Aveva ragione Nietzsche: niente di ciò che è umano è estraneo a Dio
La conoscenza, la bellezza, la giustizia, l’amicizia, l’amore: tutto rimanda a lui. Ma non riusciremo mai a liberarcene finché useremo la grammatica. La questione che continua a porsi anche nella nostra epoca
Da che mondo è mondo le strade che portano gli uomini a Dio sono sempre state le più diverse; diciamo pure che il “cortile dei gentili” è sempre stato popolato di tanti tipi umani. Senza contare l’abitudine, ci sono uomini che arrivano a Dio passando attraverso la bellezza e l’ordine della natura, altri attraverso la verità della scienza, altri ancora attraverso il bene o il bisogno di giustizia e di amore in un mondo segnato dal male e dall’angoscia. Per queste stesse strade gli uomini hanno anche cercato di allontanarsi da Dio. La vicenda storica dell’Illuminismo, per fare un esempio, esprime certamente anche il tentativo di pensare la verità, la bellezza, il bene, la giustizia e tutto il resto “come se Dio non ci fosse”. Ma forse soltanto le grandi tragedie del XX secolo, le guerre e i totalitarismi, soltanto le odierne sfide della bioetica, della biopolitica, dei big data e dell’intelligenza artificiale ci fanno toccare con mano il pericolo insito nel cosiddetto “ateismo moderno” e nelle sue varianti postmoderne.
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