile, si era detta contraria. La difesa invece aveva proposto l’assoluzione per non aver commesso il fatto o almeno per dubbi sulla responsabilità degli accusati. Sono stati processati per omicidio, associazione a delinquere e detenzione illegale di armi e munizioni da guerra. Avevano inizialmente fatto ammissioni per poi dirsi innocenti e di essere stati spinti alla confessione con la violenza. Il caso è affrontato anche con un’inchiesta e un procedimento penale in corso al Tribunale di Roma.
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